Questioni in sospeso

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Armando non era affatto interessato ad andare in ufficio quel giorno, gli premeva altro. Era solito organizzarsi il lavoro nei minimi dettagli, proprio per non incappare negli imprevisti, di cui teneva sempre conto, ma pronosticare una nevicata di dieci centimetri era qualcosa di imprevedibile: in quella parte della campagna romana non nevicava quasi mai,se non in casi sporadici e per pochi grumoli di neve. 

"Hai liberato la strada del viale Paolo?", domandò al domestico. 

"Ho finito proprio ora di ripulire il cancello centrale signore". Rispose la sua fedele ombra appoggiando la pala a terra. 

"Bene, prepara la macchina allora". Si accese una sigaretta guardando il viale innevato. 

"Signore, non vorrà mica andare fino alla fattoria? Oggi? Con questo tempo? Se posso permettermi di dirlo: è una follia. Non tutte le strade principali saranno libere dalla neve e siamo sprovvisti di catene al momento". Replicò Paolo premuroso. 

"Ti ringrazio per la premura Paolo, ci fermeremo a comprare le catene lungo la strada. Avevo in programma di andarci e ci andrò, non saranno pochi centimetri di neve a frenare la mia tabella di marcia". Armando sottolineò il suo dire con una fumante boccata dalla sigaretta. 

Paolo si guardò velocemente attorno, nei paraggi non c'era nessuno che li potesse sentire, erano tutti in casa a proteggersi dal freddo, soltanto Ermanno, il giardiniere, era lungo il parco, ma troppo distante per sentirli chiacchierare. 

"Armando - si avvicinò con il volto a quello del suo padrone e amico, in pubblico avevano un rapporto fatto di servitù, ma nel privato, quando erano soli, i due scendevano a una confidenza amichevole - è una follia ti dico. Capisco la tabella di marcia e tutto il resto, ma la fattoria da lì non scappa, possiamo andarci quando il tempo sarà migliore, magari anche domani, ma non oggi...rischiamo di romperci l'osso del collo su per quelle montagne". 

"Paolo...tu sai quanto è importante per me andarci, e comunque, quella gente avrà bisogno di aiuto con questo tempo, se posso fare qualcosa per loro, lo farò". Il fumo della sigaretta con il suo dialogare si mischiava con il vapore generato dal freddo, lasciando Armando avvolto da una nebbia bianca incredibile. 

"Sì, ok Armando, è importante per te, ma puoi chiamare Cecilia al telefono e farti dire se hanno bisogno di qualcosa e agire...". Incalzò l'amico nel tentativo di dissuaderlo. 

"Sono anni che aspetto questo incontro Paolo, non ci rinuncio, l'ho programmato da mesi". Armando usò un tono quasi autoritario. 

Paolo scosse la testa:

"Sei più testardo di un mulo...vado a preparare la macchina. Hai messo in programma, con questo tempo, che potremmo anche rimanere bloccati lassù?", cercò invano l'ultimo tentativo di distoglierlo dal fare una follia del genere. 

"Vai Paolo, ti aspetto qui". Armando non volle sentire ragione. 

Nel frattempo, nella suddetta fattoria, che Armando aveva acquistato da poco strappandola a un gruppo di costruttori che volevano smantellarla per farci un centro commerciale, Roberto Feresi era fuori dalla grazia del Signore. 

"Tutta questa neve rovinerà il raccolto! Quest'anno faremo la fame". Sentenziò guardando la moglie. 

"Non è detto, da domani il tempo migliorerà, lo hanno detto poco fa alla tv". Gli rispose Rossella. 

"La neve è filtrata anche nel capanno delle mucche, persino le pecore di Gennaro se la stanno vedendo brutta, per non parlare dei polli e dei maiali...Luigi ha trovato due abbacchi morti e un paio di maialini quasi congelati. E come se non bastasse...siamo in mano ai Kadosh, loro sono la ciliegina sulla torta in tutto questo!". Disse con rabbia. 

La Rosa dei Nove FatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora