Capitolo Tredici:

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Caldo, era l'unica cosa a cui riuscivo a pensare

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Caldo, era l'unica cosa a cui riuscivo a pensare.
Le gambe ormai non le sentivo più per la troppa fatica alla quale erano state sottoposte da ore e la gola era terribilmente secca, più arida del deserto su cui i miei piedi strisciavano.

Il professor Thompson camminava spedito, come se la stanchezza gli scivolasse addosso. Sapevo però che quella perseveranza e quella valentia fossero causate dall'irrefrenabile desiderio di osservare da vicino un cactus Saguaro.

Anch'io mi sarei sentita alla stessa maniera se in quel momento non mi fossi sentita con l'animo a terra.
Mi ero decisa a superarlo però, era stupido che l'idea di un eventuale bacio tra Leila e Derek mi facesse stare in quel modo.

Non erano affari miei.

Sì, era quello che mi ero ripetuta costantemente per tutta la notte. A testimoniare il tutto c'erano le mie occhiaie causate da quella notte insonne.

-Prof! Si fermi! Credo che morirò disidratato!- brontolò Finnik, un ragazzo membro della squadra di football. Era di fianco ad Andrew e si faceva trascinare letteralmente da quest'ultimo. Ridacchiai vedendo Andrew cadere a terra sfinito, vicino all'amico.

-Ma sentiteli qua gli atleti della scuola! Forza che siete ancora giovani e pimpanti!- diede animo l'insegnante non interompendo la sua camminata.

Partì un lamento generale ma tutta la classe continuò ad avanzare sotto persistenti borbottii.

E fu quando in lontananza avvistammo un Saguaro che ci sentimmo minimamente consolati.

Camminavo di fianco ad Elisabeth e Camilla, che quel giorno pareva essersi calmata, mentre Leila ed i ragazzi erano subito dietro il professore; mi fu chiaro che loro non stessero facendo nessuna fatica.

-Che mi venga un colpo!- esclamò il professore, quando fu a pochi passi dal Saguaro. Ritenetti la sua reazione troppo esagerata, ma per un professore di Scienze Naturali era comprensibile.

-Potete sedervi e riposarvi ragazzi, dobbiamo aspettare delle persone- ci informò il professore e neanche il tempo di finire la frase che tutti ci buttammo a terra, sfiancati. Certo, tutti tranne i quattro lupi mannari  che ci guardarono ridacchiando.

Leila venne al mio fianco e per un secondo mi agitai, per qualche strano motivo avevo un desiderio inspiegabile di prenderla a pugni. Ma lo ricacciai nei miei più oscuri meandri.

-Hey ragazze!- ci salutò sorridendo a trentadue denti.
Elisabeth e Camilla ricambiarono il saluto frettolosamente, troppo stanche anche per parlare.

-Sel...- sussurrò la bionda al mio orecchio, -non ti immagini ciò che ti devo raccontare!- squittì allegra mentre la mia io interiore batteva i pugni a terra. Sapevo benissimo cosa mi dovesse raccontare, e lo detestavo dannazione.

-Sono più sudata di un maiale, che schifo!- si lamentò Elisabeth con un' espressione disgustata. Teneva  i lunghi capelli biondi legati in una crocchia ma era possibile confermare ciò che diceva a causa dei ciuffi appiccicati sulla sua fronte a causa del sudore.

Twin's Revenge. - BlackWolfs Ancestry. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora