Capitolo 16

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"Siamo come pedine di un enorme scacchiera, manovrati da forze che non riusciamo a comprendere"
Anonimo

Bianca
Un bussare alla porta, leggero come il battito delle ali di una farfalla, mi distrasse dai miei pensieri.
In cuor mio sperai che al di la di quella superficie liscia ci fosse il viso di cui mi ero assurdamente innamorata.
Zac..
Un bruciore che oramai conoscevo bene, cominciò a diffondersi nella zona del petto. Mi costrinsi a parlare.
-Avanti- la mia voce era roca, e dovetti schiarirmi piu volte la gola per poterla riavere normale.
La porta si aprì e fecero l'ingresso due figure. Una la riconobbi subito, i suoi occhi grigi mi scrutarono seri. Accanto a lei però c'era un ragazzo. Un ragazzo che mi fece scorrere un brivido lungo la schiena.
I suoi occhi privi di qualsiasi iride si fissarono nei miei, ed ebbi l'impressione di star guardando un pezzo della mia anima.
-Bianca- la voce di Luna mi riportò in quella stanza -Immagino che tu voglia sapere chi sia il ragazzo al mio fianco-
Deglutii forzatamente, mentre gli occhi cominciarono a pizzicare.
Sembrava quasi che il mio corpo reagisse in una maniera che non capivo di fronte a lui.
Come se lo conoscesse.
Mi alzai in maniera lenta e calcolata dal letto, mentre mi avvicinavo a loro.
I miei occhi non lasciarono nemmeno un secondo i suoi, e credetti di aver visto male quando furono attraversati da un lampo di dolore.
-Si- alzai piano il mio braccio, e mi arrotolai una ciocca bianca sul mio dito.
-Ricordi quando ti ho raccontato la nascita della tua razza?- annuii, quasi avendo paura del silenzio che si era via via creato in quella stanza -Lui è Lelahel-
Il respiro rimase incastrato nella mia gola, le mani mi presero a tremare.
-Bianca-
L'angelo parlò, la voce priva di qualsiasi imperfezione. Cosi come lo era il suo pallido viso.
Tutto di lui emanava perfezione.
Rantolai in preda a inesistenti spasmi. La mia mente era peggio di un oceano in tempesta, e lui sembrò capirlo.
Si avvicinò di un misero passo a me, ma fu fermato dal braccio di Luna.
Gli occhi di Lelahel si trasformarono in un azzurro quasi trasparente, come il cielo prima di una nevicata.
-Fagli riprendere fiato- la voce serafica di lei sblocco' la mia mente in subbuglio.
-No!- la voce che uscì fuori dalle mie labbra era affilata peggio di un rasoio -Cosa ci fai tu qui?- lo guardai con una rabbia che non riuscivo a spiegare.
Lui accusò il colpo, ma rimase immobile come una statua, solo le sue labbra chiare si mossero.
-Sono qui per aiutarti con i tuoi poteri-
-Non ne ho bisogno- l'orgoglio parlò per me, ma dentro di me sapevo che lui aveva ragione.
-Invece si- mormorò con voce impercettibile -Se non accetterai il mio aiuto ti distruggerai-
-E a te che interessa?- Ero sempre piu stupita dal tono che avevo adottato.
-A me importa. Non posso permetterti di autodistruggerti- nel suo tono calmo c'era una velata minaccia.
Una minaccia che non capii.
Mi sentii come una rosa.
Una rosa a cui avevano strappato via tutti i petali e che adesso non rimaneva altro che una corolla spenta e delle spine.
Niente di buono in me.
Il destino ancora una volta mi si rivoltava contro.
Uno sporco giocatore ecco cos'era.
Uno sporco giocatore e noi siamo soltanto le sue stupide pedine.
Due occhi color smeraldo entrarono prepotentemente nella mia testa.
Zac.
Non posso permettermi di fargli del male.
Non voglio.
Alzai gli occhi che avevo precedentemente abbassato, e guardai Lelahel con tutta la fermezza possibile.
-Insegnami-

La guardiana dell'angeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora