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-"Immagino che tu sia qui perché vuoi parlarne. Su, forza, sfogati pure. È mio dovere ascoltare stando attenta ad ogni minimo particolare ma non sarò troppo indiscreta e tu non ti accorgerai nemmeno della mia presenza ad un certo punto. Comincia pure Clara."

Era lì sdraiata su un divano lungo più del previsto ed era concentrata a fissare il soffitto sul quale erano incisi dei piccoli fori per non si sa quale motivo.
Picchiettava le dita della mano destra sul suo grembo e ogni tanto smetteva per poi ripartire con l'altra mano. Talvolta canticchiava canzoni insensate senza neppure farci caso.
Un luogo piuttosto singolare per essere una stanza in cui una tizia ne accoglie un altro/a per ascoltarne i problemi pensò Clara.

-"Non ho nulla da dire. Non è stata una mia scelta quella di venire qui e tantomeno di parlare della mia vita ad una sconosciuta." disse con totale indifferenza mentre il suo sguardo era concentrato altrove.

-"Beh Clara immagino che tu non ne voglia parlare in questo momento ma sfogarsi è l'unica via per la liberazione dei pesi che tutti noi ci teniamo dentro." disse Smeralda la psicologa, cercando di trovare un compromesso con l'esuberante paziente.

-"Perché non pensa a tappare quei buchi sulle pareti di fronte a lei che ha cercato di coprire con quell'orologio orribile?"

-"Clara il motivo per cui tu sei qui è perché i tuoi genitori me l'hanno raccomandato.
Non disegni più come una volta e il tuo rendimento scolastico non è dei migliori, questo è ciò che mi è stato riferito.
Non ti costringo perché non sono nessuno, se vuoi puoi alzarti e andartene comodamente. Ah e se vuoi puoi coprirli tu quei buchi." affermò dolcemente Smeralda mentre riponeva delle cartelle sul comodino accanto a sé.

-"Non sono più i miei genitori. Sa..si sono separati da un paio di settimane pensavo ve l'avessero riferito."
rispose Clara accennando un ghigno e girandosi con sguardo di sfida verso la signorina che non accennò a ribattere nulla ma si limitò ad alzarsi per sistemare la gonna blu a fiori bianchi.

-"Lei che ne pensa? È tutto normale? O per lo meno lo è stato?"

-"Piccola Clara penso che nulla sia normale in questo mondo."

-"Ottima risposta signorina. Anche se è una sforzo dirlo mi sta cominciando ad essere simpatica."

Smeralda accennò un piccolo sorriso mentre Clara osservava nuovamente il soffitto quasi come se stesse pensando ad un restauro di colori con un'aggiunta di disegni particolari che avrebbero messo a proprio agio i diversi pazienti che la psicologa sosteneva.

Era cambiata molto in quelle settimane da quando tutto mutò.
I genitori avevano preso una decisione che le avrebbe stravolto ancora una volta la vita ma anche quella della sorella Eleonora.
Diventò fredda,scostante e indifferente al mondo esterno. Se vedeva film drammatici, per quelle poche volte che capitava, rideva per le disavventure dei protagonisti.
A scuola preferiva fare più assenze che assistere alle lezioni.
Di conseguenza i voti calavano e i professori cominciavano a lamentarsi.

Un foglio firmato le cambiò completamente la vita e non pensava che un pezzo di carta potesse recare tanta distanza.

-"La nostra ora è terminata come previsto. Spero di rivederti Clara così magari ti potrò raccontare anche di me, se ti fa sollevare. Magari mi darai dei consigli ottimi per tappare quei buchi lì" disse indicando i fori sulla parete con la tipica dolcezza della Signorina Smeralda.

Clara si alzò faticosamente da quel divano comodo e soffice e cercò di non mostrare la sua fatica e stanchezza per la notte in bianco passata precedentemente.

-"Va bene, arrivederla."

Detto ciò si allontanò a passo lento e mentre entrava in ascensore si piegò sulle gambe e fece un profondo respiro.
Arrivata al piano terra intravide la mamma che la aspettava e cercò di guardare altrove sapendo che il suo sguardo era posto su di lei.

-"Ehilà, com'è andata?"

-"Normale."

-"Pensi di ritornarci quindi?" chiese la madre speranzosa.

Clara, però, non accennò a parlare e si limitò a fare spallucce mentre osservava il parco di fronte a sé.

Vide bambini che giocavano spensierati e sorridevano continuamente. Poi udì un lontano strillo da parte di un ragazzino dai capelli rossastri con indosso una maglia eccentrica di colore rosso fuoco. La madre accorse immediatamente accovacciandosi accanto al figlioletto ed esaminando la ferita che si era procurato.

Aveva una voglia matta di ritornare a quei tempi dove ogni cosa infelice veniva lasciata alle spalle e ogni momento in cui prevaleva l'allegria continuava ad essere tale per intere giornate.

Preferì mettere le sue adorate cuffiette per distrarsi e ascoltò diverse canzoni dei Linkin Park perché le loro melodie, parole descrivevano il suo stato d'animo esatto.

Arrivò a casa e preferì trascorrere l'intera giornata nella sua cameretta.
Non seppe che fare se non accarezzare il suo piccolo fratellino sdraiato accanto a sé.
Yago le era stato sempre accanto in quelle settimane buie senza mai distaccarsi da lei, neppure per un secondo. Questo faceva sì che in Clara si accendesse una piccola fiamma di speranza ma nulla era per certo in quei momenti.
Pensò alle parole della sua nuova psicologa Smeralda ma smise subito perché non voleva dargliela vinta così facilmente. Nessuno poteva appropriarsi della propria vita tantomeno saperne tutti i particolari che l'hanno resa orribile.

Si sedette sulla sedia accanto alla scrivania e prese il suo blocco di disegni. Procuratasi tutto l'occorrente necessario rimase per diversi minuti intenta a guardare il bianco del foglio senza alcuna ispirazione così decise di prendere il suo cellulare e di scorrere tra le diverse immagini salvate alla ricerca di un suggerimento o addirittura un'illuminazione.

Vide un tatuaggio che rappresentava una donna con delle sfere appese a dei fili le quali reggeva con le dita.
Si intravedeva un particolare pianeta ossia quello di Saturno e a Clara interessava particolarmente per i suoi anelli che si differenziavano dagli altri.
Diverse stelle ruotavano intorno e illuminavano la zona circostante.
La donna osservava i pianeti come se dovesse sceglierne uno sulla quale vivere meglio ma era una delle tante ipotesi di Clara.
Fece un bel sospiro e cominciò pensando che alla fine dei conti il disegno era la sua unica fonte di salvezza e che avrebbe dovuto continuare a praticarlo finché il mondo non fosse ceduto assieme ai suoi strumenti d'arte.
Cominciò col mettere l'acquerello sul foglio e si meravigliò di come quel liquido colorato scorresse così tanto facilmente senza intoppi.
Ci prese gusto e finì col terminarlo in men che non si dica. Non fece caso al tempo ma erano passati all'incirca quaranta minuti da quando aveva iniziato.

-"L'arte è la mia fonte di sopravvivenza, perché non coltivarla?" chiese Clara al piccolo Yago che rispose accennando un movimento del capo e abbaiando per una volta ma in modo decisivo.

 Trust no one #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora