Passato e presente

3.1K 180 7
                                    


CAP.16


Rafael era affacciato alla finestra di quella che, per quella notte, sarebbe stata la sua stanza. Lo sguardo vago verso un cielo notturno che lo riportò alla notte in cui aveva dovuto dire addio alla sua vita per proteggere la sua famiglia.

Flashback

La tregua fra lupi e cacciatori stava dando i suoi frutti. In città regnava la serenità, almeno per quanto riguardava la parte della vita soprannaturale. Almeno fin quando una notte un gruppo di cacciatori decise di ignorare il patto e attaccare una delle famiglie di licantropi che viveva da sempre in quella città, mettendo fuoco alla loro villa. Quando scoprì cos'era accaduto agli Hale, la rabbia si impossessò di lui, ma l'istinto di protezione fu quello che prevalse sul lupo.

Chiamò il suo branco per farlo riunire e attuare qualche piano difensivo, ma uno dei suoi lo aveva tradito avvisando uno dei cacciatori che avevano rinnegato il codice, e in qualche minuto si ritrovò ai suoi piedi il sangue del suo branco, che in poco tempo era stato ucciso davanti ai suoi occhi. Gerard era di fronte a lui soddisfatto per il suo lavoro, con un salto afferrò un pugnale d'argento dal corpo di un suo beta e lo conficcò nell'occhio dell'umano.

La decisione fu rapida, scappare e non guardarsi indietro. Era la cosa giusta da fare per proteggere la sua famiglia.
Presto gli arrivò la notizia che qualche membro della famiglia Hale era sopravvissuto. Kate Argent era stata uccisa da Peter con l'aiuto di Chris Argent, era stata lei ad aver appiccato l'incendio alla villa Hale.

Fine flashback


- Melissa sa che sei tornato? – Peter era al suo fianco.

- No, e non credo che Scott glielo dirà. –

- Tuo nipote non sa nulla vero? –

- Sa il giusto necessario. Sei tu che hai fatto venire qua Scott, perché? –

Rafael aveva mandato una somma di denaro a Melissa con il desiderio di iscrivere Scott alla scuola privata di Peter, ma non aveva calcolato che Stiles ci sarebbe entrato e che a trascinarlo sarebbe stato il giovane e non la madre, ma tutto alla fine era andato come voleva.

- Sapevo che qui sarebbe stato al sicuro e che ci sarebbe stata una giusta guida. –

- Resterai quando tutto sarà finito? –

- Mi piacerebbe. –

- Sei un alpha, non puoi temere tua moglie. –

- È Melissa! Non mi basta essere un'alpha. –

- Se le dici tutto, capirà. –

- Non ho dubbi su questo, ma non escludo che rimarrà arrabbiata per un po'. -

- Riposati per questa sera. – Peter diede una pacca sulla spalla dell'uomo e uscì dalla stanza.

Tutta la stanchezza di quegli anni impiegati a scappare, si fece sentire non appena l'uomo poggiò la testa sul cuscino. Erano passati secoli da quando aveva dormito su un vero letto, quelli dei motel non si potevano definire letti, non si avvicinavano minimamente a quella categoria.

Sognò la sua vecchia vita come faceva tutte le notti da quando era andato via. Gli mancava svegliarsi con la donna che amava, il poter abbracciare il suo corpo piccolo e morbido, affondare il naso in quei ricci scuri che durante la notte gli solleticavano il petto.

La vigilia, il Natale e il capodanno erano trascorsi serenamente e in allegria. L'anno vecchio era passato lasciando poca chiarezza e mille domande. L'anno nuovo era giunto portando con sé le speranze di nuove soluzioni e nuove risposte.

Stiles era nella sua stanza a giocare con la nuova console regalatagli dal padre. Gli sembrò giusto collaudarla senza mai staccarsi fino al giorno della partenza.

Due occhi verdi non si erano mai staccati dalla figura del ragazzo, non lo avevano mai lasciato solo nemmeno per un momento. Dove gli occhi non potevano andare, l'udito di un lupo seguiva quei movimenti nascosti alla sua vista. Derek cominciava a stancarsi del gioco di Gerard, non gli piaceva essere una pedina su una scacchiera di un pazzo, attaccare e poi ritirarsi per settimane, che razza di tattica era? Non erano sciocchi, non si sarebbero snervati fino al prossimo attacco, questo era logico, non erano dilettanti da uscire pazzi e di andare a cercarlo per una missione suicida. Che cosa stava aspettando esattamente il cacciatore?

Stiles si era trovato nel mezzo di una battaglia che non era la sua, si era trovato in un pericolo che non aveva cercato, ma al quale non si era tirato indietro. Aveva reagito e aveva lottato per difendersi, si allenava per diventare cacciatore e per lottare al fianco del suo migliore amico. Anche Scott si era trovato a lottare i demoni che seguivano il padre, e come il suo migliore amico, non si era tirato indietro, ma aveva imparato a lottare per difendere chi era al suo fianco. Derek dovette ammettere che non aveva mai incontrato dei soggetti così particolari, chiunque al loro posto si sarebbero tirato indietro, sarebbero scappati per assicurarsi la sicurezza e poter vivere al lungo, ma non loro.

Forse era il carattere forte di Stiles ad averlo legato a lui. L'umano era così: forte nei momenti in cui doveva esserlo, come un supereroe che si trasforma quando sente gridare aiuto o un cattivo attacca la sua città; e nei momenti di pace è un ragazzo che parla troppo. Delle volte la sua ingenuità tocca livelli alti, si trasforma in un bambino con gli occhioni da cucciolo. Forse ad attirarlo era stato l'essere infantile di Stiles, lui che come il ragazzo, aveva dovuto crescere in fretta per proteggere chi gli era rimasto vicino.

Una freccia sfiorò l'alpha, quando alzò lo sguardo, vide Stiles con un piccolo arco affacciato dalla finestra della sua stanza. "Beccato" fu il pensiero di Derek, prese la freccia che si era conficcata contro il tronco di un albero e corse sulla finestra del giovane.

- Dannazione! Merida, mi volevi uccidere? – Derek era entrato alquanto scazzato.

- Merida di Ribelle? Ti sei guardato tutti i film Disney durante un calo di affetto o cosa? Mi spieghi che ci fai fuori dalla mia finestra? Bel modo di nascondersi, davvero... ho voluto mancarti, sia chiaro - l'umano strappò la
freccia dalle mani del lupo e la conservò in una scatola di legno che poi nascose nell'armadio - mi vuoi dire che state combinando? L'ho vista la macchina fuori, è per via dell'attacco dell'altra volta? – Quando Stiles si rigirò per
guardare Derek, il lupo lo afferrò per il colletto e gli divorò le labbra. Stiles non fu da meno, subito passò le mani fra i capelli del moro e ricambiò il bacio con la stessa foga.

Si erano mancati, ritornare al battibecco dopo tutto quel tempo, riguardarsi negli occhi e riassaporarsi, toccarsi, ma anche il solo parlarsi, per loro qualsiasi cosa accendeva mille sensazioni nel loro corpo che li portava a perdersi l'uno nell'altro.

- Parli troppo - commentò Derek dopo essersi staccato dalle labbra del ragazzo.

- Ci hai messo troppo a zittirmi. – ghignò il giovane.

Ripreso a baciarsi, con più calma e trasporto di quella precedente, che era più un bisogno, come dell'acqua per un uomo assetato nel deserto.

- Derek... mio padre è di sotto. –

- Lo so. –

Le loro labbra si unirono nuovamente.

- Stiles, tuo padre sta salendo, è meglio che vada. –

Com'era sua abitudine sparì nel buio, lasciando il ragazzo in preda al rossore dei loro baci, al desiderio dei loro tocchi e con le labbra gonfie.

Maledì mentalmente il lupo, pentendosi di non aver mirato alla gamba prima, e si promise di farlo appena l'avrebbe visto nuovamente. Lo sceriffo bussò prima di entrare per dare la buonanotte al figlio e di ordinargli di chiudere il gioco, ormai erano giorni che era chiuso in stanza a giocare.

Stiles si mise a letto, prendere sonno non fu facile, non dopo quel piccolo a devastante contatto che aveva avuto con Derek. Poteva sentire la sua barba pungere ancora sul suo viso, la sua lingua che danzava con la sua, le sue mani che accarezzano la schiena. Dormire fu davvero difficile, ogni rumore che sentiva sperava fosse causato da un'entrata del lupo nella camera.

St. J.J. Hale High SchoolDove le storie prendono vita. Scoprilo ora