«Stai bene, ti ho fatto male?» domanda con tono gentile
Rimango immobile, quasi pietrificata. Non riesco a muovere un muscolo.
Da quanto sono qui? Sembra passata una eternità, ma con uno scontro ho sognato una vita intera, invece forse è stato solo mezzo minuto.
Ed io come una scema sono qui ad osservare la donna di fronte a me, imbambolata e imbarazzata.
«Ehi, tutto okay?»
Scuoto la testa.
«Sono la professoressa di psicologia, nonché la dottoressa Cabello, la consulente della scuola e anche coach di basket» sorride «Tu sei nuova, vero?»
«Ss...sí» balbetto
Sorride. Ha un bel sorriso.
Mi suscita calore e ancora più agitazione. Il mio cuore batte forte, ho paura che stia per scoppiare.
«Sicura?»
Mi porto una mano al centro del petto e mi piego leggermente in avanti.
«Ehm... io» dico con voce strozzata
Lascio cadere il foglio che tra tengo tra le mani.
Le sue dita sfiorano le mia braccia e mi aiuta ad entrare nel bagno da cui è uscita.
Non capisco piú niente.
Mi lascio prendere le mani da quella professoressa, lascio che me le metta sotto l'acqua fredda. Non capisco il motivo ma mi affido a lei.
Chiude il rubinetto e con un pezzo di carta mi asciuga le mani.
«Ti senti meglio?»
Il suo tono sembra cosí premuroso.
«Non ti ricordi di me?»
C'è un piccolo accenno di speranza nella mia domanda. Chissà se anche lei sta provando le mie sensazioni o forse sono io che mi sbaglio, forse sono io che mi illudo.
«Come potrei dimenticarmi di te» sussurra
Mi mette i capelli dietro l'orecchio e accarezza la guancia. Le sue dita sono così delicate, quasi mi solleticano e mi fanno sentire al sicuro.
«Sei cubana, ti piace il basket e hai una passione per le macchine. Ti sei trasferita da poco perché sei figlia di Lauren Jauregui, una delle persone più influenti nel mondo della moda» sospira
Poggia una mano sul mento per alzarmi il viso.
I suoi occhi penetrano i miei.
«E sei anche mia figlia e ti ho riconosciuta subito, ho riconosciuto i tuoi occhi»
Mi allontana dalla sua presa e abbasso lo sguardo, forse per vergogna.
«Perchè sei andata via?» sussurro «Mi hai abbandonata»
«Ehi» mi prende le mani «Non ti ho mai abbandonata, mi sono lasciata con tua madre, ma ti ho sempre fatto regali di compleanno, ho sempre contribuito alla tua retta scolastica e ho sempre chiesto foto tue»
«Allora perché non c'eri? Non avevo bisogno dei tuoi soldi» ribatto
«Questo lo devi chiedere a Lauren» sospira «Anzi alla sua famiglia, ai suoi nonni. Ma sappi che ho lottato per te, per riaverti e farti venire a Miami»
Sospira nuovamente.
Poggia le mani sui fianchi e si guarda intorno.
La squadro dalla testa ai piedi, senza perdere nessun dettaglio di lei.
Capelli lunghi che le arrivano fino alla schiena, un pantalone nero e una camicia bianca leggermente sbottonata. Il marchio? Jauregui.
Mi sfugge un sorriso. Si è lasciata con mia madre da anni eppure compra i suoi capi.
È davvero una bella donna. Ha un tono dolce, sembra quasi innocente e non penso dentro di me che sia andata via volutamente.
Mi ha lasciato una strana sensazione appena mi sono scontrata con lei, come potevo non riconoscerla.
Mia madre per anni mi ha proibito di parlare di lei. Morto il compagno lei è tornata a rimettere le foto in casa con Camila, le foto di famiglia, soprattutto quando ci siamo trasferite qui.
Non sapevo fosse a Miami, se lo avessi saputo l'avrei cercata appena trasferita per avere spiegazioni o anche solo per abbracciarla.
«Posso...» mi mordo il labbro «Possiamo vederci oggi dopo scuola?»
Abbozza un piccolo sorriso.
«Vorrei tanto poter pranzare con te, lo desidero da tempo»***
Come d'accordo mi vedo con lei davanti al suo studio, di fronte la segreteria. Appena mi vede mi regala un grande sorriso.
È proprio bella. È davvero molto bella e rimango incantata e mi chiedo anche come sarebbe stato vivere con lei, crescere con lei, averla al mio fianco nei momenti peggiori, nelle crisi durante le prime interrogazioni al liceo in cui mi sentivo insicura e i primi appuntamenti, i primi baci.
Non ricordo molto di lei e dei nostri momenti insieme e mi dispiace molto di questo, ma avevo solo intorno ai 4 o 5 anni quando è andata via.Mi fa salire nella sua macchina, lucida e senza un graffio. Sembra tenerci molto.
Sistema il telefono nel supporto, sistema la cintura di sicurezza e mette in moto.
Osservo le sue mani che stringono il volante, il suo viso concentrato, sembro quasi innamorata di lei. Forse sotto sotto lo sono, perché ho sperato per tanto tempo di poter nuovamente stare com lei.
«Cosa pensi?» rompe il silenzio «Vedo che mi osservi»
«È che non ho parole» rispondo automaticamente «Per anni sono stata arrabbiata con te, ma ora... ora vedendoti non mi importa nulla, voglio solo ascoltarti, sapere tutto e sapere se tu vuoi...»
Mi interrompo sentendo un forte imbarazzo.
«Se io voglio?» mi esorta a continuare
Parcheggia nel primo posto libero e si prepara per scendere. Prende la borsa, le chiavi e il telefono e in quel momento mi cade per la seconda volta l'occhio sullo sfondo del suo blocco schermo. L'ho già notato mentre siamo salite in macchina, ma non ero sicura di ció che avevo visto.
Lei e una donna che si baciano. Sembra una serata con vista mare, anzi un compleanno. Ho notato subito una torta e le candeline col numero. Poi c'era un vestito. Un vestito che io conosco molto bene.
La donna che bacia nello sfondo è mia madre e il numero della torta indica che la foto è recente, ha compiuto gli anni tre mesi fa.Scuoto la testa e faccio finta di nulla.
Voglio godermi il presente, voglio godermi la sua presenza. Magari mi sto immaginando quello sfondo e non è come sembra.
Entriamo nel ristorante giapponese e gentilmente mi apre la porta, regalandomi un grande sorriso. Ci accoglie un cameriere che ci accompagna fino al nostro tavolo.
Mi piace questo posto, la vista è molto carina e intima.
«Ovviamente ordina tutto quello che vuoi, il pranzo lo offro io»
«Mi sento un po' a disagio» confesso «Forse sta accadendo tutto troppo velocemente»
Annuisce e allunga una mano sul tavolo per afferrare la mia e mi accorgo di un anello al anulare, una fedina.
«Sei fidanzata?» chiedo a brucia pelo guardando il suo dito
«Ascolta Cheyenne» sorride «Lo so, forse è troppo per entrambe, ma non credo che portarti a pranzo sia stato un errore. Ho aspettato questo momento, ti ho desiderata tanto e...» quasi ride «Sí, sono fidanzata»
La guardo perplessa.
«Non sono io che devo raccontarti questa storia, ma posso solo dirti che sei qui a Miami perché ho insistito tanto, perchè non mi sono data pace e perché un giorno mi sono svegliata e ho detto basta»
Stringo forte la sua mano che tiene ancora la mia.
«Io prima volevo chiederti se volessi ancora essere mia madre»
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Cheyenne ||CAMREN|| (rivista)
FanfictionCheyenne Morgado, giovane studentessa cubana, durante il suo ultimo anno di liceo, scoprirá un segreto che le è stato nascosto per diciotto anni. Sarà in grado di perdonare la sua famiglia?