Capitolo 11

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Torniamo a Massy😙

Continuo a camminare avanti e indietro lungo i chioschi di Viale Buoncammuno, ho le mani costantemente sudate, il respiro accellerato e il cuore che sta per rompere la cassa toracica.

Non mi sono nemmeno avvicinato all'enorme cancello in ferro battuto che mi divide da lei e sono già in ansia totale...

Prendo un respiro profondo e armato di un coraggio che non credevo di avere, avanzo a passo spedito e varco il cancello cominciando finalmente a respirare, ecco...

Il primo passo è stato fatto. Entro nella piccola stanza d'attesa e l'odore di chiuso arriva subito alle mie narici, mi avvicino ad una guardia seduta dietro una piccola scrivania e consegno la mia richiesta per vedere la detenuta.

Mi fa accomodare e dopo avermi informato di essere nel secondo gruppo mi snobba per passare al visitatore sucessivo. Guardo l'ambiente che mi circonda ed emetto un verso disgustato, questo posto oltre ad essere troppo piccolo per tutte queste persone avrebbe urgentemente bisogno di una ristrutturazione.

Le pareti completamente bianche mi danno alla testa, le sedie in legno troppo piccole e troppo scomode, la gente che continua a camminare avanti e indietro in questo piccolo spazio mi stanno facendo venire un emicrania, mi alzo per andarmene infischiandomene di quello che ha da darmi Sabrina quando una guardia chiama il mio gruppo...

Solita sfiga del cazzo!

Ci fa accomodare nelle stanza adiacente a quella dov'ero poco fa e uno alla volta aspettiamo il nostro turno per consegnare i documenti.

Dopo dieci minuti è il mio turno, mi avvicino allo sportello trasparente della guardia e dopo un buongiorno non ricambiato consegno la tessera sanitaria, la carta d'identità e i vari fogli dell'avvocato dove certifica, in quanto fidanzato di Sabrina, che posso entrare per un colloquio. Il solo fatto di dover mentire dicendo di essere il suo fidanzato per entrare a vederla mi da la nausea...

Ma se non avrei accettato, non mi avrebbero dato il consenso di entrare, visto che non sono un parente stretto, poteva solo usare questa scusa per poter passare i controlli.

Mi consegna un piccolo foglio BIANCO, ancora, dove indica il blocco dove si trova la detenuta e la sala per i colloqui e mi congeda con un semplice "Aspetti il suo torno." È poi passa alla prossima persona. Sbuffo spazientito e aspetto che mi chiamino...

Cinque minuti dopo ancora nulla e mentre sto per mettermi a cazzeggiare su Facebook per controllare il profilo di quella che da un po' di tempo ormai occupa ogni mio pensiero il mio telefono squilla e il nome di Jessica appare strappandomi un sorriso

《Ciao bellissima! Stavo proprio pensando a te.》

E meno male che hai chiamato altrimenti avrei guardato il tuo profilo da cima a fondo per la millionesima volta

《Ciao anche a te, ti pensavo anche io...》

Rido per la sua risposta e sorrido come un ebete, mi pensava...

《E sentiamo, che pensavi?》

Sono proprio curioso. All'improvviso dall'altro capo della cornetta sento solo i suoi singhiozzi

《Tesoro che succede? Perché piangi?》

Per interminabili secondi non sento assolutamente nulla,  sin quando la sua risposta rompe il silenzio

《Ho paura... Dannatamente paura di perderti... Cosa vuole ancora da te?! Non può lasciarti in pace?》

Il mio respiro si blocca e il sangue nelle mie vene si gela.

Un'altra Occasione. #ParadiseKissDove le storie prendono vita. Scoprilo ora