Mi ordinò di strofinare i piedi sul tappetino prima di entrare in casa. Per chi mi aveva preso? Ovvio che l'avrei fatto a prescindere. Non appena misi piede dentro, il tepore caldo della casa mi travolse come un' onda, e una soffusa luce arancione illuminava il corridoio. C'era odore di pulito e zenzero. C'era pace, niente urla, puzza di alcool, c'era tutto quello che io non avevo. Una casa accogliente.
« Jackie » sentimmo provenire dalla stanza che si apriva alla destra del corridoio.
« Charles. Sono a casa. » urlò lei di rimando, poi si affacciò nel piccolo salotto sorridendo a un uomo dai capelli bianchi brizzolati. Era seduto su una poltrona con un libro tra le mani, il camino davanti che sprigionava l'aria calda di cui la casa era totalmente avvolta. Si alzò gli occhiali partendo dalla punta del naso e mi fissò senza nessuna espressione.
« Lui è mio nonno.» lo indicò per presentarmelo « Charles lui è... disse subito Jackie. La tigre si chiamava così a quanto pare. Aveva finalmente un nome, e stava tentennando sul mio di nome invece. La cosa mi infastidì un pò.
« Buonasera signore, sono Trevor Morris, vado a scuola con Jackie » ero improvvisamente diventato un pezzo di legno.
« Sei un suo compagno di classe? »
« No, signore.»
Lui alzò le sopracciglia confuso, come a dire, e allora cosa cavolo ci fai qui con mia nipote, se la sfiori con un dito ti taglio il pisello. Sono sicuro l'abbia pensato.
« Mi ha dato uno strappo a casa, ma ci ha sorpresi la pioggia. L'ho invitato per una tazza di tè » spiegò subito Jackie. Si avvicinò abbracciandolo da dietro. Quasi non la riconobbi, era diventata un'altra Jackie. Affettuosa, premurosa. La parte nascosta di lei. Sbatteva le palpebre con un espressione devota nei confronti del vecchio, che avrebbe riservato solo e soltanto a lui.
« Nel tuo aggiungo un pò di latte » gli sussurrò. Lui le accarezzò una mano, dandole poi un colpetto affettuoso. Jackie scomparve in cucina, mentre io restai nel bel mezzo del salottino, con lo sguardo fisso di Charles contro di me. Cercavo di concentrarmi sui rumori delle tazze che Jackie stava preparando, e le foto incorniciate sulla mensola sopra il camino. Ritraevano quasi tutte Jackie da piccola, solo una era della Jackie attuale insieme a Charles.
« Quanti anni hai ragazzo?»
« 18 » deglutii a fatica.
« Grazie per aver dato un passaggio a Jackie »
« Si figuri.»
Lui sorrise, ma non somigliava per niente a qualcosa di piacevole, anzi era spaventoso.
« Jackie ha solo 15 anni nel caso non lo sapessi.»
Ah? Cazzo! Questa poi! Era una ragazzina del primo anno? Che cazzo mi diceva il cervello! Mi ero rincoglionito del tutto, merda!
« Signore,non...»
« Certo che non farai nulla. Perchè avevi intenzione di fare qualcosa? »
« No. Assolutamente» sobbalzai. Insomma, ovvio che non ci avrei fatto nulla, non sembrava neanche una ragazza. Eppure, ero seduto sul suo divano, e non sapevo dove sbattere la testa.
« Bene Trevor Morris. Ci siamo capiti» calcò il mio nome così minacciosamente che rabbrividii, poi sfogliò una pagina dal libro che teneva in mano. Quest'uomo era il terrore in persona.
«Alla perfezione » mormorai.
« Il tè è pronto » cantincchiò Jackie entrando con un vassaio in mano.
« Che succede?» l'allegria di prima si spense, e il suo viso divenne dubbioso. Poggiò il vassoio sul tavolino di fronte ai divani.
« Parlavamo del futuro di Trevor. Sicuramente hai già le idee chiare, essendo prossimo al diploma.» Charles ammiccò un sorriso perfido, posò il libro sulle ginocchia poi prese la sua tazza con incisa la lettera C, e bevve un sorso. Jackie passò l'altra tazza a me.
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DAYLIGHT
Teen FictionJackie è costretta a causa della partenza del padre, a trasferirsi dal nonno. Gli anni passano, e Jackie è pronta per il liceo, si definisce strana rispetto agli altri suoi coetanei, non le interessa essere alla moda, ne avere un cellulare, ne andar...