Caterina Black, anni dopo?

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Il sole sorgeva alto e giocava a nascondino con alcune nuvolette bianche quando Alessandra si destò dal sonno. L'istinto del risveglio la portò a sollevare le braccia lungo la testa e a stiracchiarsi allungando le gambe, faticava ancora ad aprire gli occhi irradiati dall'intesa luce che proveniva dai finestroni della camera. Si sentiva ancora riscaldata dal miscuglio di emozioni che aveva provato durante la notte, dagli abbracci di Armando, dai suoi baci e soprattutto dalle sue carezze. Era inaspettatamente euforica e un po' si vergognava per questo. Per via della Rosa, e delle sue assurde regole, si era privata di ogni batticuore adolescenziale, perchè sapeva, a priori, che mai avrebbe potuto avere ciò che desiderava, o peggio, rischiava poi di amare sul serio. Le era piaciuto un ragazzo biondino, dall'aspetto delicato, un compagno di scuola ma non della sua classe; il classico belloccio che poi si ritrova la fetta femminile della scuola ai suoi piedi, era bellissimo, con dei lineamenti delicati e due occhi celesti capaci di ipnotizzare per quanto erano seducenti. Non aveva però osato avvicinarlo, conoscerlo, si era limitata a contemplarlo come se appartenesse agli dei irraggiungibili. Tutto questo perché sapeva che la Rosa gli aveva già confezionato un maritino su misura e che attendeva solo di poterglielo consegnare. Quello che non aveva messo in conto era la rapidità della consegna, era la ragazza sposata più giovane della Rosa, e che il pacco contenesse proprio il suo peggior incubo: Armando Kadosh, l'iceberg siberiano, l'uomo dalle sembianze umane e l'anima da cyborg, quello a cui tutte avevano fatto il filo con la speranza che lui le scegliesse, come era sua facoltà poter fare. 

Ma perché non l'ha fatto? Perché affidarsi a uno stupido sorteggio?  Si fermò a riflettere cercando di trovare una risposta plausibile. Suo marito era un'enigma, qualcosa di difficile da decifrare, ma non poteva non ammettere che restava anche affascinante proprio per questo. La prova matematica, in finale, l'aveva vissuta di persona: era bastato un leggero avvicinamento e contatto per farla franare. Ok, era tutto così nuovo e fortemente emotivo per lei, però Armando aveva saputo trovare la chiave giusta per farla cedere, quando lei aveva giurato di dargli battaglia infinita su quel campo. 

Ci sa fare il Kadosh, lo devo ammettere. Oddio è pur sempre vero che ha molta esperienza, mentre io sono acerba in quel campo, però...è stato un bel momento, emozionante, carico di adrenalina. Lo avrei ammazzato eh, per il dolore all'inizio, ma penso che sia normale...che poi, mai avrei immaginato di vedere quello che ho visto sul suo volto. Umano, cavolo, finalmente assomigliava a un cavolo di uomo e non ha un robot telecomandato! Che espressione aveva...sembrava invaso da chissà quali sensazioni e poi...guardarlo mi faceva sentire così apprezzata, desiderata...magari fosse così umano sempre, sono sicura che sarebbe molto migliore di quello che è nella sua quotidianità. 

Alcune voci, provenienti dal corridoio, la riportarono nella realtà. Si voltò verso il marito: ancora dormiva. Si alzò con calma per non svegliarlo, non aveva voglia di affrontarlo da sola, dopo quella notte, con tutta la sua aria da superiore, si sarebbe vantato sicuramente di averla fatta cedere e fremere, quindi prese la vestaglia con l'agilità silenziosa di un felino pronto per la caccia e scivolò fuori dalla stanza. 

"Buongiorno cara". La voce di Amanda Kadosh la raggiunse non appena mise il piede fuori. 

"Buongiorno signora Kadosh". Le rispose con un sorriso, Amanda e Michele erano gli unici Kadosh che le andavano a genio, erano così diversi da Alvaro e Armando. 

"Oh ma quale signora...sei parte della famiglia adesso, chiamami Amanda". Nel dirlo la prese sottobraccio portandola verso la sala in cui avveniva la colazione. 

Entrate nella sala, Alessandra notò che era già tutto pronto: la tavola enorme era apparecchiata con ogni bendi dio che si possa desiderare a colazione, ai lati del tavolo vi erano quattro servi che sembravano fare da lampioni al banchetto. Michele Kadosh era già presente e accolse Alessandra con un gigantesco sorriso e un caloroso buongiorno. Autorizzata da Amanda, Alessandra ricambiò il saluto e usò il tu, destando in Michele un'espressione di consenso. 

La Rosa dei Nove FatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora