23 - Jackie ▪ SENZA CORNICE

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Gerald Scott era diventato per tutta la mattinata, la mia ossessione. Anche mentre mangiavo pensavo a lui.

<< Jackie. Si può sapere che hai?>> chiese Marlen mentre eravamo sedute sui gradini della scuola.

<< Conosci Gerlad Scott?>>

<< Chi è un cantante famoso? >>

<< No. Uno qualunque credo >> sospirai, nel frattempo tentavo di togliere con le unghie una crosta di fango dai jeans.

<< Tu hai qualcosa che non va.>>

<< Lo so.>>

<<  Sta arrivando il ragazzo che ti piace >>

<< Chi?>> spalancai gli occhi.

<< Ehi >> sentii dire alle mie spalle. Marlen mi lanciò un'occhiata.

<< Ciao >> 

<< Ti va se torniamo a casa insieme?>> domandò Trevor.

<< Si.>> rispose Marlen, prima che potessi fulminarla.

<< D'accordo >> sospirai. Non volevo restare da sola con lui, era imbarazzante, e non sapevo come gestire la situazione.

Quando salimmo in maccchina nessuno dei due fiatò subito. Ci volle una canzone dei Imagine dragon "Next to me" per rilassare le nostre lingue.

<< Ti ricordi quella persona di cui ti avevo parlato? Si chiama Gerald Scott, ho trovato la sua cartella clinica, il nonno l'aveva nascosta, è ricoverato al Columbs Hospital>>

<< Quindi, tecniamente adesso hai tutti gli indizi necessari per trovarlo>>

<< Tecnicamente si, ma c'è un problema.>>

Lui mi guardò per un attimo.

<< Gerald scott è sul serio in coma.  A questo punto mi chiedo se vederlo ha un senso >>

<< Magari qualche parente ti conosce, magari lui ti conosce>>

<< Eppure il suo nome non mi dice niente. Ci sono troppe cose irrisolte, e il nonno mi sta nascondendo qualcosa. Non mi avrebbe mai nascosto la lettera di papà altrimenti. Sento che dovrei andare a Columbs, ma penso anche che sarebbe una camminata persa >>

<< A me una gita non dispiacerebbe >>

Gli avevo schioccato uno sguardo un pò esitante.

<< La tua offerta di accompagnarti non è più valida ?>> domandò.

<< No. E' valida >> ma non lo guardai negli occhi mentre lo dicevo, anzi combattevo con la crosta di fango sui jeans, mi sentivo nervosa.

<< Ti va di venire da me? Guardiamo un film >>

Andare da lui implicava tante cose.

<< D'accordo >>

E così invece di tornare a casa e rinchiudermi nel mio mondo, mi ritrovai  dieci minuti dopo nella stanza di Trevor.

<< Sei sicuro che non do fastidio? >>

<< Jackie smettila di farti le paranoie >> disse, mentre sistemava i cuscini sul letto.

<< Dove sono tutti a proposito?>> la casa era vuota. Coincidenze.

<< Mia madre lavora. I miei nonni al corso di ballo >>

<< Vanno a un corso di ballo?>>

<< Si. Liscio, cose da vecchi >>

Il liscio non era da vecchi, ma vabbe.

La stanza di Trevor era un sovrastare di cose. Sovrastamento di DVD, libri, felpe, pacchetti di sigarette. Ogni angolo era eclissato da roba. E poi un cavalletto in legno, con una tela bianca, e ai suoi piedi, un barattolo  sporco di pittura con tanti pennelli. Solo poco qualche secondo quando alzai gli occhi sulle pareti, mi accorsi che erano anch'esse sovrastate da fogli disegnati, o tele pitturate. Erano così fitte l'una all'altra, che sembrava di vivere dentro un quadro, e non riuscivo a distinguerne la cornice.

« L'ho intitolata " Teresa" »

« Ma il disegno non raffigura una persona » gli feci notare mentre lo osservavo, ma  un semplice fiore, una viola nel centro dell'universo.

« Lo so. È il nome di mia madre. Ti piace?» rispose.

« È bello »

« Cosa vuoi vedere?»

«Hai Harry Potter?»

« Vada per il mago »

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