Capitolo14

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Lauren's pov

«Camila sei a casa?»
La mia voce è agitata. Sto uscendo di corsa dal mio studio e nel mentre frugo nella borsa per cercare le chiavi della macchina.
«No sto andando ora, hai ricevuto il messaggio di Cheyenne?»
Anche lei sembra molto preoccupata dal tono.
«Sí...» sospiro «Ti prego rimani in chiamata con me finchè non arrivo»
«Certo Lauren» mi rassicura «Avrà avuto un attacco di panico e si sarà spaventata»
«Non lo so» rispondo duramente
Sono già a metà strada, manca poco per arrivare a casa di Camila.
«Mi ha scritto che stava male, aveva paura e di correre da lei»
«Ehi ehi» mi riprende subito «Fai un respiro profondo»
Ultimi due incroci. Seguo il consiglio di Camila, provo a trattenere il fiato e buttare tutto giù.
Parcheggio davanti al vialetto, arrivo insieme a lei. Entrambe scendiamo di corsa dalla macchina.

Mi prende la mano e mi tira con passo spedito verso la porta.
Le luci sono spente, sembra non esserci nessuno in casa. Avanziamo chiamando Cheyenne, ma non risponde.
Percorriamo il corridoio buio e una volta messo piede in salotto, la mia bocca si schiude leggermente.
«Camila...» la chiamo quasi con un sussurro
Lei entra qualche istante dopo, al mio fianco. Mi volto verso Camila e lei guarda me.
Sul tavolino ci sono delle candele accese, dei piatti tipici cubani e una bottiglia di vino con sopra attacco un post it.
Prendo il bigliettino dalla bottiglia e mi schiarisco la voce prima di leggerne il contenuto.
«Sono andata ad allenarmi, vi lascio casa libera. Divertitevi, Cheyenne»
Camila ridacchia divertita.
«Ci lascia casa libera» ripete ridendo «Che carina»
«Era solo una trappola» sospiro «Mi sa che qualcuno ci abbia sentite qualche giorno fa»
Camila scuote la testa, accende le luci e spegne le candele. La guardo confusa, non capisco questa sua reazione.
«Ma perché? Cheyenne ci ha organizzato questa sor...»
«Non ho voglia Lauren» sospira «Mi fa davvero piacere questo gesto, ma non deve essere lei a spingerci. Io ho bisogno di tempo, io voglio essere vicina a te e aiutarti, voglio mia figlia nella mia vita, voglio... io voglio»
Scuote la testa e si ammutolisce.
«Cosa vuoi?» la incoraggio a continuare
«Voglio potermi fidare di te!» rompe il silenzio «Io provo qualcosa per te, so che ti amo anche io Lauren, sei un amore che mai potró dimenticare e sei la madre di mia figlia! Ma io mi fido di te? Dobbiamo ricostruire qualcosa che si è rotto e non sarà una cenetta a lume di candela o una bottiglia di vino a...»
Il telefono di Camila interrompe il suo discorso. Inizialmente desiste, poi sbuffa e risponde.
Io la osservo un po' delusa, un po' con le lacrime agli occhi. Guardo il soffitto cercando di reprimere le lacrime. Mi sento una stupida!
Camila mi guarda dispiaciuta e mentre risponde alla chiamata mi prende la mano, mi tira a sè e lascia che mi appoggi alla sua spalla.
«Scusami, chiamata di lavoro»
Ancora sono appoggiata a lei, non accenno a spostarmi.
«Ehi»
Chiudo gli occhi al suono della sua voce e non cerco più di reprimere le lacrime.
«Lolo»
Il mio soprannome è una fitta al cuore. Mi ha sempre chiamata così ed io la chiamavo Camz.
Mi abbraccia, mette una mano sulla mia testa e una attorno alla mia vita spingendomi a lei.
Mi lascia un bacio sulla testa e dondola, provando a calmarmi.
«Lolo non ti ho detto no, ti sto dando una possibilità e anche a me stessa, perché non è detto che siamo ancora compatibili, non è detto che siamo davvero destinate a stare insieme. Noi ci proviamo per noi stesse e per Cheyenne, ma dobbiamo darci tempo. Io apprezzo il nobile gesto di nostra figlia, ma non ho molta voglia sinceramente perché non è uscito da me o da te, lo sento forzato»
Non mi lascia andare, continua a stringermi.
«Devi dimostrarmi che posso fidarmi di te e che non hai paura di stare con me e di ammettere chi sei davvero»
«E se non dovessi riuscirci?» sussurro nell'abbraccio «Te ne andrai»
Interrompe il contatto ed io abbasso la testa, non ho il coraggio di guardarla.
«Non lo so Lauren, non voglio dirti le solite cazzate adolescenziali del tipo "ti aspetto", perché nella vita bisogna andare avanti e non aspettare, nella vita bisogna anche essere egoisti»
Solleva il mio volto poggiando la mano sulla guancia e insiste per cercare il mio sguardo.
«Non puoi tornare dopo più di dieci anni e pretendere che io ti aspetti»
«Hai avuto altre?» domanda a bruciapelo
Non risponde subito.
«Ci sono solo stata a letto, ma non ho avuto altre relazioni e non faccio sesso da qualche anno. Forse in un certo senso ti ho aspettata, forse speravo di poterti rivedere una volta che Cheyenne avrebbe compiuto la maggiore età, lì sarei andata da lei e...» sospira «Non mi sono più innamorata Lauren, perché io amo te ed è stato difficile farmi toccare da altre o provare a conoscere altre donne»
La sua voce è così chiara e dolce, un suono lieve. Queste sue parole mi riempiono talmente tanto che mi lasciano sfuggire un sorriso.
«Sei bellissima quando sorridi»
Mi mordo il labbro un po' imbarazzata.
«Sei bellissima» ripete nuovamente
E ripete ancora sorridendo, avvicinandosi sempre di più, fino a rimanere fronte contro fronte.
Il nostro respiro è all'unisono.
Sono così rigida, mi sento quasi bloccata. Non mi sposto e non mi avvicino ulteriormente. Ho paura di fare qualsiasi passo.
«Perchè non mi baci?»
«Ho paura che tu possa andare via»
«Sei tu ad essere andata via»
I nostri nasi si sfiorano. Nessun bacio.
Entrambe ci allontaniamo nello stesso istante.
«Non sei pronta»
«Neanche tu» obietto
Nessuna delle due osa continuare la conversazione.

Cheyenne ||CAMREN|| (rivista)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora