Camminavamo a passo svelto verso l'uscita, con Gary alle calcagna che controllava ogni angolo del corridoio per verificare con l'attenzione di un agente segreto dell'FBI, che nessuno ci scoprisse. Ci cambiammo velocemente, non rivolsi la parola a nessuno, ero confusa, arrabbiata, e tante altre cose che non sapevo descrivere, e odiavo il fatto che non riuscissi a capirmi. Cavolo capire le persone è troppo complicato. Io ero troppo complicata. Tutta questa storia era troppo complicata.
Salimmo sulla limousine. Rimasi in silenzio. Lenny si lamentava che aveva fame. Ellen lo rimproverava. Marlen dava indicazioni a Gary. Trevor mi fissava, io lo ignoravo.
Era uno di quei momenti dove vuoi stare sola, non avere a che fare nessuno, e vorresti capirci qualcosa, ma è inutile, e quindi di conseguenza odi tutto e tutti. Perciò quando arrivammo in un edificio che somigliava molto ad un Hotel a 5 STELLE, che Marlen ci aveva offerto definendola una cosuccia da niente, dissi a tutti che invece di riposare e mangiare qualcosa in camera, avevo bisogno di fare una passeggiata da qualche parte, ovvero qualsiasi angolo di Columbs che non fosse quello in cui mi trovavo in quel preciso istante.
Camminai per varie stradicciole senza una meta precisa, finchè infilai in un parco, precisamente perché mi aveva attirato la fontana al centro di un laghetto, sopra la fontana c'erano le sculture di due mini elefanti. Era una fontana strana. Insomma mi sedetti su una panchina e mi misi a fissare i due elefanti. Guardai la foto dell'alba. La foto l'aveva scattata Francis, voleva inviarmela, ma non l'aveva fatto. Perché? Perché l'aveva Gerald Scott? In quel momento divenni particolarmente egoista e cattiva, si, be, avevo pensieri in testa del tipo: perché deve essere in coma? Non può svegliarsi e dirmi come stanno le cose? E in tutto questo odiavo Charles, sapeva che mio padre conosceva quell'uomo. Ne ero sicura che lo sapesse.
Ero li che mi maciullavo il cervello e l'unghia del pollice insieme alle pellicine, e volevo piangere, non del tutto, insomma solo un po. Però non lo feci. Perché piangere sarebbe stato inutile.
<< Non voglio costringerti a dirmi cos'hai. Ma non sopporto di vederti così. E' palese che sia successo qualcosa dentro quella stanza. E tu non vuoi parlarmene. La cosa mi fa stare male, ma la rispetto>>
La voce di Trevor era a pochi passi da me, poi si avvicinò sedendosi al mio fianco.
<< Perché dovrebbe farti stare male ?>>
<< Ma, forse perché sei la mia ragazza?Cioè...insomma, okay. E' imbarazzante.>>
Ci eravamo guardati distogliendo subito gli occhi l'uno dall'altro. Ero la sua ragazza.
<< Fa strano sentirtelo dire >>
<< Si anche a me >>
<< Mi hai seguito >> gli dissi poi per cambiare discorso, mi sentivo troppo a disagio, come un M&M's dentro un gelatina arancione.
<< L'ho fatto >>
<< E mi hai visto mentre mi mangiavo l'unghia del pollice >>
<< L'ho visto>>
<< E mi hai visto guardare in modo strano quegli elefanti laggiù>>
<< No, in realtà quelli non li avevo notati. Ma ti ho visto guardare la foto che hai infilato nella tasca dei jeans>>
<< Quello non dovevi vederlo. Cioè tecnicamente non dovevi vedere neanche "io che mangio il mio pollice">>
<< Dimentichiamo il tuo pollice per un momento>>
<< D'accordo>> sospirai. Sapevo che dovevo parlargliene. Insomma lui era li per me.
<< L'ho trovata nella stanza di Gerald. Conosceva mio padre, anche lui è un militare, ho trovato una foto di loro due insieme in divisa, oltre a questa che ho rubato io. >>
<<Che situazione di merda >>
<< Già, è proprio una situazione di merda. Questa foto, l'ha scattata mio padre. E Gerald Scott non può aiutarmi>>
<< Dovresti fatti dire le cose come stanno da Charles >>
<< Che? No! Non lo farò mai. Non mi fido di lui. Mi ha tradito>>
<<Magari voleva solo proteggerti Jackie>><< Lo difendi adesso?>>
<< No. Sto solo cercando di dirti..>>
<< Cosa? Io so solo che forse mio padre ha qualcosa da dirmi, e non ho idea di dove sia, ha lasciato una foto a uno sconosciuto che è in coma, e...non so...cosa devo fare >>
<< Okay. Vieni qua >> poi Trevor mi abbracciò, prima che potessi scoppiare, anche se sentivo gli occhi bruciare da morire.
<< Mi manca >> mormorai.
<< Lo so>> mi strinse di più a se.
Poi tornammo nel super Hotel. Entrammo nella stanza, dove c'erano anche gli altri.
N/A
Hola lettori, nonostante la mia poca costanza (causa lavoro) non abbandonate ne me, ne Jackie e Trevor e la cosa mi fa pensare che forse e dico forse qualcosa di decente l'ho scritta. Perciò vi ringrazio perché siete il motivo principale che mi motiva a scrivere.Se il capitolo ti è piaciuto lascia una ⭐ e /o lascia un commento.
Peace&Love 💖
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DAYLIGHT
Teen FictionJackie è costretta a causa della partenza del padre, a trasferirsi dal nonno. Gli anni passano, e Jackie è pronta per il liceo, si definisce strana rispetto agli altri suoi coetanei, non le interessa essere alla moda, ne avere un cellulare, ne andar...