28.CE LO DEVI

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LARA POV

Arrivo sotto casa mia e dopo aver pagato frettolosamente il tassista esco dall'auto nervosa e agitata come non mai, durante il viaggio tutti i sensi di colpa possibili ed immaginabili hanno preso possesso della mia persona. Mi rendo conto di aver esagerato, ma quando l'argomento delle mie paranoie è Nathan mi sento impazzire e perdo la lucidità. Sarei dovuta rimanere, affrontare la situazione e dimostrarmi sicura di me stessa, invece ho fatto la parte della persona debole, la parte della bambina gelosa.
Mi avvio al portone con passo svelto e una volta entrata dentro nella frazione di qualche secondo mi sento strattonare il braccio per poi essere sbattuta con forza alla parete. Il primo istinto è quello di gridare ma una mano mi chiude le labbra, non ho il coraggio neanche di alzare il viso per vedere chi è, ma comincio comunque a dimenarmi il più possibile, non lascerò che mi sia fatto del male senza lottare...

<<Vedi di calmarti>>

Quella voce, io conosco la sua voce. Alzo il viso di scatto e mi scontro con due pozze verdi, gli occhi che ormai mi perseguitano nei sogni da più di un mese. Non riesco a capire come abbia fatto ad arrivare qui prima di me, ma poi mi basta pensare al fatto che lui è Nathan. Ancora con la sua mano sulle labbra comincio a parlare ma il suono che ne esce non è nient'altro che un mugolio...

<<No, non devi parlare, lascia che lo faccia io>>

Dopo aver detto questo mi spinge ancora di più alla parete e mi lancia uno sguardo di pura rabbia...

<<Tu... non devi mai più azzardarti a fare quello che hai fatto questa sera, sei andata via e non sapevo neanche cosa avevo fatto di male, sei andata via da me e qualsiasi problema tu avessi non l'hai voluto affrontare, credevo tu fossi diversa, che non fossi come quelle donne così superficiali da voler essere rincorse anche senza motivo...>>

Ad un tratto mentre i miei occhi si stanno riempendo di lacrime sentiamo il rumore dell'ascensore ed istintivamente Nathan allenta un po' la presa e libera le mie labbra dalla sua mano per poi chinarsi su di me e posare un bacio all'angolo delle mie labbra. Aspetta perché mi sta baciando? E perché non ha centrato le labbra come si deve? Questa tortura dura finché un rumore di tacchi e lo sbuffare di qualcuno ci passa vicino e con la coda dell'occhio noto che si tratta della signora del  quinto piano, il che mi fa capire che tutto questo non era altro che un escamotage per farle credere che eravamo due semplici fidanzati che si scambiano effusioni. Una volta sentito il rumore della chiusura del portone si stacca da me improvvisamente e la sua lontananza provoca in me brividi di freddo, anzi lui è freddo e la passione che fino a poco tempo fa gli leggevo negli occhi ora è sostituita da delusione, si lui è deluso da me...

<<Nathan...>>

<<No, nessun Nathan io non voglio sentire nulla ora, a quello che hai fatto questa sera non c'è alcuna giustificazione e soprattutto non potrai dire nessuna parola in questo momento che potrà quietare la mia ira>>

Non sapevo che trattenere le lacrime fosse così difficile e infatti da debole quale sono in questo momento me ne lascio sfuggire due e Nathan resosene conto devia lo sguardo. Non volevo piangere, ne tantomeno speravo che vedendo le mie lacrime lui mi perdonasse, sono uscite punto e basta. Sorprendentemente Nathan dopo un breve momento di cedimento riacquista la sua determinazione...

<<Non posso avere una donna così al mio fianco, non posso permettermi di rincorrerti per il mondo ogni qualvolta qualcosa non ti sta bene>>

Resto zitta mentre altre lacrime ostinate continuano a sgorgare dai miei occhi, zitta come se ancora mi stesse tappando la bocca con la sua mano, ma ora sono libera il problema è che ho perso la facoltà di parlare, sono ferita, sconvolta, mi sento come se mi stessero lasciando sola un'altra volta, ma sono consapevole che lui abbia ragione, sono consapevole del fatto che per uno come lui io sia troppo fragile...

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