Cap. 4 - Il figlio del Re e la rossa guerriera

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Lo spettacolo davanti a lei era, se possibile, ancora più insopportabile di quello seguito alla distruzione di Pontelagolungo.

Decine e decine di carcasse e cadaveri di Uomini, Elfi e Orchi ammassati gli uni sugli altri, lungo le strade di Dale. Intanto, aveva cominciato a nevicare. Non era un fatto negativo: la neve avrebbe congelato i cadaveri e il puzzo della decomposizione sarebbe stato meno intenso. Regan raccolse da terra il mantello di un soldato morto e lo avvolse attorno alle spalle. C'erano schizzi di sangue, ma non se ne curò.

Quel suono. Doveva raggiungere il punto da cui proveniva. Scorse alcuni soldati radunarsi in fila e andare in una direzione precisa. Li seguì fino al centro della città.

Vide Thranduil. Non sembrava lui, non era affatto quella creatura altezzosa che aveva incontrato nella tenda da campo. Era in armatura, lo sguardo atterrito e perso. Sembrava devastato dalla visione dei corpi dei suoi soldati riversi sul terreno. Aveva come delle striature nere sul viso, sangue di Orco. Arrivò anche Gandalf trafelato e gli disse qualcosa. Qualcosa sui Nani. Regan colse la parole "Thorin" e "là sopra". Thorin aveva risalito Collecorvo, occupato da quell'Azog e dai suoi Orchi e ora era nei guai. Probabile che il Principe di Erebor avesse deciso di affrontare Azog senza valutare il pericolo. Gandalf stava chiedendo a Thranduil di accorrere in suo aiuto, ma subito gli occhi del Re ritrovarono quella durezza che Regan ben conosceva. Non se ne parlava neanche. Thranduil voltò le spalle a un incredulo Gandalf e s'incamminò a passo deciso. Stava lasciando Dale. Regan volle seguirlo, doveva dirgli qualcosa, doveva dirgli di non andarsene, di non abbandonare la città. Avevano ancora bisogno di essere difesi.

Poi vide il Re arrestare la sua falcata bruscamente. Davanti a lui doveva esserci un ostacolo, qualcosa o qualcuno lo aveva fermato. Regan fece il giro del palazzo e sbucò da una viuzza, dove vide meglio quello che accadeva. C'era una donna Elfo parata davanti a Thranduil. Incredibilmente, gli puntava una freccia addosso. Era piuttosto esile, più minuta di Regan, ma aveva il corpo tonico e snello e lo sguardo orgoglioso. Lunghi capelli ramati le arrivavano alla vita. Un'elfa guerriera.

Ma perché si era rivoltata contro il suo Re? Non capiva cosa si stessero dicendo, ma ad una tratto Thraduil, con un movimento fulmineo che gli occhi della ragazza non erano nemmeno riusciti a seguire, tagliò letteralmente in due il lungo arco dell'elfa. Regan si mise una mano davanti alla bocca per soffocare un gemito di paura. Temette per la vita di quella donna, se così si poteva chiamare. Qualcosa negli occhi di quella guerriera le suggeriva che era disperata, che stava soffrendo per qualche motivo e che il Re non era in grado di capire il suo dolore. Ma lei lo vedeva chiaramente. Poi, dal nulla, sbucò un altro Elfo, che si mise fra Thranduil e la guerriera dai capelli rossi. Lo guardò: dal modo aggressivo in cui guardava il Re negli occhi, e dal fatto che quest'ultimo non avesse accennato ad una reazione, capì che si trattava del principe di Bosco Atro. Non somigliava affatto al padre, a parte per il colore dei capelli.

Non aveva nulla della solenne eleganza di Thranduil, ma era giovane e fiero; stava evidentemente difendendo l'Elfo femmina, della quale forse era invaghito. Regan osservò tutta la scena da dietro un muro, stava assistendo a un litigio famigliare in piena regola. Poi il Principe e la sua amica se ne andarono, senza che il Re facesse nulla per fermarli. Li guardò allontanarsi, come pietrificato. Regan immaginò che quando, secoli prima, Thranduil aveva saputo della morte della moglie, avesse avuto la stessa identica espressione sul viso. L'Elfo stava provando un nuovo dolore, stava rivivendo quel senso di abbandono che aveva provato già nella sua lunghissima vita. Questa volta, era stato il figlio a ferirlo.

Gandalf, che come lei aveva assistito alla scena a distanza, gli disse: "Tua moglie non ti ha lasciato solo quella collana..." parlava delle gemme di Lasgalen. Lo Stregone continuò dicendo che il principe di Bosco Atro, di cui Regan non sapeva il nome, era il lascito più prezioso del legame con la Regina e che Thranduil avrebbe dovuto dare a lui tutta la sua attenzione, anziché a un mucchio di pietre. La ragazza non poteva che essere d'accordo: era probabile che Thranduil avesse ignorato il figliolo per tutta la vita, dopo aver perso la moglie. Pensò a Bard e all'amore smisurato che dimostrava sempre verso i suoi tre ragazzi, due modi totalmente opposti di essere padri.

Roswehn di DaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora