La testa era china: calcoli,verifiche.
Ero sommersa da mille " faccio questo",alzai il capo come per rilassarmi.
Vidi un uomo, non ne fui attratta per la sua bellezza ma perché quella figura a parere mio stonava con l'ambiente: elegante, sicuro di sé ma cupo,come cupo era il suo soprabito in pelle grigio , lungo fino ai piedi ed i guanti, indossati, dello stesso colore e tessuto.
Con lo sguardo lo seguii fino a vederlo sparire dietro ad una parete.
Non seppi chi fosse,non me lo domandai neppure ma pensai a quell' uomo continuamente.
Ritornò, a periodi alterni ritornava.
Il soprabito ed i guanti erano gli stessi , a volte li indossava e a volte li teneva tra le mani e la sua valigetta porta pc.
Forse ci scambiammo solo sorrisi di cortesia, il saluto.
Lo ritrovai davanti a me con un' altra persona, questa volta ci presentammo , continuavo a non sapere chi fosse ma dovetti parlargli insieme per un' ora o più.
Era elegantissimo, continuava a stonare con l' ambiente.
Non ero agitata, ero sicura di me e quell' uomo sotto certi aspetti mi incuriosiva.
Cercai di non posargli gli occhi addosso ma gli parlai fissandolo negli occhi.
La sua sicurezza era quasi fastidiosa ma mi dava l'input per essere all' altezza di quell' incontro; non dovevo apparire insicura ma professionale, insomma dovevo essere perfetta, lui lo era.
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Se solo potessimo essere di nuovo estranei.
RomantizmElisa aveva trovato l' amore, Marco ci giocò.