ASSO
Erano nove giorni che non sentivo Mya, ma da quel giorno sul ponte, non avevo sentito più nessuno, nemmeno Ethan. Ero incazzato, frustrato. Non sapevo nemmeno se l'avrei mai rivista al di fuori delle lezioni del corso di Prinn. Ma che andasse anche a fanculo quella ragazzina. Avevo lasciato Lidia per lei, ma ovviamente a lei di questo non importava, a lei importava che io le dicessi la verità. Non le era bastato che avessi chiuso un rapporto che portavo avanti da ben quattro fottuti anni. Le donne sono strane, l'ho sempre pensato e lo penserò sempre. Meglio starne lontano.
Mi trovavo a Times Square, volevo sapere cosa si fossero detti lui e lei. Decisi, quindi, di invitare Ethan a bere qualcosa in un pub vicino alla stazione. «Allora? Com'è andata?»
«Come mai me lo chiedi solo ora, Asso?» mi chiese mentre si accomodava al tavolo con due birre alla spina in mano. Il pub era sempre più frequentato da gentaglia: uomini sposati che ci provavano con le cameriere, vecchi schifosi che guardavano il culo alle ragazzine, ragazzi che spacciavano senza ritegno, l'unica cosa che non cambiava mai, era la qualità eccellente dell'alcol, e per questo sarebbe rimasto uno dei migliori pub in circolazione.
«Ho avuto da fare Ethan. E poi le faccio io le domande qua. Mi dici o no, come è andata?» presi la mia birra e cominciai a mandarla giù.
«Dimmi una cosa Asso» vidi che rimase un attimo interdetto, come se avesse timore, poi prese coraggio «è la sorellina di Madison, vero?»
«Forse non sono stato chiaro» appoggiai violentemente la birra sul tavolo, tanto che traboccò dal bicchiere e cadde per terra «Le faccio io le domande, qua.»
Addrizzò la schiena e allontanò leggermente la sedia dal tavolo «D'accordo, ho capito. Beh non è successo niente. Certo aveva un bel visino, e anche un bel culo ma...»
Che cosa cazzo ho sentito...
Lo presi dal collo della maglietta e lo avvicinai, strattonandolo, al mio viso, sentii l'odore sgradevole del suo alito: puzzava di vino, probabilmente aveva bevuto anche prima di venire al pub, era ubriaco «Pensi di essere divertente, eh Ethan? Quando ti prenderò a mazzate fino a vederti in fin di vita, non sarà così tanto divertente.»
«Okay, d'accordo, ti dirò quello che vuoi sapere, ma lasciami la maglietta» lo liberai e appoggiai la schiena sulla sedia, facendola scricchiolare.
Ethan si mise a posto il colletto della maglietta e si strofinò il collo arrossato dalla stretta «Non è successo niente. Degli uomini la stavano importunando, fortunatamente sono arrivato in tempo per fermarli. Mi dovresti ringraziare, non minacciare. La tua fidanzatina avrebbe incassato un bel po' di uccelli se non fosse stato per me»
Ora basta.
«Piantala Ethan, oppure...»
«Oppure...?» mi sfidò alzando il sopracciglio.
La rabbia mi si avventò addosso come degli avvoltoi sulle carcasse di animali putrefatti. Mi alzai in piedi e lo presi per il collo, lui ci mise un po' per realizzare cosa stesse succedendo, e poi sganciò un dentro sul mio zigomo. Lo spinsi a terra e gli tirai un calcio sulle costole. Le persone stavano iniziando a gridare, mentre alcuni ci guardavano increduli, ma non importava, avrei ammazzato quel figlio di puttana. Gli tirai un secondo calcio, poi un terzo. Notai che faceva fatica a respirare e gli diedi tregua.
«Che ti sia di lezione, sei solo un ingrato» gli sputai in piena faccia. Mi rimisi a posto la giacca scura e mi sistemai i capelli girandomi verso l'uscita, quando sentii una mano toccarmi la spalla. Mi girai e mi arrivò un destro sul labbro, era così forte che il sangue schizzò sulla parete adiacente.
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REMEMBER ME ✩CARTACEO✩
ChickLitDISPONIBILE SU AMAZON E NELLE LIBRERIE FELTRINELLI E MONDADORI, SOLO SU ORDINAZIONE! Mya Parker è una ragazza che soffre di anoressia nervosa, costantemente ossessionata dal numero della bilancia. Ha un sogno nel cassetto: diventare una famosa scrit...