MYA
Mi avevano svegliata alle 7.40, mi sembrava un carcere, un carcere che si chiamava "Paradise Clinic", che assurdità. Non mi vestii nemmeno, il mio morale era così a pezzi, che avevo voglia di girare tutto il giorno nel calore del pigiama felpato con la renna. Non appena fui vicina alla tavola da pranzo, notai che c'erano tutti gli altri, erano sette, me ne aspettavo molti di più, ma meglio così, non avevo voglia di fare conoscenza. A essere sincera, sembravano usciti da un circo: ognuno di loro aveva una caratteristica che lo rendeva unico, difficilmente sarebbero passati inosservati. Due ragazzi, in fondo al tavolo, si stavano scofanando l'intero buffet, erano due gocce d'acqua con una chioma bionda, probabilmente soffrivano di obesità, sembravano Pinko e Panko di Alice nel paese delle Meraviglie. Gli altri invece mangiavano normalmente, solo una ragazza, quella vicino al posto dove mi sarei andata a mettere, non toccava cibo, era molto magra e aveva gli occhi marroni infossati, sembrava quasi che non dormisse da anni.
«Ciao» mi fece uno dei due ragazzi grassocci, mentre si infilava in bocca un pasticcino al cioccolato.
«Ciao» mi misi seduta accanto alla ragazza zombie.
«Io sono Michael e lui è mio fratello Mich» mi disse mentre si spingeva un biscotto in bocca con il dito, il fratello lo seguii a ruota «Siamo gemelli» fece l'altro, passandomi il vassoio dei pasticcini.
Capitan ovvio!
La scena mi metteva i brividi. Feci "no" con la testa e mi presi tre arance dal cestino in vimini per farmi una spremuta. Avevo fame, la spremuta mi avrebbe saziata fino all'ora di pranzo, poi avrei potuto mangiare un po' di crackers.
Circa sessanta calorie oppure erano cinquanta? Oh dio ma che mi prende? Perchè non riesco a ricordare?
Mya, cerca di ricordare, ti prego. Non vogliamo diventare obese in questa clinica, vero? Non vorrai darla vinta a Melania? Sarai bella un giorno, te lo prometto, ma mantieni la tua linea. Se continuerai così un giorno sarai felice te lo giuro, ma se ti strafoghi, diventerai una balena infelice. Secondo me, sei anche ingrassata, non ti vedi più brutta allo specchio? Ecco, è per questo!
Due pensieri opposti, due realtà, un angelo e un demone sulle mie spalle che non sapevo più riconoscere da tanto tempo, non sapevo più riconoscere qual'era la cosa giusta e quale, quella sbagliata; la fame e l'orgoglio, la fame e un'entità che mi reggeva lontana dai pasti chiudendomi a chiave in me stessa, la fame e i chili di troppo. E ogni volta dovevo combattere con entrambe, ogni volta che mi sedevo a tavola, ogni volta che sentivo un buon odore, ogni volta che vedevo qualcuno mangiare, ogni volta che mamma cucinava la torta di mele, ogni volta... davanti ad uno specchio, davanti ad una vetrina di negozi, davanti ad ogni oggetto o cosa che potesse riflettere la mia immagine, vinceva sempre la stessa realtà: l'orgoglio, l'entità che mi rinchiudeva, i chili di troppo.
«Passami il vassoio, Mich» dissi in tono solenne. Lui si bloccò, prese il vassoio e me lo fece dare da un'altra ragazza per non dover alzare il sedere dalla sedia, lo presi in mano, annusai l'odore, afferrai un pasticcino alla crema in una mano, e uno al cioccolato nell'altra. Mi avventai prima su uno e poi sull'altro, senza darmi pace, senza prendere respiro, senza fermarmi, senza gustare nessun sapore, sentivo solo il dolce sulle mie papille gustative. Percepivo la crema spalmata sul viso mentre mangiavo senza un freno, ne presi un altro e poi un altro ancora, qualche pezzo cadeva sul vassoio nella foga e solo dopo aver finito i quattro pasticcini, mi guardai attorno, mi osservavano tutti, Michael e Mich avevano addirittura smesso di mangiare, increduli e la ragazza di fianco a me era rimasta a bocca aperta.
Ma cosa hai fatto, Mya? Cosa hai fatto?
Subito fui travolta da un senso di colpa gigante, sentivo i chili che stavano crescendo, sentivo di star ingrassando a vista d'occhio, dovevo andare in bagno. Dovevo andare a vomitare.
Mi alzai dal tavolo, completamente sporca, e mi diressi verso la porta del bagno, ma subito fui bloccata dal braccio qualcuno che sbarrò l'entrata «Dove pensi di andare Mya? È contro le regole» era lei, era Lidia.
«Lidia, ti prego, fammi passare.»
«Non posso, sono le regole. Sei sorda per caso?» capii che non c'era possibilità di entrare. Mi guardai le mani ancora sporche «Ti prego.»
«No» ghignò lei con un sorrisetto malizioso stampato sul viso.
Mi arresi non c'era modo di entrare senza essere vista. Non avrei mangiato né pranzo né a cena. «Posso almeno lavarmi le mani e la faccia?»
«Ci sono i fazzoletti sul tavolo. Non ti bastano quelli?»
«No, ho bisogno di lavarmi.»
«D'accordo, ma devo entrare con te. Sono...»
«Le regole, sì, lo so.» entrai in bagno dandole una spallata e lei mi seguì, non appena fui completamente pulita, andai nella sala comune, gli altri erano già là.
Dio, ma sono ovunque?
La ragazza zombie venne verso di me «Comunque piacere, io sono Myriam Sullivan» allungò la mano perchè io la stringessi, ma non lo feci. I capelli castani erano tenuti lontani dal viso, da una fascia rossa a pois. Questo marcava ancora di più la sua scatola cranica, mi faceva quasi senso. Io ero così? Sarei diventata così?
«Io sono Mya» dissi in breve a tutte le persone che mi guardavano.
Lei mi sorrise dolcemente, aveva le labbra screpolate e mi presentò gli altri «Loro sono Grace e Victoria» indicando due ragazze che non mi degnarono nemmeno di uno sguardo perchè troppo intente a parlare tra di loro sul divano. Erano delle belle ragazze, avevano entrambe i capelli castani, ma una aveva gli occhi neri e un'altra grigi. Non si somigliavano, quindi dovevano essere semplicemente amiche.
«Lui è Andrew, e Logan è di sopra, come sempre, si isola dopo ogni pasto, è fatto così» Andrew si toccò i capelli, sistemandoseli dietro l'orecchio «Ciao Mya» mi fece un gesto con la mano e io alzai il mento di tutta risposta.
Già odiavo quelle facce, già odiavo tutto. Ed era solo il secondo giorno, ma non bastava, ero divorata dal senso di colpa per aver mangiato così tanti dolciumi e schifezze varie e non ero nemmeno riuscita a contare le chilocalorie.
Resisti!
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Non vi scordate di passare a dare un'occhiata a "Tutte le stelle del cielo", la mia seconda storia ambientata a Roma❤
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REMEMBER ME ✩CARTACEO✩
ChickLitDISPONIBILE SU AMAZON E NELLE LIBRERIE FELTRINELLI E MONDADORI, SOLO SU ORDINAZIONE! Mya Parker è una ragazza che soffre di anoressia nervosa, costantemente ossessionata dal numero della bilancia. Ha un sogno nel cassetto: diventare una famosa scrit...