13 - Trevor ▪ LA COSA PEGGIORE ERA CHE VOLEVO PROTEGGERLA

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Le urla di mio padre erano irritanti, ero stanco di sentirlo, mi stava devastando le orecchie. Uscii di casa senza badare a nessuno e salii in macchina. Avevo bisogno di bere qualcosa, perciò mi fermai al mio bar di fiducia. Mi sedetti sullo sgabello e ordinai uno scotch doppio, che sorseggiai lentamente.

<< Ehi, ragazzo >>

<< Mmm>>

<< Offre la casa. >> disse il barista strisciando sul tavolo dove mi ero addormentato, una tazza di caffè bollente. Lo ringraziai, poi fissai l'orologio. Erano le 07:00 del mattino, impiegai qualche secondo per metabolizzare il fatto che avevo trascorso la notte tra un sgabello e il banco di un bar che si stava riempiendo di gente frettolosa di ordinare il primo caffè della giornata.

Controllai il cellulare. La casella dei messaggi era vuota, stessa cosa per le chiamate. Tirai su un sospiro di stanchezza, mi stropicciai gli occhi, bevvi il caffè per darmi una svegliata, poi mi recai nel bagno del bar e sciaquai velocemente il viso. Avevo un aspetto orribile. Lasciai il locale subito dopo.

Quando raggiunsi il cancello della scuola, vidi lo zaino consumato della tigre che camminava verso l'entrata, si trascinava sui gradini.

Le accarezzai la testa scompigliandole i capelli crespi, scattò in avanti come un canguro, si voltò indietro, lanciandomi un'occhiataccia, sembrava volesse divorarmi, e sinceramente gliel'avrei lasciato fare volentieri. Avevo il cervello che stava andando a farsi strafottere. Forse legarsi così a lei non era giusto, non mi era concesso, sarebbe stato un casino. La mia famiglia era un casino. Girai lo sguardo verso Jackie, e capii che dovevo lasciarla stare. Io ero pericoloso.

<< Anche di prima mattina devi infastidirmi?>> brontolò arricciando il naso mentre la mia mente stava formulando tutti quei pensieri.

<< No, infatti ciao >> scattai e me ne andai come uno stronzo. La lasciai la, senza voltarmi indietro, senza rendermi conto che avevo appena fatto una grandissima cazzata, e la cosa peggiore era che la stavo allontanando perchè volevo "proteggerla". Ero un codardo, ma lei era una tigre pericolosa, e non sapevo più chi dei due fosse la preda.

***

Di Ellen nessuna traccia per tutta la mattina. Ma avevo questa specie di sanguisuga che mi stava abissando, aveva due tette enormi, il che non dispiaceva, ma troppo rosa intorno. Si chiamava Marissa, credo me l'avesse ripetuto tredici volte in circa dodici minuti di conversazione. Che rottura di cazzo.

<< Non ho ancora ben capito cosa vuoi da me?>>

<< Stiamo organizzando il ballo per Halloween >> cinguettò sbattendo gli occhi. Avrei voluto sbatterla contro l'armadietto, ma questo implicava sporcarlo di tutto quell'ammasso di roba che aveva spalmato in faccia, e poichè si trattava proprio del mio, decisi che era meglio evitare.

<< Abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti a portare le decorazioni nella palestra, e tu sembri molto forte>> si leccò le labbra sulle ultime parole, poi posò seducente una mano sul mio bicipite, la bimba stava giocando con il fuoco e stava rischiando anche grosso.

<< E cosa ci guadagno?>>

Comparve un sorrisetto sulle sue labbra. Aldilà della sua bocca, notai una piccola figura disordinata, che camminava a testa bassa. Aveva un modo tutto suo di camminare. Era Jackie. La seguii con gli occhi, e nello stesso preciso istante, li alzò anche lei, proiettandoli dritti su di me. Era come un richiamo ormai. Poi scomparve d'un tratto, quando la lingua di Marissa si infilò dentro la mia bocca e non vidi più niente.

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