Capitolo22

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Camila's pov

Il weekend è il giorno della settimana che piú preferisco perché posso staccare dalla solita vita, prendere un volo per Cuba e passare del tempo con Lauren.
Stiamo riprendendo la nostra relazione, lei continua a lavorare su sè stessa e nell'azienda di famiglia. Nel frattempo lei deve cercare di prendere una decisione e capire se vale la regola pena aspettare Cheyenne e lasciarle il posto oppure uscire allo scoperto ed essere la signora della moda con me al suo fianco.
È giá un mesetto che faccio avanti e indietro da Cuba e quando non posso io viene lei, spuntando dal nulla con un mazzo di fiori o delle cene romantiche improvvisate.
Ho sempre amato Lauren per la sua finezza, la sua eleganza, la sua delicatezza e cura nelle cose e nei dettagli e devo ammettere che mi è mancata molto la sua presenza in questi anni.
Mi sono mancate soprattutto le piccole cose, come tenerci per mano o i lunghi silenzi pieni di parole che solo noi possiamo ascoltare.
Amo il weekend perché Cheyenne va da sua zia ed io posso avere la mia intimità con Lauren e svegliarmi il sabato mattina abbracciate a lei, sotto le coperte. Il mio buongiorno preferito.
Questa mattina il buongiorno è diverso...
Solitamente io e Lauren dormiamo fino a tardi, ma oggi ricevo un messaggio di mia figlia prima di metà mattinata. Un messaggio insolito in cui mi chiede di vederci al campetto da basket e di portare la palla.
Insolito perché dovrebbe essere con sua zia e rientrare per l'ora di pranzo e insolito perché un canestro c'è a casa, avremmo potuto fare due tiri qui.

Ci metto una mezz'ora abbondante per riconnettermi con la realtà, prendere un caffè veloce e sistemarmi. Prima di uscire lascio un post it a Lauren scrivendole che sono con Cheyenne, in modo da non farla preoccupare.
Mentre guido per recarmi al campetto, mia figlia mi manda messaggi e mi chiede quanto manca al mio arrivo. Onestamente non riesco a capire la sua fretta e perché non sia tornata a casa. Ho provato a chiederle, ha insistito perché fossi io a raggiungerla.
Parcheggio nel primo posto libero ed eccola li, sola su una grata con il cappuccio della felpa alzato. I gomiti sono appoggiati sulle gambe e con le mani si tiene la testa, mi sembra assorta molto nei suoi pensieri.
«Non potevamo vederci a casa e giocare li?»
Ecco l'annuncio del mio arrivo. Lei non si volta.
«Devo parlare con te»
Ha un tono molto serio.
«Non potevi farlo a casa?»
Mi siedo sulla grata a cavalcioni e aspetto che mi dica qualcosa.
Si toglie il cappuccio e si volta verso di me.
Ha un taglietto sul viso e la guancia rossa. Poggio la mano su quella parte e lei strizza gli occhi facendo una piccola smorfia. Una smorfia non di dolore o fastidio, forse di rabbia o disgusto.
«Chi è stato Cheyenne?»
Lei ignora la mia domanda.
«Non posso parlare a casa perché non voglio parlare con Lauren e avevo bisogno di sfogarmi con una palla e capire cosa devo fare»
Prende la palla la stringe tra le mani.
«Cosa devo fare» ringhia
«Chi è stato Cheyenne?» ripeto nuovamente
«Devo prendere il suo posto? Io voglio giocare, io voglio continuare a indossare una divisa, perché devo rinunciare a tutto questo?»
Continuo a ignorarla come lei ignora me.
«Voglio che tu mi dica come coach cosa devo fare, perché non lo so davv...»
Lei continua a farfugliare parole ed io sovrasto la sua voce.
«Chi è stato?»
Le cade la palla. Mi sembra spaventata.
«Taylor»
Avevo il sospetto ma non volevo crederci. Non volevo dare voce a questo dubbio.
Come si è permessa...
«Come si è permessa a metterti le mani addosso!»
Il mio tono è calmo ma molto duro, sono molto ma molto arrabbiata che se avessi quella donna davanti la ripagherei con la stessa moneta, ma non si risponde alla violenza con la violenza.
«Era brilla, forse più che brilla, era ubriaca...» si morde il labbro
Si mette a cavalcioni sul gradone come me e mi prende le mani.
«Mamma ti devo dire una cosa, perché so che poi uscirà fuori questa cosa e parlerai con lei e soprattutto con Lauren»
La vedo molto titubante, un po' disperata, si sente che ha qualcosa dentro che non può più tenere.
«Mi aveva ricattata di non dire nulla altrimenti lei avrebbe detto...» sospira
«Tesoro mio, qualsiasi cosa sia io sono la tua mamma, sei al sicuro con me»
Lei annuisce ma non sembra molto convinta.
«Ti prego, non mi uccidere»
Il suo tono è quasi una supplica, cosí come il suo sguardo.
«Cheyenne, cosa è successo? È il motivo per cui ti ha fatto questo?»
Nega con la testa.
«Mi vergogno molto s dirtelo, teoricamente è sbagliato, non la voglio mettere nei guai, okay? Ma devo dirtelo prima che sia lei, sempre se avrá mai il coraggio di farlo, non lo so... l'ho messa al suo posto quindi ne dubito, ma se questa cosa dovesse uscire fuori allora voglio che si sappia da me, anche se sono davvero tanto in imbarazzo e ti chiedo umilmente perdono»
Non so se essere confusa perché non ho capito nulla con lei che parla a macchietta o se mantenere una espressione seria o se preoccuparmi, soprattutto per come si sta agitando.
«Cheyenne, parla» la riprendo «Cosa è successo»
«Ho fatto sesso con lei»
Le mie mani scivolano lentamente dalle sue fino a mollare totalmente la presa. La guardo scioccata, senza parole. Provo ad aprire bocca ma non riesco ad ammettere alcun suono.
Riesco solo a buttare un sospiro rumoroso mentre mi passi le mani sulle faccia.
Torna a guardarla e scuoto la testa. Non ho letteralmente parole. Non so davvero...
«Sei minorenne...» scuoto la testa «Cheyenne sei minorenne!» alzo la voce «Cazzo sei minorenne ed è tua zia, ma cosa hai in testa e lei poi? Ma vi rendete conto!»
«Mamma lo so, non urlare per favore» piagnucola
«Non urlare? Sono anche fin troppo calma Cheyenne Jauregui!»
Non sono mai stata cosí dura con lei.
«E se lo dovesse scoprire Lauren eh? Cosa succede? Succede che denuncia sua sorella? Che l'azienda fallisce? Che magari le va in volta il cervello ed io e lei non ci sposiamo più!»
Sono furiosa e inorridita. E soprattutto senza parole... un incesto.
«Per questo ne sto parlando con te mamma! Perché io avevo proposto a Taylor di diventare socia, lei si è incazzata, è diventata una belva, okay? Io volevo solo dare un'ancora di salvezza per farle smettere di bere, di stare in discoteca la notte e per non perdere l'occasione di un lavoro sicuro, ossia una percentuale della sua azienda, ma lei mi ha mandata a quel paese, si è attaccata alla bottiglia e...»
Si interrompe e scrolla la spalle. Sembra non abbia più forza di continuare, probabilmente questo racconto le pesa perché sento tante emozioni in gioco, non per la situazione in sè, ma per il soggetto... ossia sua zia!
«Cosa è accaduto dopo?» la esorto a continuare
«Ho provato a toglierle la bottiglia dalle mani ed è iniziata una lotta in cui non ha vinto nessuno perché la bottiglia è andata in frantumi sul pavimento e lei ha iniziato a spingermi ed o a difendermi e poi mi è arrivato uno schiaffo di rovescio e... niente, volevo solo aiutarla. Non mi importa chi sia lei, per me è Taylor e basta, è sexy, ci sono stata a letto, va bene? Probabilmente non avrei dovuto»
La interrompo squadrandola da capo a piedi.
«Oh no, infatti! Non avresti dovuto Cheyenne!»
«Volevo solo aiutare voi e aiutare lei, ma perché deve fare tutto una ragazzina? Potresti essere con te ad allenarmi o fare colazione fuori e recuperare il nostro rapporto e gli anni persi, invece mi sono infilata nei vostri casini e mi sono davvero stancata!» ribatte con tono duro «Giudicami se vuoi, ma rimango sempre tua figlia e l'unica in famiglia che sta facendo davvero qualcosa perché a Taylor importa solo dell'alcool, a Lauren cosa pensa la gente, a te di sposarti e a me interessa che tutti siano felici e contenti, ma il mio felici e contenti?»
Si alza in piedi e prende la palla.
«Il mio felice e contenta è iniziato quando ti ho conosciuta, Camila, quando pensavo di aver trovato una amica e poi una potenziale coach che mi avrebbe aiutata a prendere la borsa di studio. È stato un trauma scoprire di essere tua figlia ma al tempo tempo ero così orgogliosa e finché non ci siamo impelagate in queste cose legali, io ero felice con te a casa, ero orgogliosa di averti come madre, ma ora sono stanca»
Scende le scalette e va a fare un terzo tempo a canestro.
La raggiungo e le rubo la palla al rimbalzo.
«E cosa vuoi fare? Smettere di essere mia figlia?»
Faccio in canestro da tre punti.
«Vorrei che fossimo io e te, solo io e te e il basket, non voglio più sapere di nessuno» ammette
«E Lauren?»
Fa una finta per volare a canestro, ma io conosco i trucchetti e riesco ugualmente a stopparla stando in difesa.
«Ora non mi interessa, facesse pace con te stesa, che ti sposasse, ma il mio futuro è il basket e tu sei l'unica persona che vorrei davvero al mio fianco»

Cheyenne ||CAMREN|| (rivista)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora