Capitolo 24

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"Ho rotto uno specchio tempo fa,
ed è lì che ho visto il mio riflesso
ogni volta che il sole sorgeva.
Non per pazzia,
non per stranezza...
L'ho fatto solo perché vedermi a pezzi,
tra le linee stagliate di quel vetro,
mi rendeva indietro la stessa immagine
di quello che avevo nel cuore."

-Mayson Cole-

Mayson –Oggi-

Pensa...

Avanti, Mayson, pensa!

Pensa a qualcosa da dirle, pensa a come spiegarle tutta questa storia di merda. Pensa a come dirgli nel modo migliore quanto tu sia uno stupido testa di cazzo. Perché è questo che sono: uno stupido testa di cazzo, e il minimo dubbio a riguardo proprio non ce l'ho.

Bere ed entrarle dentro casa senza neanche chiedere il permesso.

Bere e lasciarmi andare a tal punto da perdermi dentro di lei.

Cristo santo, ma come mi è venuto in mente?

Dovevo dare retta a Jeremia, che tra tutte le cose che dice non ne sbaglia mai una. L'aveva detto di restare al The Hole, l'aveva detto di non bere perché avrei fatto qualche cazzata, e io ho mantenuto fede al mio essere testa di cazzo: ho bevuto, sono andato via da quel buco rumoroso e la cazzata l'ho fatta.

L'ho fatta di brutto.

Il tatuaggio, maledizione... Come ho fatto a non mettere a conto il dannato tatuaggio mentre mi spogliavo? Se non l'avesse visto niente si sarebbe ridotto a questo.

Mi viene istintivo voltarmi verso chi mi ha messo al mondo indurendo lo sguardo; tirando fuori quella scatola mia madre mi ha gettato in un casino dove tutti saranno spettatori all'angolo e dove soltanto io ed Emory saremo i protagonisti che ne usciranno a pezzi. E lo penso davvero, perché un problema come questo credo che sarà in grado di farci a pezzi entrambi senza possibilità di rimarginazione. Lo intuisco solo guardandole il viso... gli occhi scuri che mi fissano sbarrati vedendo sicuramente solo la mia immagine sfocata a causa delle lacrime che ancora le restano sigillate senza permettersi di cadere. Le labbra strette tra di loro, come se tenerle così l'aiutasse a mantenere uno stato freddo ed impostato che so già essere solo una maschera con cui tenta di coprire il modo in cui realmente si sente.

Tradimento, ecco cosa suscita il suo viso.

Ma sapessi quanto mi sono sentito tradito io in passato, Emy... Tu non te lo puoi nemmeno immaginare.

E come glielo spiego, ora, il casino che ho combinato? Come glielo dico che tanto tempo fa ho smesso di combattere per noi solo per farle vivere una vita più tranquilla? Ci sono andato avanti per mesi con questa scusa che ogni scelta fatta era stata presa esclusivamente per il suo bene e l'unica cosa che avrei dovuto fare era starle lontano.

Non eravamo tornati per lei, questo è quello che tra me e i miei fratelli abbiamo sempre messo in chiaro, e avevo giurato a loro e a me stesso che ce l'avrei fatta a tenermene alla larga per non complicate la situazione e non riaprire strade vecchie, chiuse e sepolte, ma tanto lo sapevo, dentro di me, che non ne sarei stato capace... Io non l'ho mai sepolta questa storia qui.

E da quando sono tornato, dalla prima volta che l'ho rivista al Burger Phill, ogni giorno è stata una tortura.

Ogni. Santissimo. Cazzo di giorno.

In bilico tra quello che volevo e quello che non potevo fare, in balia di una lotta tra la rabbia che lei avesse scordato proprio me e la gioia di poterle stare accanto di nuovo dopo tutto quel tempo. Sono state tante le volte in cui in questi mesi ho perso la testa, le volte in cui mi sono chiuso in camera, a chiave, obbligandomi a non vederla più del dovuto, ma quando davanti agli occhi hai qualcosa che brami da sempre non è facile mettere paletti e restare dall'altra parte della staccionata. E sono state tante anche le volte in cui ho creduto che di punto in bianco la memoria le fosse tornata come per magia, come sono state tante le occasioni dove mi è sembrato di rivivere il passato; fuori dal The Hole quando mi aveva urlato contro di baciarla, dopo il lavoro quando quello sconosciuto aveva cercato di aprirle lo sportello dell'auto, ad Akron in macchina, poco prima di rivelarle cosa avevamo in mente di fare io e i miei fratelli.

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