Capitolo 19 (terza parte)

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***

L'oscurità si sparge ovunque.

Mangia il ciglio della strada, inghiotte le macchine troppo lontane dalle luci dei fari, e stasera non c'è nemmeno la luna a rischiarare un pizzico di qualcosa. La strada sterrata che stiamo percorrendo ci sballottola da ogni parte e sto lottando per tenere nello stomaco il trancio di pizza ai peperoni che ho mangiato a cena. La verità è che a forza di traballare ho i conati di vomito da quasi dieci minuti.

Assottiglio lo sguardo osservando il buio più totale; se la macchina si fermasse qui saremmo davvero nei guai. Non c'è un cane in giro, nessuna casa che faccia da sfondo a questo posto, solo erba alta, piante di grano e asfalto zero assoluto, e più terreno guadagno più i peli delle braccia mi si addrizzano per il brutta sensazione che piano piano mi avvolge.

«Dovevamo restare a casa, Emory. Che cazzo mi è saltato in mente di farmi coinvolgere in una storia come questa?» piagnucola Callie accanto a me, poggiando la testa sul cuscinetto della macchina e chiudendo gli occhi. «Potrebbero rapirci, o violentarci, o ucciderci e buttare i nostri corpi violentati in mezzo a tutto questo schifo. E nessuno ci troverebbe mai. Marciremmo tra i vermi e tra le formiche, e tutto perché tu hai sempre idee di merda.»

«Te l'avevo detto che non volevo farti venire, ma tu mi hai ricattata» puntualizzo piccata.

«Dovresti ringraziare Dio se l'ho fatto. Guarda dove saresti finita in completa solitudine se io non fossi venuta con te» mi ringhia contro, e anche se odio ammetterlo in completo silenzio la sto ringraziando. La sola idea di trovarmi dispersa qui, da sola, aumenta di botto il senso di nausea che non vuole abbandonarmi.

«Devi svoltare a destra» borbotta poi, tenendo gli occhi incollati sul cellulare.

«Non c'è una strada che mi fa svoltare a destra» replico continuando a guardare dritto davanti a me. C'è la notte, le piante e la terra, ma un'altra strada io proprio non la vedo.

«Dev'esserci per forza» obbietta dal canto suo. «Qui sopra dice che loro hanno girato a destra per arrivare dove sono ora.»

Sbuffo dal naso e spingo il piede sull'acceleratore. Dannato Deven il suo correre del cavolo! Non ci riesco a stargli dietro senza perdere terreno, e fino ad ora ne ho perso anche troppo. Finalmente la stradina che dice lei mi appare dal nulla nello scuro e per poco non usciamo fuori strada per la velocità con cui giro all'ultimo secondo. Ignoro ogni insulto che le esce di bocca e accendendo gli abbaglianti cerco di prendere più velocità possibile.

Ci siamo dileguate appena la partita è finita. Non abbiamo perso tempo e con la scusa di tornare a casa ci siamo chiuse in macchina e abbiamo aspettano che Vincent e Deven partissero. Sono stata brava a reggere la loro velocità per un po', ma poi, di punto in bianco, il culo della loro macchina è svanito dalla mia vista e sono andata nel panico. Giuro che sono andata nel panico.

Non ho guardato la strada che avevo fatto perché ero troppo impegnata a seguire loro, e quando li ho persi ormai ero già fuori città. Non avevo mai guidato per quelle vie, e sinceramente non avevo nemmeno la certezza che avrei azzeccato la strada per tornare a casa. Ma poi ce l'ho avuto il lampo di genio. Find My Friend, cerca il mio amico.

Non sapevo se davvero funzionasse fino a che non ho detto a Callie di provare, e allora il sospiro di sollievo l'ho tirato davvero perché la lucetta si è illuminata.

Chiunque abbia inventato questa applicazione per vedere dove si trova una persona non sa che stasera, a me, ha praticamente salvato il culo.

«Se svolti l'angolo a sinistra dovremmo ritrovarceli davanti.»

I Ricordi che ho di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora