«Dobby conosce un posto perfetto signore!»
esclamò contento.
<<Dobby l'ha sentito dire dagli altri elfi domestici quando è arrivato a Hogwarts, signore. Noi la chiamiamo stanza
Va-e-vieni, signore, oppure Stanza delle necessità!>>L'esercito di Silente (Harry Potter e l'Ordine della Fenice)
La stanza delle necessità.
C'era qualcosa di così crudelmente affascinante in quella stanza. Rose lo aveva sempre pensato.
Non era tanto la sua capacità di apparire e sparire, quanto il fatto che sapesse capire i tuoi bisogni senza che tu nemmeno ti fossi accorto di averli.
Le capitava, a volte, di recarsi lì per allenarsi e di ritrovarsi invece in un bellissimo bagno, con un'enorme vasca piena d'acqua calda al centro.Con il passare del tempo, aveva imparato che era meglio non passare nei paraggi se non nel caso in cui la sua meta fosse proprio quella.
La verità è che la spaventava sapere che ci fosse qualcosa in grado di conoscere i suoi desideri, indipendentemente da quanto abilmente lei li nascondesse.Mentre camminava in direzione del settimo piano, Rose ripensò a tutto ciò che le aveva detto Malfoy, a proposito dei pensatoi.
Non poteva nemmeno immaginare come fosse possibile che quel fastidioso e arrogante ragazzino Serpeverde fosse riuscito ad aiutarla veramente. Si sarebbe aspettata tutto meno che questo.
Questione di fortuna. Pensò.
Non ne era del tutto sicura, però. Era inusuale che qualcuno conoscesse qualcosa che lei non aveva mai nemmeno sentito nominare. Non è che si considerasse più intelligente, non aveva di certo un quoziente intellettivo superiore alla media, anzi. Era più una sorta di resistenza all'aiuto altrui, dovuto alla mancanza di fiducia che aveva negli altri.
Faticava a fidarsi di se stessa, figurarsi di chi le stava intorno.
Sentiva che, in qualche modo, permettere a qualcuno di entrare nella sua mente l'avrebbe resa vulnerabile. La mente umana, in tutta la sua complessità, era secondo Rose avvolta da un'aurea di solitudine impossibile da scacciare.
Per quanto uno potesse provarci, era una lotta persa in partenza.
Quello che accade nella propria mente, rimane nella propria mente. È impossibile da comunicare, impossibile da condividere. Ci si può raccontare agli altri, ma non ci si può capire.
Non per scelta, ma per l'inevitabile. L'umanità è una collettività, è unita, comunitaria. L'uomo però, è un individuo. E l'individualismo non è un peccato, è semplicemente la consapevolezza che lo raggiunge alla fine della giornata, quando abbandonando le mere illusioni del giorno vissuto, gli appare davanti agli occhi la sua misera condizione: è solo. Solo nella sua anima, solo nella sua mente, solo a tormentarsi di questa solitudine.
Solitudine. Ecco l'unica vera compagna, quella fedele, quella che non tradisce mai.
A volte sembra nascondersi, a volta lo fa davvero. Si nasconde da coloro che si soffocano nella quotidianità. Da coloro che cercano di affogare la propria mente nelle abitudini, nelle mode, nelle consuetudini.
Loro, che apparentemente sono i più forti, coloro che nella vita di ogni giorno lottano con tutte le loro forze, senza scrupoli, per ottenere di più, e ancora di più, e sempre di più da questo mondo. Lo spremono come un'arancia fino all'ultima goccia, cercando di bere più succo che possono. Questi, che appaiono come i più forti, sono in realtà i più deboli. Sono coloro che non vogliono vedere la solitudine che hanno dentro, che hanno attorno, che hanno accanto. Sono ciechi perché vogliono essere ciechi. Sono tormentati da questa condanna, ma sono troppo deboli per accettarla. Così la sparano fuori, in tutte le direzioni, su chi sta loro intorno.
L'odio, l'intolleranza, l'insofferenza, la prepotenza, l'ingiustizia, l'arroganza, germogliano nella mente dei deboli. Crescono come un cancro, autocreato da loro stessi come forma di difesa dalla certezza della propria condizione.Facendo questi ragionamenti, Rose non poté impedire a se stessa di far apparire al centro della sua mente l'immagine di quell'uomo. L'assassino dai capelli biondi. Non era un volto definito, anzi, era sfocato ancora di più con il tempo.
L'unica cosa che spiccava, erano quei capelli. Se mai avesse dovuto incontrarlo, Rose era sicura che l'avrebbe riconosciuto.
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Looking for myself
Fiksi Penggemar"Continuo a perdermi. Ogni giorno. Mi cerco disperatamente nella testa, nel cuore, nello stomaco. Cerco dentro di me un segno che mi dica chi sono, ma trovo solo nebbia. E mi illudo di potercela fare. Di poter dire questa sono io, prendimi per quell...