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MYA

Avevo appena finito di seguire la lezione su Skype. Prinn era stato fin troppo comprensivo e gentile, poi, una volta finita, aveva ricordato che entro un mese da oggi, ci sarebbe stata da pagare la rata. La lezione non era stata stancante, avevamo analizzato un libro di uno scrittore esordiente per vedere quali fossero i punti di forza e quali quelli deboli.

Prinn ci teneva a farci capire che uno scrittore pubblicato non è un semi-dio o roba del genere, è semplicemente una persona, una persona che come noi, sbaglia. Ci ha fatto notare che alcuni capitoli erano stati messi per "riempire" dei vuoti che altrimenti i libro avrebbe avuto.

Avevo imparato che nessun libro era perfetto, nemmeno quelli di Oscar Wilde,e forse, nemmeno quelli della Rowling, ma su quello ancora avevo dei dubbi.

Mi squillò il telefono, e fui felice come una Pasqua nel vedere che il mittente era proprio papà.

«Papi» esclamai non appena accettai la chiamata.

«Amore mio. Come stai? Tutto a posto? Come va il corso? Sei ancora dentro sì?! Non è che ti hanno tagliata fuori. Altrimenti vengo io là e faccio un casino»

Mi venne da ridere davanti a quelle parole che pronunciò con non poca enfasi «No papà, sono ancora dentro tranquillo»

«Hai conosciuto qualcuno di interessante?»

Non avevo mai mentito a mio papà ma mi chiesi se fosse proprio il momento giusto per dirgli di Asso. Dopo mi convinsi che forse lui avrebbe capito «In realtà ci sarebbe una persona...» dissi con la mia vocina da bambina, quella che facevo sempre quando mamma mi beccava nei guai, poi arrivava papà che si scioglieva davanti ai miei occhietti da cerbiatto e le diceva che ero solo una bambina e che non serviva sgridarmi.

Come quella volta che ho pitturato sul muro con la vernice che papà teneva nel ripostiglio degli attrezzi. Mamma appena entrò in camera si infuriò come una matta, mi disse che ero un casino e che meritavo tante sculacciate. Papà quando entrò in camera si mise a ridere. Che problema c'è, Danielle? È il pretesto giusto per ripitturare la sua stanzetta, aveva detto papà con il suo tono calmo. E dopo un'ora avevamo levato il letto, la scrivania e l'armadio per metterci a pitturare insieme a Madison.

«Ah Mya, il tuo tono di voce mi dice che c'è qualcosa sotto. Chi è l'uomo con cui devo competere?» lo immaginai mentre rideva sotto i baffi e mi misi a ridere come una matta.

«Papà, per quanti principi possano farmi la corte, tu rimarrai per sempre il mio re»

«Sì e tu sempre la mia paracula. Forza spara»

«Si chiama Stephen. Ci siamo frequentati per un po' ma ora non lo vedo più»

«Non mi dire che... insomma non... non ti avrà usata...»

«Oddio no papà» queste conversazioni con mio padre mi mettevano terribilmente in imbarazzo e mi facevano arrossire come un peperone «No, no e no. È che ho deciso di mandarlo via. Sai mi ha detto che lui per me non era la cosa migliore e se n'è voluto lavare le mani. Ma poi è tornato... e io l'ho mandato via»

«Ci stavi bene? Ti ha mai fatta sentire inferiore?»

«No.» risposi secca e sincera.

REMEMBER ME ✩CARTACEO✩Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora