Il ricevimento dai Koll

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"Sei pronta per il ricevimento di stasera?", le domandò Armando rientrando in camera nel tardo pomeriggio. 

"Oddio no, scusa Armando me ne sono dimenticata proprio, a che ora dobbiamo andare?", le sfuggiva sia l'orario che il luogo. 

"Alle nove, come sempre", rispose suo marito aprendo un'anta dell'armadio. 

"Beh allora faccio ancora in tempo a prepararmi, inizio subito, e dov'è che andiamo?", si recò vicino al suo armadio in cerca di un abito adeguato. 

"Dai Koll", fu la risposta di Armando. 

Alessandra si voltò verso Armando lasciando l'anta aperta. 

"E dobbiamo per forza andarci?", quanto avrebbe voluto un no secco da parte del marito per sentirsi esonerata da tale supplizio. 

"E' la nostra prima uscita ufficiale da quando siamo sposati, direi che è una tappa che non possiamo saltare, altrimenti saremo più chiacchierati di quanto già lo siamo", affermò convinto Armando senza voltarsi a guardare la moglie, come se non volesse distrarsi dalla ricerca dentro al suo armadio. 

"Non puoi andarci da solo? Non è che ho tanta voglia di vedere i Koll stasera", ad Alessandra quella famiglia già stava antipatica prima del matrimonio e senza sapere tanti fatti di cui ora era a conoscenza, adesso che tutto le era chiaro su Esmeralda, ed Elisabetta, proprio non le digeriva più. 

"Per favore Alessandra, non diamo in pasto a mio padre e a quella donna altro materiale su cui imbastire i loro castelli in aria su noi due", Armando si voltò verso la moglie stringendo qualcosa nella mano. 

"Ok, va bene, cerco un vestito", stava per voltarsi quando la voce del marito la bloccò. 

"A tale proposito, vorrei che tu indossassi questo abito per me stasera". Con gesto ampio del braccio appoggiò il vestito sul letto, mostrandolo in tutta la sua lunghezza e ampiezza. 

Alessandra quasi sgranò gli occhi nel vedere quell'azzurro cielo che si impadroniva del copriletto, subito le rimbombarono in testa le parole di Amanda:  azzurro e molto elegante seppur abbastanza semplice... 

L'abito che il marito le aveva posto davanti rispecchiava in pieno quella descrizione: era semplice, senza tanti merletti, fronzoli; ma allo stesso tempo mostrava la sua eleganza antica, quella delle donne aristocratiche di un tempo, quelle donne che, anche in casa, amavano restare in ordine e perfette; la gonna era ampia, voluminizzata dalla sottoveste in raso e chiffon; il corpetto era liscio e possedeva solo un piccolo merletto bianco che contornava la scollatura; lo stesso merletto contornava il polsino delle maniche  e la fine della gonna. Rimase in silenzio a osservarlo, indecisa se confessare o meno a suo marito che ne conosceva l'origine, ma convinta di averlo già visto da qualche parte e incurante di quanto il primo dettaglio fosse trascurabile. 

A suo marito non era sfuggita la sua reazione infatti e aveva già dedotto che sua moglie ben conosceva la proprietaria originaria di quell'abito. 

"E' molto bello - riuscì a biascicare dopo qualche minuto toccandolo con la punta delle dita - perché vuoi che lo indossi proprio stasera?", non riuscì a non domandarglielo. 

"Perchè voglio che sia ben chiaro stasera, non appena ti vedranno entrare in quella sala con me, chi tu sia - la guardò deciso negli occhi - sei la signora Kadosh". Concluse con un tono di stima. 

Alessandra afferrò l'abito, al tatto risuonò morbido e delicato, ma prima di recarsi in bagno per indossarlo, la coda dell'occhio le cadde sopra la foto che ritraeva Armando e Caterina. Ecco dove l'ho già visto...in effetti, in quella foto, Caterina indossava lo stesso abito che ora stringeva tra le mani. 

Entrò in bagno tra mille pensieri lasciando suo marito intento a prepararsi per la serata. Sul fatto che avrebbe optato per l'eleganza raffinata non aveva dubbi: Armando aveva buongusto in fatto di vestiti e sapeva sempre indossare il completo giusto al momento giusto. Il suo armadio straboccava di completi, tutti eleganti e firmati, cuciti a mano e su misura, pezzi unici quasi da collezione, in quanto erano abiti ideati solo per lui dalla stilista che serviva i Kadosh ormai da decenni. Nel guardarsi allo specchio con quell'abito, Alessandra quasi trasalì: sembrava perfetto e fatto apposta per lei, le calzava a meraviglia e mai lo avrebbe immaginato. Anzi, la sua prima paura fu proprio il dover constatare, nel provarlo, che non le sarebbe entrato.  Caterina in quella foto era giovane e appariva magra, o almeno questo aveva dedotto dal mezzo busto che la ritraeva con il figlio; mai avrebbe immaginato che la signora Kadosh avesse dei problemi di linea  e che avesse i fianchi larghi come lei. Si domandò persino se Caterina avesse le cosce abbondanti come le sue e se, nel guardarsi allo specchio, avesse mai affermato di avere un sedere troppo grande. Sospirò e riprese fiato in modo profondo, era pronta e uscì dal bagno. 

Nel vederla Armando provò una forte emozione e ammise a se stesso che sua moglie fosse la cosa più meravigliosa della sua vita. Un'emozione che rimase però ben nascosta nella sua anima, come sempre. 

"Ti calza a meraviglia, ti sta veramente d'incanto addosso", si limitò a dirle. 

"Sì, è vero", Alessandra arrossì lievemente, "anche tu stai benissimo, come sempre del resto. Vogliamo andare?". 

"Manca ancora qualcosa... - suo marito si voltò verso il comodino - quella scollatura, che lascia le spalle scoperte, va un po' valorizzata a mio avviso", afferrò il portagioie di Caterina e Alessandra si sentì quasi mancare. Perchè sta facendo tutto questo? Si domandò d'istinto. 

Aprendo il portagioie Armando mostrò, a sua moglie, una parure stupenda con delle pietre che Alessandra non aveva mai visto. 

"E' stupenda! Che pietre sono?", domandò con gli occhi luminosi e incantati. 

"Diamanti neri, assai rari e preziosi", rispose Armando prendendo la collana in mano "voltati ti aiuto a indossarla". Le passò la collana davanti agli occhi mentre gli era di spalle, sentì il tocco delicato della mano del marito che le solleticava l'attaccatura del collo alla nuca, poi di botto il freddo intenso dell'oro le avvolse gran parte del collo e del torace. Quella collana era enorme, le prendeva gran parte del torace e finiva con una goccia di diamante nero proprio al centro della scollatura, lì dove inizia l'attaccatura del seno. Tornò a guardare il marito negli occhi e non riuscì a staccargli lo sguardo di dosso mentre le infilava il solitario al dito e poi con delicatezza il braccialetto. Si sentiva una piccola regina che veniva coccolata dal suo re. 

"Lascia, gli orecchini posso metterli da sola", gli disse prendendoli in mano e andando verso lo specchio. 

Una volta indossati, guardò con attenzione la sua immagine riflessa nello specchio, non aveva idea del perchè Armando le avesse donato quegli oggetti di sua madre, ma si sentiva fiera di vederseli addosso. Quei diamanti neri brillavano come non mai, sfidando a vista ogni sorta di legge naturale, un nero vivo che faceva quasi male agli occhi se incrociava la luce dei lampadari. 

Sì, ora sono pronta...si disse nella testa voltandosi verso il marito. Lo prese sottobraccio e si avviarono insieme verso la prima uscita ufficiale da coppia sposata. 

La Rosa dei Nove FatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora