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Ed ecco qui che comincia un'altra giornata.
Tutto così monotono ma stancante.
I pensieri di Clara andavano comprimendosi nella mente e le provocarono da lì a poco una forte emicrania.

Fece un bel respiro e disse fra sé e sé che sarebbe andata avanti fingendo che nulla stesse succedendo.
Si preparò per quanto poté ma osservandosi allo specchio del bagno capì che il pallore non sarebbe andato via da lì a poco ma l'avrebbe perseguitata per ore.

Scese i gradini con il cuore in gola aspettandosi di tutto dopo la precedente notte.
Arrivata al piano terra video la sagoma del padre sul divano coperto da un plaid.
Non aveva passato la notte nella camera da letto.
Andò verso la cucina e si versò del latte ma era intenta ad osservare avanti a sé e ne cadde un po' sul bancone. Ne bevve un sorso ma lo stomaco era sotto sopra e smise immediatamente prima che rovesciasse tutto sul pavimento.

Nel frattempo scese il piccolo Yago dalle scale e andò verso il padre che si svegliò a causa del buongiorno inaspettato.

Clara finse di non assistere alla scena ed era di spalle quando il padre disse qualcosa.

-"Lo sapevi te?"

-"Eh?" disse con il cuore in gola e finse di non capire.

-"Tutto questo, che tua madre continuava a fare ciò a mia insaputa."

Clara non rispose e non accennò nessun movimento.
Era il tipo di ragazza che non era in grado di parlare quando doveva dare una spiegazione ragionevole.
Aveva sempre la paura di sbagliare, di trovare parole sbagliate e rovinare tutto.
Ed era in quei momenti che si chiudeva sempre di più in sé stessa mostrando una lei diversa, non quella reale.

-"Forse sono io quello sbagliato qui." affermò il padre alzandosi dal divano e lasciando tutto alla rinfusa quasi per ripicca.
Per Clara tutto ciò ha sempre dato un enorme fastidio: quel suo lato da vittima, quei gesti incoerenti.
Infastidita dai suoi pensieri e dalla situazione preferì salire in camera e finire di preparare la cartella.

-"Embè? Te non scendi Ele?"

-"Lasciami in pace, ho rotazione oggi lo sai."

-"Che scuola di merda hai ragione."

-"Spegni la luce e chiudi la porta, grazie." biascicò Eleonora.

Clara innervosita doppiamente sbatté la porta della camera e scese giù.
Decise che sarebbe andata a scuola a piedi anche se il tragitto era di qualche km. Sarebbe entrata tardi ma non le fregava, aveva più tempo per riflettere.

-"Mi accompagna Mary, ciao." annunciò Clara fredda e indifferente com'era un tempo.

Troppi pensieri, troppe paranoie,illusioni,giornate felici andate a quel paese.
Si chiese in continuazione perché proprio a lei.
In quel momento ripensò ad alcuni anni fa mentre era intenta a guardare in TV il suo programma preferito.
Il padre andò in bagno e ci stette per troppo tempo al che la piccola Clara cominciò ad insospettirsi.
Poco dopo uscì con telefonino viola a tasti e lo lanciò sul ventre della mamma che stava prendendosi un attimo di relax sulla poltrona.
Da quel momento ci furono strilli e urla ovunque.
Clara respirava male,cercava di trattenere le lacrime e ci riuscì.
Il padre chiese a lei e alla sorella Ele di uscire di casa e di aspettare giù al porticato.
A quei tempi vivevano in un palazzo e le urla attraversavano le quattro mura ma il padre era intento a fare altro.
Le due bambine obbedirono agli ordini ma per metà. Rimasero lì fuori casa aspettando che l'ascensore venisse occupata da altre persone del palazzo.
Clara era in grado di percepire la sofferenza della madre e la violenza del padre su di essa.
Aveva lo sguardo rivolto verso il basso e il pavimento girava in tondo, una sensazione strana.
Sapeva che prima o poi sarebbe finito ma era consapevole che nulla sarebbe stato più uguale.

Mentre era intenta a pensare non si accorse di essere arrivata fuori scuola.
Guardò l'ora:8.35.

-"Vabbè, 20 minuti di ritardo non cambiano la vita a nessuno,tantomeno alla prof."

Entrò con tutta calma nell'istituto e il cortile era completamente isolato.
Si diresse verso la sua classe ed entrò nell'aula scusandosi del ritardo.
Fortunatamente la prof non c'era ancora.
Direte che è strano ma la loro insegnante era la vicepreside e spesso si assentava per risolvere delle questioni con il suo superiore.

Mary la guardò stranita.

-"Oi,buongiorno anche a te Clara."

Non rispose ma accennò un sorriso falso.

Passarono due ore senza avere una professoressa che facesse lezione ma nel frattempo Clara non smise un attimo di pensare.

Questa volta disegnò,per meglio dire schizzò qualcosa.
Un volto senza espressione.
Una rosa senza petali.
Un albero spoglio dalle sue foglie.
Com'era lei in quell'esatto momento.
Completamente vuota di sé stessa e priva di qualunque emozione.

Tendeva a sorridere alle battute dei suoi compagni ma la finzione non sarebbe andata avanti più di tanto.

Nell'ora di ricreazione uscì per prendere una boccata d'aria e scorse il ragazzo che tanto desiderava.

-"Non venire qui altrimenti mi allontano io, per favore." disse a denti stretti sottovoce.

-"Hey, belle ciabatte come va?" chiese Alessandro mentre le veniva incontro.

-"Non rompere." fu la risposta di Clara. Fredda e indifferente alla situazione gli passò dinanzi senza neppure degnarlo di uno sguardo.

Non seppe l'espressione che fece Alessandro perché era intenta a guardare avanti a sé senza una meta precisa.

Furono le ore più pesanti che Clara avesse mai fatto in tutta la sua vita.

Al suonare della campanella la madre la venne a prendere e come al solito non ci fu accenno al dialogo.

Tornate a casa Clara si diresse direttamente in camera sua affermando di dover studiare e riposare.

-"Yago almeno tu vieni qui, ci sei e ci sarai sempre,vero?" disse Clara accarezzandogli il capo.
Il piccolo si limitò a starsene fra le sue braccia come segno d'affetto.

Tutto era diventato troppo angusto e era difficile da sopportare un'altra volta.
Non riusciva più a capire cosa fosse sbagliato o giusto fare e da questo derivava la sua constante ansia e indecisione.

Ripensò all'accaduto della mattina e capì che il suo carattere nei confronti degli altri era più che sbagliato.
Forse questo era il motivo per cui non aveva avuto così tanti amici in vita sua.
Parole dette nel momento sbagliato o comportamenti non corretti fatti a sproposito.
Non era in grado di darsi una regolata e in quel pomeriggio pianse dopo tanto tempo.
Non riusciva neanche più a capire come fossero fatte le lacrime.

A volte vedeva film per i quale le persone piangevano a dirotto, invece a lei non toccavano e se succedeva non lo dimostrava ma teneva tutto dentro. Sapeva prima o poi che sarebbe arrivato quel fatidico momento in cui sarebbe esplosa.
Era appena arrivato.

La sorella per fortuna non c'era per quella giornata così cerco di asciugarsi le lacrime che scendevano sempre di più.
Tra un singhiozzo e l'altro prese il suo diario dal cassetto e lo pose sulla scrivania accanto a sé.
Prese una pagina a caso e cominciò a scrivere con la mano tremolante.

«..A volte farla finita è il modo migliore per dire addio a tutti i mille problemi.
Quelli che ti perseguitano dal passato e li incontri nelle strade del presente.
Vorresti fare a meno di queste visite inaspettate ma non puoi fare altro che limitarti a guardarli oltrepassare la tua mente, osservarli mentre lasciano schegge dappertutto facendo sì che quello che hai di più bello si rovini in pochi secondi.
Ciò che mi riesce meglio in queste occasioni e starmene per conto mio lasciando che il dolore marcisca dentro e mi logori completamente. Pensi di farcela ma ad un certo punto vorresti anche dire " Basta. Perché proprio a me? Alla persona più fragile che ci sia"
Immagini una vita dove tutto potrebbe andare nel verso giusto ma il passato ritorna sempre nei momenti meno opportuni.
..E sarà capace di immagazzinarsi per sempre in una piccola scatola aperta senza copertura dentro di te.»

 Trust no one #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora