Capitolo 2

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Jillian's P.O.V

E' strano assaporare quella sensazione di felicità, che finora è rimasta ben lontana dalla mia persona.

Questo primo giorno di scuola è volato. I professori sono molto gentili e disponibili, il contrario della mia scuola a Los Angels.

Lì sembravano sul punto di suicidarsi. Non scherzo!

Ad ogni modo, non ho più avuto spiacevoli incontri dopo stamattina.
Cosa ha quel ragazzo che non va? Poteva semplicemente scusarsi e tornare su i suoi passi, ma ovviamente io dovevo essere la sfigata di turno su cui poteva scatenare la sua ira funesta.

Appena uscita da scuola ho chiamato mamma per vedere come stesse e per aggiornarla sul mio primo giorno. Ci siamo liquidate abbastanza in fretta, purtroppo doveva tornare a lavoro. Ci sono rimasta un po' maluccio a dire la verità.
Ero sempre abituata ad averla tutto il giorno tra i piedi, non in modo negativo ovviamente, ed ora che non la vedo da molto, mi ha infastidita il fatto che mi abbia parlato si e no cinque minuti.

Smetto di pensarci e mi dirigo all'appuntamento per vedere la mia nuova casa, si spera.
L'appartamento me l'ha trovato mamma, a mia insaputa, mi ha detto che si trova sulla George Street, una delle vie principali del centro, neanche molto lontana da scuola.

Inoltre George Street inizia nella parte nord di Sydney a The Rocks a vicino all'Harbour Bridge, proseguendo a sud terminando nella piazza della stazione ferroviaria centrale,cosa molto utile per spostarmi in città,nel quartiere di Ultimo. Dalla piazza della stazione la strada cambia nome in Broadway e svolta in direzione ovest collegandosi anche con la Parramatta Road.

Quando ero piccola, con mamma, ho viaggiato molto per l'America, anche se per piccoli periodi/vacanze. Adoravo viaggiare, di fatti ogni volta che mamma mi avvisava che ci spostavamo per poco, mi facevo dire sempre dire la tappa, poi andavo su internet a cercare tutte le attrazioni più belle, le vie più famose, cosi che quando arrivavamo sul posto sapevo cosa saremmo andate a visitare. Mi piace avere il controllo su tutto.

Le strade sono molto trafficate. Si possono notare uomini in giacca e cravatta che cercano di fermare inutilmente dei taxi. Donne in tailleur con i loro vertiginosi tacchi che solo a guardarli mi fanno venire il mal di schiena. Mi sembra di esser tornata a Los Angeles.
Ragazzi e ragazze che ridono e scherzano, anziani che passeggiano lentamente con affianco, probabilmente, le proprie mogli.

Una visione così rilassata e caotica insieme che mi fa sorridere.

Controllo l'ora tirando fuori il mio cellulare, le quattro meno dieci, sono in perfetto orario.
Il palazzo in questione è altissimo, saranno almeno una trentina di piani, e spero con tutto il cuore che il mio appartamento sia il più in alto possibile. Adoro l'altezza. Osservare le persone da lontano, senza essere notate, capire i reali comportamenti altrui, la trovo una cosa affascinante.

Una ragazza minuta, con dei capelli neri di media altezza mi si avvicina, ha gli occhi di un blu scuro spettacolare, sembra agitata nonostante tutto mi dice con voce un po' tremolante "Piacere, sono Annabel Willson, sono la tua coinquilina, sempre se-cioè voglio dire che, se nel caso accettassi di condividere l'appartamento con me ecco" riesce a concludere con più tranquillità. Mi fa troppa tenerezza.

Io un po' colta alla sprovvista, pensando che avrei dovuto incontrare un agente immobiliare per vedere un appartamento totalmente mio, mi sento un attimo una stupida.

Certo che mamma poteva anche avvisarmi, tanto non mi sarebbe cambiato nulla condividere o meno..

"Uh, piacere mio, sono Jillian, Jillian Hernàndez." le rivolgo un sorriso cordiale, l'ultima cosa che voglio è mettere a disagio le persone.

"Allora Jillian, se vuoi seguirmi - mi fa cenno di seguirla - allora, il nostro appartamento è al ventiseiesimo piano, in totale ce ne sono ventotto, spero che per te l'altezza non sia un problema." esclama un tantino preoccupata.

Mentre mi parla ci rechiamo in ascensore, tutto a vetri, che da sulla città. Meraviglioso.

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