ASSO
«Lid basta. Lid, mi fai male con quei fottuti denti.» Ero sdraiato nel letto e vedevo la coperta rossa abbassarsi e alzarsi ritmicamente. «Lid cazzo, esci da là sotto, me lo stai sdrumando!» Lei smise di fare quello che stava facendo, tirò fuori una mano dalla coperta e ne tirò il bordo per scoprirsi.
Era paonazza sulle gote e i capelli biondi le si erano appiccicati sulla fronte sudata, il sole, filtrato dalle finestre, le illuminava mezzo volto, l'altra metà era in penombra. «È mezz'ora che sei sotto le coperte.» dichiarai serio.
Strisciò verso di me, leccandosi le labbra e mi guardò «Beh, potrei fare altro...» posò le sue dita sulla mia bocca disegnandone il contorno, poi le fece scivolare in basso, sfiorandomi il petto, poi l'addome, si fermò a fare dei piccoli cerchietti intorno all'ombelico e infine arrivò al mio gingillo, stringendolo. Iniziò a sfregare sù e giù la pelle, mentre si mordeva la bocca e vedendo che ero indifferente si mise a gemere per farmi eccitare, poi però si bloccò improvvisamente e rimase ammutolita.
«Stephen, sei con me? Non è nemmeno in erezione.» le spostai la mano e la spinsi sulla spalla facendola allontanare. Mi alzai e mi misi seduto sul bordo del letto con la testa fra le mani. «Cazzo che botta ieri sera, ho bisogno di mangiare qualcosa» presi i calzini spaiati a terra e me li infilai, dopodichè mi precipitai in cucina.
«Da quando sei diventato gay, Steph?» mi gridò lei dalla camera da letto, facendo un risolino «E tu da quando fai così male l'unica cosa che ti riusciva bene?»
Devo aver bevuto tanto ieri sera, pensai, non sarei ridotto così altrimenti.
Lo stomaco era in subbuglio e la testa mi pulsava, non riuscivo a pensare. Il sole, che fino ad un attimo prima, arrivava smorzato dalle tende, stava irrompendo nella stanza illuminando ogni angolo con una luce chiara e soffusa, ma mi dovetti comunque coprire gli occhi con la mano per abituarmi ai raggi. Aprii il frigorifero e presi il latte e le uova poggiandoli sul tavolo di marmo.
Quando mi girai verso il salone vidi Lidia con le braccia incociate al petto, si era poggiata sul telaio della porta che dava sulla cucina, indossava la mia camicia azzurra che le stava grande e le arrivava fin sopra le ginocchia. Alzai lo sguardo e notai che i tre bottoni iniziali erano stati lasciati aperti per far intravedere l'inizio del seno che era più sporgente e rigonfio per via delle braccia che si stringeva al petto. Lo stava facendo apposta.
Mi guardò e mi lanciò un sorriso malizioso mettendosi una mano tra i capelli selvaggi, poi si avvicinò al tavolo e gli diede due o tre pacche con la mano «Lo potremmo fare qua sopra, che ne dici?»
«Merda!» esclamai, lei era alle mie spalle.
«Che succede amore? Non ci avevi mai pensato?»
«No, è per il frullatore.»
Sentivo che mi stava guardando anche se non la potevo vedere, mentre staccavo e riattaccavo la spina ripetutamente.
«Il frullatore? Io capisco che ormai abbiamo usato tutti gli oggetti possibili come sex-toys, ma non capisco come il frullatore possa...»
«Cristo Lidia, vuoi chiudere quella boccaccia? Il frullatore non si accende, sembra rotto e io devo frullare il cazzo di latte e le cazzo di uova.» provai più volte a premere il bottone, ma non ne voleva proprio sapere di funzionare.
«Steph, tesoro, calmati ti prego, stai urlando come un matto, è solo un frullatore.» mi si avvicinò mentre stavo cercando di capire cosa gli fosse successo e mi abbracciò da dietro, stringendomi le braccia sui pettorali.
«Ma l'hai capito che mi sta scoppiando la testa e devo mangiare?»
Sbuffò pesantemente, sembrava annoiata «Amore, te lo ricordi la prima volta che ci siamo incontrati? Non è stato così magico?»
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REMEMBER ME ✩CARTACEO✩
ChickLitDISPONIBILE SU AMAZON E NELLE LIBRERIE FELTRINELLI E MONDADORI, SOLO SU ORDINAZIONE! Mya Parker è una ragazza che soffre di anoressia nervosa, costantemente ossessionata dal numero della bilancia. Ha un sogno nel cassetto: diventare una famosa scrit...