Il Fato beffardo

295 9 3
                                    

C'era un mondo, là fuori, che valeva la pena di conoscere. Alessandra Lewis ne era convinta, anche se lo aveva solo leggermente intravisto e sfiorato nell'arco di vent'anni. Si sentiva incastrata dentro un incubo senza fine, mentre chiunque le ruotasse intorno, le ripeteva quanto fosse stata fortunata. Il Fato, per lei, aveva scelto Armando Kadosh come sposo e nessuna ragazza della Rosa dei Nove Fati avrebbe chiesto di meglio, tutte lo avrebbero voluto come sposo, tutte tranne lei. Al di là della poca conoscenza che viaggiava tra di loro, Alessandra in quel ragazzo di trent'anni non ci vedeva quello che ci vedevano le altre. Sì, era un bell'uomo, almeno questo, pensò, ma per il resto lasciava, per i suoi gusti, molto a desiderare, tanto che ogni volta che lo sentiva nominare, o che il suo nome le balzasse in testa, si sentiva rabbrividire e invadere dalla rabbia.

Perchè proprio io? Che ho fatto di male? Si ripeteva e non poteva, di certo, farne a meno, visto che le era stato recapitato, proprio in mattinata, il tanto atteso abito da sposa. Scelto e comprato da Armando Kadosh in persona, come l'usanza della sua ricca ,e sfarzosa, famiglia comandava. Guai a dire di no a un Kadosh, tutti lo sapevano e Alessandra si ritrovò nella scomoda situazione di dover mandare giù l'ennesimo boccone amaro: quello di non aver potuto scegliere il proprio abito da sposa!

E' assurdo...tutto questo è assurdo! Continuava a pensare mentre osservava quell'abito lussuoso fino all'inverosimile. Le sarebbe piaciuto qualcosa di più semplice e meno vistoso, ma riteneva, per quel poco che aveva intuito sui Kadosh, che non lo avrebbero considerato all'altezza della situazione. Quella famiglia non era solita farsi parlare alle spalle, in certi casi, e ostentava, in maniera consistente, la ricchezza e il potere che ne deriva, ben consapevoli che, all'interno della Rosa, erano tutti disposti a leccargli il fondoschiena.

"Non è meraviglioso?". La voce di sua madre la destò dal pensare.

"Esagerato direi". Replicò secca.

"Andiamo Alessandra...come fai a non esserne felice? Guarda, è un rubino quello sulla cintura e poi, questo velo è stupendo, ricamato a mano; E' così perfettamente armonico nella gonfiatura della gonna, curato nei minimi dettagli e firmato da una delle migliori stiliste del secolo. Pensavo che questi fossero brillanti e invece, guarda - portò l'etichetta dell'abito sotto gli occhi della figlia - sono diamanti. Hai capito Alessandra? Hai un abito costellato di diamanti!". Esclamò estasiata sua madre.

"Wow che meraviglia! Chissà se dopo il matrimonio entrerà nella cassaforte! Ma andiamo, mamma, è esagerato. Però in perfetto stile Kadosh devo dire. Del resto sanno solo ostentare e vantarsi. Non è detto che qualcosa di più semplice, o meno costoso, non faccia lo stesso una bella figura. Sono i Kadosh, però, quindi quando arrivano loro, la prima domanda che ti deve balzare in testa è: chissà quanto l'hanno pagato?". Alessandra non nascoste per niente la sua disapprovazione.

"E non potrebbe essere altrimenti, visto che stiamo parlando della famiglia che siede, da secoli, al primo gradino della scala gerarchica della Rosa". Suo padre entrò nella stanza con aria seria.

"Sì, lo so benissimo papà, è il motivo per cui state tutti lì, attaccati al loro sedere". Era quasi sull'orlo di esplodere.

"Non dovresti parlare così. Armando Kadosh è il meglio che ti potesse capitare. Siamo all'ultimo gradino della scala, hai idea di che balzo farà la nostra famiglia con questo matrimonio? Ci guarderanno tutti in modo diverso, ci porteranno rispetto. A te, soprattutto. Sarai la signora Kadosh, verrai vista come se tu fossi una regina, dopo tutto quello che hanno sempre detto di te, della tua corporatura, leggermente abbondante, dei tuoi modi, alquanto ribelli, lo devo ammettere. Con questo matrimonio, nessuno più oserà offenderti, o mancarti di rispetto, e lo dovrai ad Armando Kadosh". Sentenziò suo padre con tono orgoglioso.

"Ma per piacere papà! Non è rispetto quello che mi porteranno, ma sottomissione, o parlando in modo poco consono, leccate di culo vere e proprie. Il rispetto vero è altro e non deriva di certo dalla potenza di un conto corrente. Continueranno a parlare male di me, comunque, solo che lo faranno alle mie spalle, come lo fanno alle spalle di Armando, di Alvaro e tutti i Kadosh che ne derivano. Allo stesso tempo, però, mostreranno i loro visi sorridenti, i loro inchini e staranno lì a dirti in faccia quanta stima hanno di te. Questo non è rispetto. Il balzo della famiglia...sai che mi importa di questo? Un bel niente! E vista la fine che ha fatto l'ultima signora Kadosh, beh non credo che c'è da stare tanto allegri".

"Caterina stava poco bene, aveva un forte esaurimento e una forte depressione alle spalle". Gaia si sentì in dovere di ricordarglielo.

"E chi non lo avrebbe con Alvaro Kadosh vicino? Quell'uomo fa ribrezzo per come si comporta, e io, dovrei saltare di gioia perchè sto per sposare suo figlio? Che a vista è anche peggio del padre?". Domandò furiosa Alessandra.

"Armando è un bravo ragazzo e un ottimo, anzi eccellente, uomo d'affari". Replicò suo padre portandosi la pipa in bocca.

"Non è un ragazzo, è un iceberg siberiano. Lo pensano, e lo dicono tutti, ma alle sue spalle naturalmente. Non sembra neanche umano, ma assomiglia a una specie di cyborg! Con tutte quelle arie che si dà poi, con quel suo modo altezzoso di guardarsi intorno e quando cammina? Sembra che esista solo lui, è vanitoso, presuntuoso, arrogante, solo a guardarlo, figuriamoci se gli devi stare vicino. Sempre perfetto, non ha mai niente fuori posto, quell'uomo non l'ho visto mai sorridere, non si incazza mai, non si altera mai, è sempre perfettamente insensibile a ogni cosa. Fa paura. Poi è inutile parlare con voi di questo, perchè lo vedete come una tonnellata d'oro che vi è piovuta dal cielo, vi andrebbe a genio anche se fosse un criminale, solo perchè è ricco da fare schifo. Io non sono così, a me fa schifo la Rosa, fa schifo la vita che ho fatto e quella che farò temo che mi farà ancora più schifo. Dovrei essere contenta di cosa? Che non ho mai potuto fare quello che facevano le altre ragazze della mia età, perchè c'era la Rosa. Non ho mai potuto innamorarmi e, semmai è successo, ho dovuto reprimerlo, sempre per la Rosa. Dovrei essere contenta che sto per sposare un uomo, che ha dieci anni più di me, al quale ho detto, sì e no, tre volte buongiorno o buonasera?".

"Ci siamo passate tutte, Alessandra. Siamo tutte sopravvissute, lo farai anche tu". Gli rispose sua madre.

"Proprio tutte non direi, Caterina Black ne sa qualcosa". Ribattè a sua madre.

"Ora basta! Le regole della Rosa non si discutono e, nè tu o Armando, avete la possibilità di trasgredire. Domani sposerai Armando, che ti piaccia o meno, ci passerai la vita insieme. Mi aspetto da te che tu sia una brava moglie per lui, come è tuo dovere esserlo e cerca di abbassare questa cresta, almeno con lui". Suo padre alzò la voce per impressionarla, ma Alessandra strinse i pugni, si voltò con forza e, con fare rabbioso, si incamminò fuori dalla stanza.

"Speriamo bene...". Sussurrò sua madre al marito.

"Le passerà, è ancora sconvolta, ma con il tempo capirà. Ha solo vent'anni e ha un piede ancora nella ribellione adolescenziale. Vedrai che quando assaporerà la bella vita a palazzo Kadosh, cambierà idea".

Paolo Lewis non aveva dubbi a riguardo, mentre sua moglie Gaia non mostrava la stessa fiducia in Alessandra.




CONDIVIDI LA STORIA2COMMENTI (0)

Nessuno ha ancora commentato, sii tu il primo!

LASCIA IL TUO COMMENTO SULLA STORIA0/400INVIASTORIE CONSIGLIATE

categoria: 

tags:

categoria:

categoria:

categoria:

tags:

ITEN

La Rosa dei Nove FatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora