The First secret is out.
I'm gonna pick up the pieces,
And build a lego house
When things go wrong we can knock it down
Lego House - Ed Sheraan.
Quando Niall arriva al Negozio di Musica, si ferma davanti alla vetrina, con l'incapacità di entrare che lo blocca al suolo come una statua di sale.
Guarda la chitarra in legno chiaro, esposta davanti a lui e tocca con l'indice il vetro con estrema attenzione mista a, della più che ovvia, esitazione.
Sente ancora, dopo un anno, di aver tradito la Musica; sente ancora di non meritarla, di averle inferto un dolore tale da non poter più avere indietro la concessione di riaverla per sé.
In realtà la Musica è già tornata nella sua vita, da quando un giorno ha iniziato a fischiettare un motivetto improvvisato e che, se avesse avuto la sua chitarra, avrebbe riproposto formandone un arrangiamento.
Ma lui non ha più una chitarra, da quel giorno. Non l'ha più voluta perché pensa di non meritarla, dopo quel che ha fatto.
Chiude gli occhi, sconfitto, trattenendo una lacrima; l'incubo che spesso torna nei suoi sogni e che non fa altro che raccontare un vecchio ricordo, si ripropone come un'immagine troppo nitida, anche se in tutto questo tempo ha cercato di dimenticare.*
Quella mattina non è riuscito a stare fermo nemmeno un momento, come se una tarantola l'avesse pizzicato trasmettendogli un'energia inesauribile.
È così da un paio di giorni. È entusiasta, ma con l'umore a terra. Una cosa impossibile.
Suona per non pensarci, anche perché se prova a focalizzarsi su qualcosa, viene distratto da qualcos'altro.
La madre è abituata alla sua iperattività, perciò non si accorge nemmeno dell'impercettibile differenza in suo figlio e lascia correre.
Niall non si sente stanco, nonostante non abbia dormito; non si sente affamato – insolitamente strano per uno che ama il cibo – non ha riso, come accade sempre alla mattina, alzandosi; si è solamente lasciato trasportare da questa voglia di fare – di fare troppo.
Si veste alla velocità della luce, la madre gli ha preparato una colazione che non mangerà; beve soltanto il caffè, perché il suo corpo lo esige.
Poi la signora Horan lo saluta, ma lui è distratto e non ricambia nemmeno con il bacio che le dà sempre prima di uscire.
È teso come una corda di violino.
È andato al Conservatorio per la sua lezione con Mr. McCall, con la sua chitarra in spalle; solo in quel momento riesce a sorridere, di un sorriso appena pronunciato ma tranquillo, come se la musica potesse lenire ogni dolore. Un dolore che non sa nemmeno da cosa è stato provocato, ma che lo rende vuoto, indifferente alla brezza che quella mattina gli scompiglia i capelli e alle persone che gli sorridono, quando attraversa il corridoio della scuola.
Quando entra in classe, trova altre due persone che faranno lezione con lui e si innervosisce, avrebbe voluto essere da solo e suonare senza dover seguire nessuno schema.
Non lo sa, Niall, che sta raggiungendo la fine, che sta per avere un Episodio – così lo hanno chiamato dopo.
Non lo sa, purtroppo, perché, cieco, non ha visto nessun sintomo. Eppure l'insonnia, la disattenzioni verso ciò che è sempre stata un'abitudine, l'iperattività inconcludente, la voglia di non mangiare, il nervosismo improvviso e l'indifferenza verso il mondo sono tutti lì, visibili a chiunque, sul suo corpo, pronti a esplodere.
L'inizio della lezione lo annoia; il professore sta parlando di teoria e lui non ascolta, guarda assiduamente la custodia della sua chitarra e con un piede puntella, nervoso, sul pavimento.
"Niall, ti pregherei di prestare attenzione; anche questa parte di lezione è importante"
Niall non risponde, annuisce perché è obbligato, ma continua a non ascoltare – perché non vuole.
Quando Mr. McCall dà la possibilità ai tre di usare il proprio strumento, per mettere in pratica la lezione del giorno, Niall non esita un momento, afferra la sua chitarra e l'appoggia sulle gambe.
Inizia a strimpellare, senza nemmeno aspettare di andare a tempo con gli altri, perché non ha voglia di seguire lo spartito che gli è stato imposto; vuole suonare ciò che gli dice la testa, ciò che gli dice il cuore.
Accade un momento in cui si sente onnipotente, come se, ciò che sta suonando, fosse un miracolo, il nuovo inno alla musica, la perfezione delle note messe l'una accanto all'altra... e la sta creando lui.
Niall si sente un Dio.
Sono molte le volte in cui il professore lo riprende, dicendogli: "Fermati, Niall", ma lui continua, mentre pensa che non può bloccarsi, non ora che sta costruendo quella meraviglia.
Quando, però, una mano ferma la sua, alza lo sguardo e i suoi occhi blu sono accesi di rabbia.
Niall esplode mentre il professore gli sta dicendo: "Fermati! Quello che stai suonando non è musica. Che ti prende?"
E la medaglia si rovescia. Se fino a quel momento Niall si è sentito un Dio onnipotente, ora non è più nessuno, non esiste nemmeno una classificazione per le persone come lui.
L'umore che esplodeva di entusiasmo, ora invece divampa del suo estremo, del suo contrario. Cade, abbandonando l'euforia e si ritrova all'Inferno del disprezzo verso se stesso.
Si alza e non può nemmeno pensare di star esagerando che spintona il suo maestro. I due ragazzi, seduti accanto a lui, lo fissano, increduli e spaventati; il professore, caduto a terra, ha gli occhi spalancati e sembra terrorizzato.
Niall alza la sua chitarra, come se volesse colpirlo.
Tutti stanno pensando: Questo non è Niall. Niall non farebbe mai del male a qualcuno – si pentirebbe anche di aver ucciso una mosca, se solo ci provasse. Niall è calmo, solare, ha sempre quella voglia di ridere che contagia chiunque gli giri attorno. Niall non è mai arrabbiato, non spintona le persone. Niall non spacca il suo strumento, la sua vita, la sua passione, a terra, distruggendolo in mille pezzi.
Eppure l'ha fatto. Non ha colpito Mr McCall, ma ha distrutto il suo tutto.
Ha spaccato la sua chitarra colpendo il pavimento con tutta la rabbia del momento. Alcune schegge di legno sono finite sui suoi vestiti e le corde si sono strappate, producendo suoni assordanti.
L'ha sbattuta contro il pavimento più volte, esaurendo tutte le forze che, però, continuano a moltiplicarsi.
Se potesse, continuerebbe, perché ha bisogno di sfogarsi. Non ha un motivo, non lo sa perché lo sta facendo, ma vorrebbe continuare, tentando di liberarsi da quel vuoto che lo sta opprimendo.
La ragazza seduta accanto a lui urla e scappa via, seguita dall'altro ragazzo che dice: "è impazzito. Niall è diventato pazzo"
Il professore resta lì, immobile, come Niall che guarda la chitarra, ora, in mille pezzi; non può credere che sia stato lui a fare una cosa del genere.
Si guarda le mani che tremano e che hanno iniziato a sanguinare perché, battendo ripetutamente lo strumento, le ha strette a tal punto da farsi male con le corde.
Si inginocchia, riverso su ciò che resta della sua chitarra, sotto lo sguardo spaventato di Mr. McCall e piange, anche lui inorridito da se stesso.
"Cosa...cosa ho fatto?" Farfuglia, accarezzando i resti che rimangono a terra.
Il cuore batte forte, così tanto che gli uscirà fuori dal petto. Trema, mentre il viso si riempie di lacrime, offuscando la sua vista.
Dopo quell'Episodio, Niall non ricorda molto altro. Sa che è stato portato via, sa che non è ritornato più al Conservatorio, né a casa. Sa che non ha più usato una chitarra.
Ricorda di essere stato portato via da due persone vestite di bianco.
E, poi, la calma, la pace, il senso di intorpidimento e il buio.
Per giorni Niall ha visto solo il buio.
STAI LEGGENDO
A Modern Myth
Fiksi PenggemarCinque ragazzi, cinque segreti. "The secret is out" è la parola magic- maledetta. Harry è scappato di casa per il suo segreto, a causa di una tensione familiare. Liam e Niall ne condividono uno abbastanza duro da accettare e affrontare. Insieme, per...