Capitolo 14

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 "La verità fa male,
è un dato di fatto.
Ma se trovi il coraggio di tirarla fuori in tempo
ti renderai conto che fanno meno male
quelle conseguenze
di quanto può far male continuare a mantenere il silenzio.
Perché il silenzio sembra innocuo
eppure le allontana le persone che ami. Le allontana più di qualsiasi
altra cosa al mondo."
-Emory Scott-

Mayson –Ventiquattro mesi prima-

La gente crede che prendere delle decisioni sia un lavoro fin troppo facile; rimuginano sulle cose, sulle parole, sulle aspettative che sentono di dover sentire e spesso stilano la lista dei pro e dei contro. Si mettono lì, con quel foglio in mano, e contro ogni normalità sembra che addirittura si divertano a fare questo gioco. L'ho visto fare tante volte, addirittura mia madre ho visto prendere carta e penna, tirare una linea verticale nel centro, e dividere i pronostici tra cose buone e cose cattive, e tutto per decidere se comprare o no uno stramaledetto mobile della sala. Detto in tutta sincerità trovo questo modo di pensare e comportarsi come l'azione più stupida del mondo. È inutile perdere tempo a pensare se una cosa può avere dei lati positivi o negativi: qualsiasi cosa essa sia, avrà sempre dei pro e dei contro in ogni caso.

E lo so perché questa volta ci ho provato anche io a stilare questa merda di lista. Non mi sono messo con carta e penna, non l'avrei mai fatto, ma la mente ha lavorato parecchio per dividere il guadagno dalla perdita.

Ci ho riflettuto bene, ci ho bevuto sopra e sono tornato a rifletterci dopo. Mi sono preso quattro giorni per decidere cosa fare, ho valutato le cose da ogni angolazione possibile sperando che qualche lampo di genio mi trafiggesse il cervello e mi desse una prospettiva diversa, una via di fuga, una risposta che potesse mettere tutto nella giusta posizione.

Alla fine, tutto quello che sono riuscito ad ottenere sono quattro giorni sprecati e buttati al vento, perché niente è cambiato da quando ho iniziato a valutare il tutto.

Il pronostico che mi aspetta si può dividere solo in due fattori: rischiare che chi amo venga preso di mira, oppure perdere direttamente chi non vorrei mai perdere.

In qualsiasi caso il risultato finale non cambia: in questa storia i contro battono di gran lunga i pro, che io scelga una cosa oppure l'altra.

Sento i polsi legati da pesanti catene anche se non posso vederle, ma non serve vedere con gli occhi qualcosa per avere la certezza della sua esistenza, basta rendersi conto di cosa ti sussurra il cuore per capire davvero se sei ancora tu a comandare te stesso oppure se è qualcun altro a farlo al posto tuo.

E adesso, in questo preciso istante, non sono io a comandare me stesso.

Cammino a passo svelto mentre il sudore mi imperla la fronte, le mani continuano a fare lo stesso gesto in continuazione...

Apri, chiudi.

Apri, chiudi.

Apri

Chiudi.

È un riflesso incondizionato al nervoso che mi viaggia nelle vene, una sorta di antistress che cerca di calmare tutto il resto del mio corpo. Ma sono ad Akron, appena fuori città, che cammino seguendo un tizio che non conosco mentre percorro un intercapedine buio e umido per arrivare da Norton Gale, quello che tutti chiamano Big Match.

Lo conosco per la brutta nominata che ha nel giro della droga, e lo conosco anche perché dicono che quando si incazza diventa una furia nel fare a botte. È per questo che gli hanno affibbiato quel soprannome: da quello che si racconta in giro, si dice che nessuno se n'è andato sulle proprie gambe dopo aver avuto uno scontro con lui.

I Ricordi che ho di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora