ASSO

«Allora Mya, raccontami un po' di te.» ci fu un attimo di pausa poi continuai «O meglio, ragazzina.» ribattei in tono di sfida.

Lei sollevò i gomiti e li appoggiò sul tavolo, sbattendoli «Perchè non la finisci di chiamarmi così?» disse con la voce ferma come la sua postura.

«Come? Ragazzina? E perchè dovrei?» mi si incrinò la voce e lei emise un grugnito mentre appoggiavo anche io i gomiti e avvicinavo il busto al suo viso.

«Perchè non dovresti?» si avvicinò ancora di più alla mia bocca con un sorriso plastificato, si stava prendendo gioco di me. Dopo alcuni istanti, si allontanò dal mio viso facendo un ghigno, mi sembrava addirittura di aver sentito uno "pff", si poggiò sullo schienale della sedia, rilassata, aveva sempre quel sorriso del cazzo sulla faccia.

Vedi di toglierti quel sorrisetto, ragazzina. Oppure lo faccio io. Ma chi vuoi prendere in giro Asso? Ti piace quel fottuto sorriso!

«Come ti dovrei chiamare, sentiamo.»

«Per esempio col mio nome?» si irrigidì sulla sedia di legno che scricchiolò sotto il suo peso minimo.

«A me piace ragazzina, e non vedo perchè dovrei chiamarti Mya, in fondo sei una ragazzina, no?» alzai il sopracciglio.

«Perchè lo sarei?»

«Perchè sì.»

«Perchè sì, è una risposta di comodo, come dice sempre mia madre.» replicò stizzita.

«Vuoi davvero che ti elenchi tutti i motivi per cui reputo che tu sia una ragazzina?»

«Si» non l'avevo mai vista più convinta.

«Perchè una persona che non vuole mangiare Mya, è solamente una ragazzina viziata» la guardai scrollare la testa a destra e a sinistra «una ragazza che vuole perennemente dimagrire, che non si accetta, che segue un prototipo di donna, come una modella anoressica -che a me personalmente sembrano manichini senza carattere- è semplicemente una ragazzina. Una ragazza che dice di volere una cosa e poi non la fa, è una ragazzina. Una che non ha le palle di vedere la madre mentre piange, è una ragazzina cazzo. Una che dice che non vuole vedere, nè cambiare medici ogni giorno ma poi non fa un cazzo per migliorare la situazione è una...»

«Fammi indovinare, ragazzina?» concluse lei aggrottando la fronte in una smorfia mista tra disgusto e rabbia.

«Si.» conclusi poi io.

Lo so Mya, so che non sei una ragazzina, ma vorrei che capissi che non sei neanche morta, che la vita è bella, vorrei che reagissi, che imparassi a sorridere. Sarebbe un onore se mi sorridessi spontaneamente, senza che ci siano battutine stupide o senza che io faccia qualcosa di davvero imbarazzante.

«Tu non capisci.» disse poi lei, sconfitta.

«Allora dammi modo di capire.»

«Non si tratta di vedersi bella, o di dimagrire, è una questione di controllo. Non ho il controllo di nessun aspetto della mia vita, se non di questo. Io, in questo, riesco ad avere il controllo. Contare le calorie è il mio controllo, d'accordo?» disse con voce spezzata, sembrava che si stesse mettendo a frignare, poi ricominciò «Non voglio, non voglio perdere il controllo di questa cosa o... o potrebbe andare tutto storto. Anzi, sono sicura che sarebbe così. Che sarebbe solo l'inizio di una serie di eventi catastrofici. L'aumento di peso, il non accettarsi, il punirsi perchè mi sono concessa un cazzo di dolcetto.» le ultime parole vennero sussurrate come se non volesse che qualcuno le sentisse, come se pensasse che tanto il suo destino fosse già scritto, come se pensasse che prima o poi la morte se la sarebbe portata via. Sembrava solamente una ragazza rassegnata.

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