Cap. 28 - Gli Haradrim

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Sei uomini, seduti attorno a un faló, osservavano in silenzio il fuoco giallo che si levava alto, circondato da una miriade di minuscole scintille. Si erano nascosti dietro un enorme masso, non lontano da dove era fermo il carro dello Stregone.

Erano mascherati, portavano un fazzoletto grigio  sul viso e una sorta di turbante nero attorno al capo; i loro occhi erano incorniciati da una linea nera, che dava loro un aspetto ancora più inquietante.

Non avevano parlato, per tutto il tragitto, non dovevano farsi sentire dallo Stregone né dall'Elfo di Lórien, il cui udito era finissimo. Li seguivano da quando avevano lasciato i confini protetti dalla magia di quella strega bianca.

Il Negromante aveva detto loro di attendere la seconda notte in cui i tre viaggiatori, fra cui la Regina di Arnor, si sarebbero fermati per dormire all'addiaccio. Dovevano sottrarla silenziosamente alla sorveglianza dell'Istari e dell'Eldar, e condurla nel luogo ove era attesa.

Si sarebbe ribellata, aveva detto. O meglio, l'ospite umana si sarebbe rivoltata furiosamente contro di loro dapprincipio, e dovevano essere forti e preparati. La reincarnazione non era completata, perché la donna di Dale in parte ancora si opponeva alla Regina, ma era questione di pochissimo. Una volta giunta ad Arnor, una volta tornata sul maestoso trono di marmo un tempo occupato da Elendil il grande, le sue resistenze avrebbero ceduto.

I sei uomini erano Numenoreani Neri, anche detti Haradrim. Pronipoti di coloro che per primi avevano abbracciato il culto di Morgoth, ed erano solo un'infinitesima parte della sterminata moltitudine che pian piano si stava raccogliendo attraverso Arda.

"Non riusciremo a passare sotto il naso del Vecchio." disse uno, spezzando quel silenzio pesante. Si abbassó per un attimo il fazzoletto e sputó sulla brace. "Gli Stregoni dormono con gli occhi aperti."

"Ci sta già pensando la nostra sovrana." rispose un altro, affilando un lungo pugnale contro un pezzo di cuoio. "Non dovremo far altro che essere lì, quando verrà verso di noi, e fare in modo che l'ospite non si metta a starnazzare come un'oca."

"Per questo non c'é problema. Ho qui una cosa che l'addormenta di sicuro." disse un terzo, agitando una bottiglietta azzurra. Conteneva del liquido trasparente, sembrava acqua. "Fammi sentire l'odore..." gli disse il tizio con il pugnale, allungando una mano.

"No. Ti manderebbe in letargo all'istante..." rispose l'altro, rimettendo la boccetta in tasca.
"Ricordate che l'ospite non deve essere ferita, in nessun modo." fece il primo, girando uno sguardo severo sugli altri.

"Lo sappiamo Erdeód, non devi ripetercelo ogni giorno," rispose l'uomo col pugnale, intento a rimirare la lama scintillante. "Se venisse ferita anche solo di striscio, noi sei finiremmo a ingrassare i porci!" rise.

 "Se venisse ferita anche solo di striscio, noi sei finiremmo a ingrassare i porci!" rise

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"Non è cosa divertente, idiota."  ribatté il primo che aveva parlato. Era il loro capo. "Ricorda che questo è un onore immenso, per tutti noi: scortare la figlia di Valandil nel grande regno che verrà. I nostri antenati sarebbero orgogliosi. Abbiamo atteso secoli la sua rinascita."

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