Cap. 27 - Argentaroggia

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Gandalf si sveglió all'alba, e per un attimo fu disorientato dalle lunghe fronde del salice, che coprivano il carro come tende di un letto a baldacchino.

Giró lo sguardo verso Roswehn, e quello che vide lo sorprese ancora di più: Haldir era raggomitolato sulle gambe della ragazza, addormentato, la testa posata sul suo grembo. Sorrise. Un'immagine molto tenera, e si rammaricó di non essere un pittore per poterla ritrarre.

Povero Haldir. Si era innamorato di lei. Gandalf sapeva che per l'elfo quella era una specie di condanna.
Se il suo piano fosse riuscito, se a Gran Burrone la giovane di Dale fosse stata liberata da Regan come sperava, sarebbe tornata alla sua famiglia subito dopo, fra la sua gente, nel Regno di Bard l'Arciere. Nel tempo, avrebbe certamente dimenticato lord Thranduil, si sarebbe sposata con un uomo mortale e avrebbe avuto figli, forse. Avrebbe proseguito la sua esistenza in pace e serenità.

Ma Haldir, no. Non l'avrebbe mai scordata, per tutta la sua vita immortale. Costretto a vivere nel ricordo di quei pochi giorni trascorsi insieme, sapendo che la donna, lontana mille miglia da lui, sarebbe invecchiata, la sua bellezza appassita, e si sarebbe spenta prima o poi.

Era così per gli elfi: provavano amore sincero solo una volta nella vita, e il Guardiano del Lórien aveva incontrato la persona più sbagliata a cui dare il suo affetto.

Roswehn dormiva ancora, ma l'Elfo, forse sentendo i pensieri di Gandalf, aprì gli occhi improvvisamente. Lo stregone guardó da un'altra parte, e si stiracchiò le braccia.

"Dimmi Haldir, quanto credi che ci vorrà ancora per Imladris?" chiese, osservando il manto color smeraldo del bellissimo salice.

Haldir saltó giù dal carro, evidentemente a disagio. Di sicuro Gandalf, dopo aver sorpreso lui e la mortale dormire insieme a quel modo, aveva compreso tutto. Del resto, nemmeno ai suoi fratelli aveva potuto nascondere i sentimenti per la donna. Orophin, l'unico dei tre ad aver sperimentato il sesso con donne umane, si era addirittura spinto a dargli dei consigli nel caso in cui lui e Roswehn si fossero trovati in intimità. Come se ne avesse avuto bisogno.

"Credo ancora due giorni, Mithrandir. Mi preoccupa il valico tra le Montagne Nebbiose. Hai scelto di risalire il fiume Celebrand per evitare di passare davanti alle miniere di Mória, e lo capisco. Ma anche questa è zona pericolosa, perfino noi Elfi di Lórien raramente ci mettiamo piede. Le sue acque cristalline sono gelide, e se dovesse piovere il corso puó straripare. È un rischio per noi e per i cavalli." gli disse, mentre si aggiustava la tunica e si allacciava la cintura con pugnale alla vita.

"È vero, ci sono nubi nere là in fondo. Ma non voglio pensare al peggio... ecco, ora il sole è sorto!" sorrise lo Stregone, i cui occhi celesti si riempirono di luce mattutina. "Lei dorme placidamente, ancora." disse, osservando Roswehn.

"Si sveglierà lamentandosi di avere fame." sbuffó Haldir. "La conosco, ormai." Salì in groppa a Jedeon, e condusse il cavallo sul sentiero battuto. "Non ci sono alberi da frutto, qui. Dovrà accontentarsi del pane elfico. E lo detesta." commentó, guardandosi in giro.

Gandalf gli disse: "Non essere troppo premuroso con lei, amico mio. Potrebbe non essere di buon umore quando aprirà gli occhi!"

Difatti, subito dopo la ragazza si sveglió. Gli scossoni del carro l'avevano destata di colpo. "Buongiorno Gandalf..." mormoró. Si massaggió il collo, ancora piagato. "Hey Haldir!" urló. "Buona giornata anche a te, eh!"

L'Elfo fece un breve cenno, senza voltarsi. "Ma tu guarda...mi ignora dopo avermi usata come dannato cuscino per mezza nottata..." brontoló.

"E tu l'hai lasciato fare, giovane." rispose Gandalf, faceto. "Eravate graziosi, qualche minuto fa."

Roswehn di DaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora