Prologo

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1 febbraio 2015, Villa Montmorency

La sveglia suona, mi affretto a spegnerla, e ad alzarmi dal mio comodissimo letto king-size.
Vado al piano di sotto, dove una delle mie cameriere sta cucinando la mia solita colazione, bacon e uova.
-Buongiorno signore.- mi saluta, e in risposta le faccio un leggero cenno del capo, ancora assonnato.
Mi siedo al grande tavolo, sempre tirato a lucido, in attesa che il piatto mi sia servito, e dopo un paio di minuti, comincio a mangiare.
Una volta finito, lascio tutto in disordine, sapendo che qualcuno metterà tutto in ordine, per poi andare di nuovo al piano di sopra e farmi una doccia.
Con ancora i capelli bagnati, mi reco nella mia cabina armadio, dove in bella mostra, ci sono completi eleganti Bulgari e Gucci.
Vado verso un completo scuro, indossandolo senza fretta, per poi scegliere una cravatta blu dal mobile dove ho la mia collezione immensa di cravatte per ogni occasione.
Mi guardo un'ultima volta allo specchio, trovandomi affascinante come sempre, per poi recarmi nel mio studio, dove la mia segreteria mi aspetta, già indaffarata.
-Signor Stilinski! È in ritardo.-
-Cassidy, sai che odio svegliarmi prima delle dieci, urta la mia concentrazione.-
-Alle dieci e mezzo ha un appuntamento con la sua sarta personale per le prove del suo completo Gucci per lo spettacolo di beneficienza di questa sera.-
Alzo gli occhi al cielo, avendone già abbastanza di questa giornata, desiderando andare in qualche locale per bere del bourbon invecchiato.
-Chiama Jack allora no?- dico ovvio, riferendomi al mio autista.
Senza dire altro, esco dalla stanza, per uscire.
Una volta vicino la porta, ecco Jack che mi aspetta con il mio cappotto lungo Armani, e una volta aiutato ad indossarlo, ci rechiamo fuori, e dopo aver aperto la portiera della Rang Rover, e avermici fatto accomodare, con un sigaro già pronto sul sedile accanto al mio, parte verso la boutique Gucci in centro dove passo la maggior parte del mio shopping.

In quello stesso momento, in un qualsiasi Banlieue di Parigi

-Ehi Hale!- mi chiama una voce.
Cerco di alzarmi seduto, ma le forze mi mancano.
Questa notte non ho avuto la fortuna di riuscire ad entrare nel centro per senzatetto, quindi ho dovuto dormire dietro questa merda di cassonetto.
Ho un assoluto bisogno di cibo e anche di una doccia calda.
Sono ormai tre notti di fila che dormo per strada, e non faccio altro che girovagare per Parigi, in cerca di qualche nicchia in cui ficcarmi per non sentire freddo.
A volte rimpiango l'America, soprattutto quando mi trovo in queste situazioni scomode, a dover passare le notti al freddo, mentre degli ubriachi, o peggio, vomitano accanto a me, dopo aver speso i pochi soldi rimasti in alcol o droga.
A volte, rimpiango l'America.
A volte, sento di averne abbastanza.

Sei tu la mia ricchezza nella miseria [STEREK]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora