NON SI SCAPPA

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Passarono settimane,passò un mese,evitai Andrea e tutte le chiamate di Riccardo,passai giorni a vivere con Aura che a malincuore aveva cacciato di casa il suo ragazzo;
mi raccontava di come fosse vivo il loro amore si divertivano come amici,si confidavano come migliori amici,si amavano come una coppia,si desideravano come amanti e si scannavano come fratelli,il tipo di relazione perfetta ma poi Marco ha iniziato a diventare troppo serio,noioso,non le regalava più i fiori di susino.

I fiori di susino erano i suoi fiori preferiti, nonché simbolo del loro amore: simboleggiano il vigore e la resistenza di fronte a qualsiasi avversità, l'eterno ciclo della vita e la longevità, la modestia ma soprattutto esprimono forza e resistenza.
Ogni mattina Marco ne lasciava sul letto un ramoscello e lei era contenta così, era quello il suo buongiorno.

Non cucinavano più insieme.
Non andavano più a fare la spesa insieme riempiendo il carrello di mille schifezze che avrebbero mangiato guardando la loro serie tv preferita Quantico, non uscivano più con gli amici, lui non rideva più alle sue battute, lui non rideva più.
Si era spenta la passione.
Aura le aveva provate tutte: aveva organizzato una gita a Parigi, avevano mangiato proprio sulla Tour Eiffel e lei le aveva dichiarato il suo amore proprio come aveva fatto la prima volta; due notti romantiche a Venezia ma Lui l’aveva trovata un’inutile spesa di soldi, perché a suo dire l’Italia costava troppo e non valeva nemmeno un centesimo, così avevano litigato, si sa un amante dell’arte non può che difendere a spada tratta l’Italia, alla fine Marco se n’era andato nel cuore della notte, lasciandola sola…
Gli aveva fatto un ritratto, vecchia passione che li accumunava; aveva prenotato una settimana di trattamenti e terme per entrambi ma Marco diceva che era in grado di prendersi cura di sé stesso anche da solo;
si era rifatta il guardaroba, aveva cambiato taglio e colore di capelli, aveva smesso di truccarsi in quel modo sbarazzino e marcato, credendo di essere lei il problema ma il problema non era lei, il problema era che lui non l’amava più da svariato tempo e non la lasciava perché stare  con lei era diventata un’abitudine.
Era diventata solo una stupida abitudine alzarsi e restare a letto per ammirare l’altro che dormiva beatamente.
Era diventata una stupida abitudine baciare ogni giorno le stesse labbra e toccar lo stesso corpo.
Era diventata una stupida abitudine commentare le cadute delle modelle in passerella.
Era diventata una stupida abitudine fantasticare su una creatura frutto del loro amore.
Lei era diventata solo una stupida abitudine.
Così ad un certo punto della mia vita vita ho dovuto mettere da parte la mia egoistica autocommiserazione per dedicarmi al dolore di un’altra persona, ad oggi, posso dire che lei sta meglio, io.. io no ,non le ho ancora raccontato tutto ma solo una piccola parte di me.
‘’Aura io dovrei proprio andare..’’
‘’lo affronterai?’’ mi fissò impaziente aspettandosi un cenno del capo,aprì la bocca di scatto ma la richiusi subito non avendo nulla di sensato da dire, scossi il capo raccogliendo le mie cose ,le diedi un bacio sulla fronte e poi me ne andai ma la sentii gridare dal divano ‘’non si scappa dall’amore Mia!’’
Amore? Come può essere amore se ti mente ,eppure il cuore fa così male ,sembra trafitto da miriadi di spine.
Iniziò a piovere mentre ero ancora nel vialetto di casa, piove e tutto ciò che desidero ora è un bacio sotto la pioggia,di quelli che ti ricordi per tutta la vita, quelli dei film.
Piove e non mi sento più la sola a piangere.

Quando stavo a Milano dai miei e pioveva mi mettevo sul balcone con le gambe a penzoloni e fumavo ,fumavo  finchè la pioggia non era cessata, ma la pioggia non cessava ,il sole non sorgeva ed io ammiravo il tramonto mentre mamma mi guardava dalla finestra del bagno ,fumando anch’essa. Mi guardava come una mamma che si chiede cosa fare con la propria figlia oppure non mi guardava affatto. Il suo tutto o il suo niente. La sua più fidata  confidente o la sua acerrima nemica.
Ce l’avevo a morte con mamma ,una volta mi confidavo con lei poi però ho smesso, mamma non riusciva ad essere uno scrigno ed a custodire i miei segreti.
Mamma era esattamente come me :la tua migliore amica o la tua più perfida e temibile nemica.
Era in grado di entrarti nell’anima e di far riaffiorare ogni tuo più oscuro segreto,in grado di spogliarti l’anima colpendo i tuoi punti più deboli usandoli a suo favore.
Mamma aveva quel passato scomodo,quel tipo di ricordo che ti ha cambiato e ti porterai sempre appresso,tutto ciò l’aveva preparata ad un mondo nudo e crudo,mostrandole solo gli aspetti negativi della vita.
Una vita fatta di continue ansie e sacrifici.
Suo padre perennemente ubriaco marcio,una madre troppo esigente ed autoriataria,una sorella maggiore a cui dover riparare i danni;
Ma ciò che mamma non comprende è che non bisogna necessariamente complicare le cose,lo sono già,non bisogna esigere troppo e lei fa:pretende ,pretende troppo e di continuo,svalutando tutto ciò che non è all’altezza delle sue aspettative,me compresa,guadagnandosi così il mio odio.
Forse è esattamente così che deve andare di generazione in generazione,quella dopo deve mettere in dicussione la prima che mantiene il suo stampo alimentando così continui liti ed inutile rancore.
Mio padre,mio padre invece non c’era mai ed anche quando c’era non mi parlava,anzi ero io a farlo con il risultato di un misero cenno di capo,perennemente assente,schiavo del tempo e del lavoro.
Il lavoro di mio padre si portava via la maggior parte del suo tempo e le urla si prendevano la maggior parte del nostro tempo,per il resto erano solo silenzi assordanti.

‘’Mia..’’ non posso che riconoscere quella voce.. ’’Mia perché non parliamo un po’?’’ mi voltai a guardarlo e lo sorpresi speranzoso,abbassai lo sguardo fissando sul pavimento ‘’un altro giorno,ora sono stanca.’’ Mi voltai e feci per andarmene via ma lui mi afferrò per il polso ed io con uno scatto mi liberai dalla sua presa.
Pochi istanti dopo sono sul divano con la tele accesa ed una mente confusa,frastornata,divisa a metà. La vecchia me vuole sentirsi parte concreta della vita di Riccardo,la nuova me invece vuole semplicemente un nuovo inizio.
Io non so proprio chi voglio essere delle due,non so se voler cancellare il passato e riscrivere un nuovo capitolo o accogliere il passato a braccia aperte lasciando che si mostri con un volto diverso,lasciando che mi regali una storia diversa e nuove emozioni,col rischio dietro l’angolo però di una nuova-vecchia fregatura.

In questo mese a Cagliari non avevo certo perso tempo:mi sono trovata un lavoro come barista dall’altra parte della strada,mi sono iscritta in palestra per tenermi in forma ma nonostante ciò ogni mattina esco presto e corro per una buona mezzoretta.
Il mio turno è dalle 9 alle 16,questo mi permette di non incontrare troppa gente e di avere gran parte del mio tempo libero.
Sono venuta qui per lui ma ora..ora credo fosse destino,avrei dovuto raggiungere prima questa terra;
venendo qui ho potuto conoscere l’amore.
Comunemente quando si pensa all’amore,si pensa all’amore che vige sovrano all’interno di una coppia,in realtà quello è solo un tipo d’amore.
Qui ho potuto vedere l’amore tra genitori e figli,l’amore verso la propria gente,la propria terra. L’amore verso la natura in tutte le sue forme,l’amor proprio.
Avevo proprio bisogno di entrare nel vivo di questa terra,delle sue tradizioni,della sua gente per comprendere a pieno certi valori,avevo proprio bisogno di venire qua per andare alla ricerca di me stessa ed ora che ho trovato la mia vera essenza sono dibattuta,confusa.
Mi trovo di fronte ad un bivio,la tempesta dentro me.
Cuore o testa.
Riccardo o Andrea.
Mentre la tele era accesa presi il libro  ‘’io prima di te’’, nella pagina che stavo leggendo, la protagonista aiutava la sorella più piccola,come al solito.

Io non ho mai avuto una sorella maggiore,quella ero io.
Eppure ero la più incasinata dei 3: quella che era stata bocciata perché aveva fatto sì che i problemi prendessero il sopravvento;quella che l’anno dopo ha poi ripetuto lo stesso errore,questa volta perché aveva completamente la testa tra le nuvole; quella che preferiva passare il suo tempo fuori casa ed anche una volta a casa era come se non ci fosse, rannicchiata in camera nell’angolo più remoto del letto,proprio come una bimba che ha appena ricevuto il suo primo castigo ed è delusa da sé stessa e dal mondo.
Chiamavo ‘’casa’’ quell’abitazione e quella famiglia,quella gente per convenzione,perché era un dato di fatto,non più per un vero e proprio legame;
casa era diventata la mia camera,non sentivo di appartenere a nessuna famiglia e a nessuna persona.
Non sentivo di appartenere a nessuno ed a nessun posto.
Ero diventata un’anima persa,una mina vagante.
Ogni volta mi ritrovavo in camera a piangere con la testa tra le mani e il mascara che colava lungo il viso per poi macchiare il colletto dei vestiti, un giorno mi riscatterò perché i miei 18 anni diverranno 30 ed io non dovrò più aver paura dell’interrogazione ma di non ricevere lo stipendio,una volta a casa  mi toccherà riordinare tutte le stanze e sarò costretta a sistemare il  casino ho in testa,almeno per il quieto vivere della mia anima.
Non avrò pìù molto tempo da dedicare a me stessa.
Magari avrò al mio fianco un uomo o una donna e avremmo  un figlio o magari dei figli, e sicuramente sarò un buon genitore,di certo migliore dei miei di genitori.
Sarò un genitore migliore di loro perché so cosa vuol dire sentirsi rifiutata dalla propria famiglia;
sarò un genitore  migliore perché so cosa si prova a ricevere più ‘’no’’ che ‘’sì’’;
sarò un genitore migliore perché so cosa vuol dire sentirsi oppressi dal giudizio,sentirsi puntare il dito perennemente contro e sentirli parlare dal piano di sopra male di te,senza  la minima paura di ferirti;
Sarò un genitore migliore perché so cosa vuole dire chiedere  soldi per una semplice serata e dopo un intero interrogatorio,essere punto e capo;
Sarò un genitore migliore perché so cosa vuol dire confidarsi in un momento di forte instabilità e sentirsi ritorcersi le cose contro,così,come se nulla fosse;
Sarò un genitore migliore perché ho passato notti insonni,tra fiumi di lacrime e pensieri suicidi,perché si,
sparire, in un modo o nell’altro sembrava l’unica soluzione,perfino togliersi la vita lo sembrava.
Ero solo un’adolescente e loro si sarebbero solo dovuti prendere cura di me..invece erano semplicemente diventati il mio veleno.
Sarò un genitore migliore perché so cosa vuol dire sentirsi sola nella propria casa,con la propria famiglia,
perché so cosa vuol dire sentirsi fuori posto,circondata da persone che invece sembrano appartenersi.
Un giorno sarei divenuta mamma ed una cosa sarebbe stata certa,sarei stata un genitore migliore di quanto loro possano mai esser stati.

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