Capitolo 9

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Passano interminabili minuti e io continuo a non muovere un muscolo. Stesa su questo letto, continuo a guardare il soffitto con sguardo vuoto, ripensando alla conversazione avvenuta poche ore prima.

I miei occhi sono leggermente arrossati e ancora lucidi, dato che non riesco ancora a realizzare che mio padre sia stato in grado di fare ciò che ha fatto.
Ha incontrato una donna e ha deciso di gettare al vento anni di un matrimonio così bello e genuino. La cosa che mi distrugge e che questa relazione andava avanti da due mesi e nessuno di noi ha sospettato niente... e ora lui ha deciso di abbandonare tutto e ricominciare da capo con quella donna. Non ha nemmeno pensato di lasciare qualche parola ai suoi figli o delle spiegazioni a sua moglie.

Ha letteralmente distrutto mia madre, e anche nel peggiore dei modi.

Non so più se voglio rivedere quell'uomo. Non mi sento neanche più di chiamarlo padre.

Dopo aver passato altri minuti a piangere inizio a sentirmi completamente sola, ferita, delusa. Cosa si dovrebbe fare in queste situazioni?
Non ero pronta ad affrontare una cosa del genere, e speravo anche di non doverci mai andare incontro.

Ho bisogno di lui adesso. Ho bisogno delle sue parole di conforto, che mi guardi negli occhi con quei smeraldi e mi dica che mi ami, che andrà tutto bene.

Prendo un sospiro profondo poi inizio a contare fino a dieci, ma non riesco neanche ad arrivare a tre. Da quando la mia vita a iniziato a crollare in questo modo?

Mi metto in piedi, reggendomi a mala pena.

Mi cambio le scarpe col tacco, sostituendole con delle comode scarpe da ginnastica.

Salgo in auto e raggiungo la mia meta. Cerco di concentrarmi su qualsiasi altra cosa, altrimenti finirei per scoppiare di nuovo a piangere. Ancora adesso la mia vista è ancora leggermente appannata da tutte le lacrime versate. Non voglio finire per fare un incidente.

Raggiungo l'alta struttura e mi affretto a recarmi al suo interno. Molti occhi sono puntati su di me, probabilmente per le mie condizioni terribili ma non me ne potrebbe importare di meno.

Al momento la mia priorità è Jorge. Devo trovarlo.

Inizio a muovermi impacciata per la grande stanza. Era da molto che non venivo qui, ora non ricordo nemmeno come si arriva all'ascensore e quale era il piano di Jorge.

Inaspettatamente finisco contro il petto di qualcuno. Accidenti
Sollevo lo sguardo pronta a porgli le mie scuse, ma poi mi trovo davanti il braccio destro di mio marito.

"Martina? Cosa ti è successo, perché piangi?" domanda preoccupato quando poso una mano sul suo braccio per sorreggermi. Mia stanno mancando le forze, mi sento tremendamente stanca.

"Samuel, ti prego... sai dove posso trovare Jorge?"

"Certo, si trova nel piano ristorazione. Ti ci porto subito". Mi fa aggrappare al suo braccio e mi accompagna sotto occhi indiscreti, nel posto appena detto.

Nel lasso di tempo che ci mettiamo ad arrivare al piano ristorazione, non faccio altro che pensare a quanto faccia schifo la mia vita. Se non ci fosse Alexander, probabilmente non so a questo punto dove sarei andata a finire.

Mi sono trovata un ragazzo, di cui mi sono perdutamente innamorata, che mi ha fatta sentire come non mai, ma mi ha anche gettato tanto schifo addosso. E tutte le volte io gli perdonavo tutto.
Prima c'è stanto quel suo abuso, agli inizi della nostra relazione, poi tutte le sofferenze che mi ha fatto penare una volta sposati; mi ha messa incinta e poi abbandonata. Per non parlare di tutti quei suoi attacchi di gelosia e possessività nei miei confronti. A pensarci bene la nostra relazione è tossica, e molto probabilmente sarebbe meglio mettere un punto e dividersi per sempre. Ma io non voglio.
Per quanto la nostra relazione possa sembrare malata ad un occhio esterno, per me è la cosa più giusta che possa esistere.
Mio marito è irresistibile, è come una calamita per me. Ed per questo che nonostante tutte le stronzate, lui è ancora qui per me, come io lo sono per lui.

Poi c'è la mia famiglia. Ma qui è un'altro paio di maniche, perché tutti loro, compresa io, abbiamo contribuito alla distruzione di quella che pensavamo fosse la famiglia perfetta. Stupidi stereotipi che ti impone la società. La realtà è ben diversa.

Entro nella stanza e faccio viaggiare i miei occhi in questa massa di uomini in completi eleganti.
Finalmente vedo il mio Jorge intento in una conversazione con Dan.

Lascio la presa sul braccio di Samuel e senza preoccuparmi di ciò che ha da dirmi, inizio a camminare verso di lui.

Prontamente gli occhi di tutti si posano su di me, non so se il motivo siano i miei occhi lucidi o perché, come l'ultima volta, sono l'unica donna nella stanza. Non mi potrebbe importare di meno.

Quando mi trovo a pochi passi da lui, rimane sorpreso e ancor di più quando mi getto tra le sue braccia, senza pensarci un secondo di più.

Lui dopo qualche istante rafforza la presa e subito un po' del mio dolore inizia ad alleviarsi. "Piccola, cosa è successo?"

Non ricevendo una risposta da parte mia, capisce che in presenza di tutta questa gente non parlerò mai.

Dopo aver liquidato velocemente Dan e aver richiamato i suoi lavoratori di farsi i cazzi loro, testuali parole, mi porta nel suo ufficio.

Una volta seduta sul suo grembo, gli racconto quanto raccontato da mia madre, e lui mi ascolta senza interrompermi. Mi guarda con attenzione e mi passa dolcemente una mano tra i capelli per farmi rilassare.

"Piccola ascoltami. So che adesso tutto questo ti può sembrare inaspettato e ti lascia con l'amaro in bocca, ma credo che dovresti dare a tuo padre un'opportunità per spiegarsi. Non sto cercando di prendere le sue difese, in alcun modo". Mi interrompe in partenza, vedendo che ero già pronta a ribattere. "Ma dovresti ascoltare entrambe le versioni dei fatti, e te lo dico per esperienza. Non vorrei che poi ti pentissi e ne rimanessi ulteriormente ferita".

Sospiro e appoggio il capo nell'incavo del suo collo. "D'accordo Jay, ci penserò"

Lui mi allontana da lui, quanto basta per guardarmi in viso. "Come mi hai appena chiamato?". Sulle sue labbra si dipinge un bellissimo sorriso.

"Ehm... mi è venuto spontaneo. Non farci l'abitudine". Le mie guance prendono un colorito rossastro e mi copro il viso imbarazzata.

Jorge mi riporta stretta a lui. "Accidenti quanto mi eri mancata".

Mi lascia un bacio sui capelli e poi un'altro ancora. "Forza tirati su di morale. Ricordati che domani c'è la festa di compleanno della tua amica".

È vero. Quasi me ne dimenticavo che domani ci sarà il party di Jessica.

"Verrai anche tu, non è vero?"

"Certo che sì, bimba. Non avrai davvero pensato che ti avrei lasciato andare da sola quando ci saranno tutti quei tizi arrapati". Una sua mano si posa sulla parte alta della mia coscia e la tiene lì.

"Bimba? E adesso questo da dove esce fuori?" scoppio a ridere al nuovo nomignolo affibiatomi da mio marito.

"Devi ammettere che suona molto sexy detto da me" sussurra in modo sensuale al mio orecchio.

"Jorge, smettila!" lo rimprovero tirandogli uno schiaffo sul braccio. Ma in realtà sto solo nascondendo il forte uragano di emozioni che sto avendo dentro di me. Ti amo Jorge.

Irresistibile Blanco 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora