Capitolo9

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Lauren's pov

Sono nel bel mezzo di una riunione di marketing, una roba noiosissima ma questo è uno dei miei compiti, non solo scegliere le nuove collezioni della stagione.
Per arrivare fin qui ho dovuto prendere due lauree, una in moda e l'altra in marketing e commercio. Mi è costato molto, non in termini di denaro, non ho mai avuto problemi, ma il tempo che ho sottratto a Camila e spesso a mia figlia.
Forse non è stata una buona idea fare Cheyenne subito dopo il diploma, magari non avrei perso quasi un anno intero della sua vita se avessimo aspettato.
Ma io ero così ambiziosa, volevo tutto e subito e mentre studiavo avevo un pancione enorme e poi è nata lei, la mia gioia più grande.

La riunione va per le lunghe, quindi mi perdo nei miei pensieri, interrotti dal mio telefono che vibra. Camila mi sta chiamando, leggo di sfuggita.
Scuoto la testa e riguardo bene lo schermo...Camila mi sta chiamando?
Chiedo scusa ai presenti ed esco dalla sala riunioni, portandomi il telefono all'orecchio.
«Camila, buongiorno»
«Lauren, scusami il disturbo...»
«Nono tranquilla» la interrompo «Dimmi»
«Dovresti venire a scuola, nel mio ufficio per favore, il prima possibile»
La sua voce è seria e preoccupata. C'è qualcosa che non va, ma non mi faccio prendere dal panico.
«È successo qualcosa a Cheyenne?»
«Sì, dovresti venire qui e all'entrata dici che hai un appuntamento con me. Non ha combinato nulla lei, tranquilla»
Saluto Camila e riattacco.
Prendo un respiro profondo e mi dirigo nel mio studio, seguita dalle mie segreterie, le quali vengono subito informate che mi devo assentare per il resto della giornata.
Se è successo qualcosa a Cheyenne, qualsiasi cosa sia, voglio prendere tutto il tempo del mondo e stare con lei, sia se è nel torto o no.
Penso che questo lavoro, soprattutto da quando ci siamo traferite, mi abbia rubato molto tempo e devo stare con lei.
Ed è vero che sono tornata a Miami per Camila, ma per i primi tre mesi l'ho negato a me stessa, solo perché non ero pronta e non avevo il coraggio di rivedere il suo volto o sentire la sua voce. Questi recenti incontri mi hanno presa alla sprovvista e ancora mi devo abituare all'idea che possa sentirla o vederla ogni tanto.

Arrivo a scuola dopo un quarto d'ora dalla chiamata di Camila. Ho beccato molto traffico lungo la strada e ho fatico anche a trovare parcheggio.
All'entrata mi chiedono il motivo della mia presenza, dico di aver un appuntamento con Camila e mi lasciano passare.
Arrivata a destinazione, busso un paio di volte e sento la sua voce che mi invita ad entrare.
Quando entro vedo Camila seduta a terra con la testa di Cheyenne sulle sue gambe e quest'ultima sdraiata sul pavimento che fissa il soffitto.
«Vieni Lauren»
Mi fa cenno di sedermi accanto a lei.
Stranita da quella scena, non proferisco parola e faccio come mi dice. Mi siedo a terra vicino a lei e rimaniamo per un po' in silenzio.
«Posso sapere cosa è successo?»
La mano di Camila, che prima accarezzava i capelli di Cheyenne, si posa sulla mia. La stringe forte.
«Lei sa tutto, ci ha sentite venerdì sera e ha avuto un attico panico e una crisi di pianto isterica»
Chiudo istintivamente gli occhi e rilascio un sospiro, stringendo a mia volta la mano che tiene Camila. Sento il suo pollice muoversi sul mio dorso e in quell'istante incrociamo il nostro sguardo.
Non nascondo la preoccupazione e il non sapere cosa e dire e cone muovermi.
«Le ho spiegato che sei stata tu a mandarmi via, ma questo non vuol dire che non la amiamo o che abbiamo voluto farle del male intenzionalmente»
«Hija» sussurro
Lascio andare la mano di Camila e mi piego in avanti, mettendomi sulle ginocchia.
«Perdonami per averti tenuta lontana da tua madre, perdonami per averti nascosto la verità e aver cancellato ogni tuo ricordo con lei. Camila non c'entra niente, sono stata io ed è vero! Prenditela con me, ma non con lei che ti ha cercata ed io l'ho impedito»
Sono responsabile è colpa mia.
«Mi vergognavo di me e sono stata così egoista da fare del male ad entrambe piuttosto che affrontare la situazione»
Lei è immobile, non batte ciglio. Mi distrugge vederla in quello stato ed è solo colpa mia.
«A me non interessa se tu sei lesbica mamma»
La sua voce è appena udibile.
«Puoi essere chi vuoi, ma non avevi il diritto di negare la maternità a Camila e privare di me della sua presenza e poi...» un singhiozzo «Dopo il primo giorno di scuola mi hai detto di stare lontana da Camila, se davvero sei venuta qui per lei, quanto tempo avresti aspettato prima di dirmi chi sono davvero? Io sono sua figlia e avevo il diritto di averla al mio fianco»
Mi lascia senza parole. Lei ha ragione, non avevo alcun diritto di toglierle la madre. Sono un mostro.
«Odiami, hai tutto il diritto» la mia voce trema «Spero che un giorno io ti possa spiegare tutto, ma ora non riesco Cheyenne, ti chiedo tempo e ti chiedo perdono»

Camila si mette in ginocchio come me, appoggia il mento sulla mia spalla e mi rassicura con la sua voce calma e ferma.
Quanto mi era mancata la sicurezza che mi dava la sua presenza, la sua forza in momenti delicati.
«Lasciamola elaborare ora»
Mi sposta i capelli dietro l'orecchio e traccia delle linee con le dita sul collo. Il mio punto debole...
Se mi toccano il collo io mi rilasso e Camila lo sa bene.
«Cheyenne vuoi andare a casa?»
Si mette finalmente seduta, ma non guarda nessuna delle due faccia.
«Vengo con te a casa?»
Nuovamente ignora Camila.
«Vuoi stare qualche giorno da Camila, così non mi vedi per un po'?» suggerisco
Ci mette un po' a rispondere, poi annuisce col capo e mi chiede pure scusa per la sua scelta. Fa male questa sua voce assente che chiede scusa quando sono io quella che deve farsi perdonare.
«Quindi è deciso» Camila rompe quel breve silenzio «Starai un po' con me e andrà tutto bene»
Ad un certo punto Cheyenne si butta tra le braccia di Camila. La testa affonda sul suo seno e lei le bacia la testa, stringendola forte.

Cheyenne ||CAMREN|| (rivista)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora