Capitolo 29 (Prima parte)

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"Poi ci sono volte in cui
ti ritrovi a chiederti se da qui in poi
partirà un nuovo inizio
o se questo è solo
l'inizio della fine che ti ucciderà
per l'ultima volta."

-Emory Scott-

Emory –Oggi-

Erano giorni che non toccavo il mio letto, giorni che non entravo dalla porta di casa di mia nonna, giorni in cui non avevo trovato il coraggio per tornare di nuovo ad immergermi nella mia vita. Non è che oggi mi sia svegliata con il coraggio accanto che mi puntellava la spalla per tornare al suo posto, ma ormai le cose sono queste, tanto vale rimettersi in piedi e provare a camminare dritto. E poi mi è mancata mia nonna. Mi è mancato il suo odore, con quel profumo strano che usa solo lei; quelle mani rugose che mi accarezzavano sempre il viso quando mi sentivo giù o quando mi giravano le palle. Mi sono mancati i battibecchi per il letto non rifatto, per lo specchio del bagno schizzato d'acqua e di dentifricio, perché puoi dire di detestare le litigate, ma quando ami qualcuno e ci resti lontana alla fine ti mancano anche quelle. E con lei non ce l'ho fatta ad essere cattiva e diretta, quando è scoppiata in lacrime per tutta questa storia non ci sono riuscita ad addossarle la colpa per non avermi detto niente. L'ho fatto con tutti gli altri, ma lei è il quel piccolo punto debole che mi porta a restare zitta, a mozzicarmi la lingua, perché vederla soffrire fa stare male anche me.

Abbiamo parlato dei miei e sono stata contenta nel sentirla dire che li ha banditi da casa perché la litigata con i Cole riguardava proprio questa storia. Abbiamo parlato di Callie e ho storto la bocca quando ha sostenuto che secondo lei non avrei potuto trovare un'amica migliore. Se devo essere sincera con me stessa mi manca nelle giornate morte, nei momenti in cui vorrei ridere e cazzeggiare, mi manca trovare il suo appoggio per sfogarmi, ed è stata la prima persona a cui pensato questa mattina quando ho aperto gli occhi ancora rossi per le lacrime di stanotte. Avrei voluto chiamarla per raccontarle tutto, per ammettere il disagio e la tristezza che ho provato addosso quando Mayson si è alzato da quel letto e mi ha lasciata lì. Avrei voluto sentire la sua voce dirmi che le cose si sistemeranno, sia con lui che con lei, che da questo momento sarebbe nato un nuovo patto di amicizia tra noi due dove non esistono più né mezze bugie né mezze verità. Una cosa da bambine di scuola primaria, ma io e lei è questo che siamo sempre state. Avrei voluto chiamarla perché, anche se da una parte sono ancora delusa, dall'altra so perfettamente che come mi capisce Callie non mi capisce nessun altro. Così l'ho preso il cellulare, l'ho sbloccato, ma poi non ci sono riuscita a far partire la chiamata. Prima di estendere gli argomenti ho bisogno che io e lei ci mettiamo sedute una di fronte all'altra per chiarire una volta per tutte come superare questa specie di rottura che si è creata tra di noi. Spero solo che il tempo riesca a far tornare le cose come prima e che mi aiuti a farmi fidare di nuovo di lei.

Senza impegnarmi più di tanto prendo un mucchio di vestiti piegati male nell'armadio e lo poggio ai piedi del letto; non so quanto ancora resterò da Tania ma so che la lavatrice si è rotta tre giorni fa e che non ho avuto tempo di andare in lavanderia. Mi servono assolutamente dei cambi perché non me n'è rimasto nemmeno uno pulito. Involontariamente alzo lo sguardo verso la parete. Ho cercato di guardare ovunque tranne che lì ma alla fine gli occhi si sono ribellati e ci si sono posati lo stesso su quella macchia rossa, e di colpo mi viene in mente la faccia turbata che aveva Mayson mentre la guardava l'ultima sera che è stato qui dentro. L'ho osservate ogni giorno per anni quelle due impronte e soltanto adesso riesco a chiedermi come ho fatto a non accorgermi prima che quella a sinistra è davvero troppo grande per essere della mia migliore amica. Se avessi scavato più a fondo ogni volta che un dubbio ha bussato dentro di me forse la verità l'avrei scoperta prima, ma pensandoci bene credo che inconsciamente ero proprio io a cercare di tenere tutto nel buio. A volte è più facile vivere una bella bugia anziché una brutta verità, il problema è che alla fine le cose bisogna affrontarle lo stesso.

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