Il matrimonio

170 6 2
                                    

I primi ospiti prendevano posto nella parte di giardino designata per lo svolgimento della cerimonia. Le sedie erano sistemate con meticolosa cura e, viste dall'alto, disegnavano sul prato verde sette file da venti posti.  I primi a prendere posto, occupando alcune sedie in prima fila, furono i Koll e la famiglia Kitts. Quest'ultima aveva appena celebrato, qualche giorno prima, il matrimonio della giovane Diletta con Francesco Koll, il fratello minore di Elisabetta, la prediletta da Alvaro Kadosh.  Esmeralda ed Elisabetta Koll erano vestite di nero, eleganti sì, ma ben si intuiva quanto quel matrimonio gli fosse indigesto e, a metterlo in evidenza, non c'era solo la scelta del colore, manco andassero a un funerale, ma l'espressione assai imbronciata che presentavano in volto. 

I primi bisbigli soffocati dei partecipanti si accavallarono nel momento in cui entrò di scena Armando Kadosh, seguito dai felici nonni e dal furente Alvaro. Il primo appunto che volò, di bocca in bocca, riguardò la palese contrarietà di Alvaro a quelle nozze. Del resto non era un segreto, per nessuno della Rosa, quanto si fosse prodigato per trovare un modo affinché si potesse annullare quel matrimonio, ancor prima di giungere al fatidico sì. Le aveva tentate tutte e aveva sfoderato anche il suo potere per influenzare il Consiglio della Rosa, ma i vecchi patriarchi delle nove famiglie non diedero peso alle sue richieste, appoggiati anche, e soprattutto, dal vecchio Kadosh, il quale si mostrava estasiato, al contrario del figlio, per la scelta del Fato. 

"Non ho aspettato trent'anni per vedere mio figlio sposato con una misera e insignificante Lewis!". Aveva intonato quel giorno al Consiglio e fu proprio suo padre Michele a congedarlo nel rispondergli:

"Stai dimenticando Alvaro che la Rosa è nata, secoli fa, per mantenere un equilibrio economico finanziario all'interno delle nove famiglie...e non per potenziare il potere di alcune famiglie. Stai viaggiando, o cerchi di viaggiare, nella direzione opposta e questo è un male per la Rosa stessa, un male che non possiamo permetterci. Ricordati che sei quel che sei grazie al fatto che le regole sono state sempre rispettate da tutti. Armando poteva scegliere di persona, ha optato per il sorteggio, il fato ha scelto la Lewis e le regole dicono che nessuno può opporsi alla decisione del fato. Nessuno di noi è in grado di farlo, neanche tu! Quello che pensi della Lewis, o quello a cui aspiravi per Armando, scende in secondo piano, qui conta, come ha sempre contato, la scelta fatta pubblicamente. Che tutti i presenti, me compreso, pensassero che Armando finisse per sposare Elisabetta Koll, ha poca importanza, non l'ha fatto e ognuno di noi può solo accettarlo. In finale, Alvaro, sei un Kadosh e come tale sei tenuto più di chiunque altro a rispettare le regole...dovresti saperlo bene, perché è quello che hai sempre ripetuto ad Armando, fino a fargli venire la nausea". 

Michele Kadosh provò una soddisfazione immane nel dirgli quell'ultima frase, a lui per primo venne la nausea per quante volte l'aveva ripetuta ad Armando, nel corso degli anni,  nell'intento di fargli fare ciò che voleva e mai ciò che desiderava. Usarla come arma contro Alvaro lo portò in estasi, si sentiva come un giustiziere che feriva a morte il cattivo ferendolo con la sua stessa spada. 

Alvaro, però, non  si era affatto rassegnato, anzi, era pronto a dare battaglia e lo si capiva bene, partendo dall'abito che indossava: un semplice abito comune, non tanto dissimile da quelli che usava per stare in casa. Il messaggio era evidente, almeno per gli invitati e soprattutto per Armando: quel matrimonio per Alvaro contava come un due di coppe quando la briscola è bastoni. 

I vecchi Kadosh, invece, erano elegantissimi e raffinati. Michele indossava uno smoking impreziosito, sullo scollo, da ricami argentati. Aveva, ai polsini della camicia, due rubini, si andava ben oltre i semplici gemelli d'oro e la fascia dei fianchi era argentata, lucente come può esserlo il sole quando sorge. Sua moglie Amanda indossava un abito firmato di seta azzurrina, leggero e svolazzante; la borsetta era piccola e dorata; le scarpette erano in tinta con l'abito e fasciavano, con dei cinturini, le caviglie con luccicanti brillanti; aveva persino sfoderato la parure di diamanti che suo marito le aveva regalato per l'anniversario di matrimonio. 

La Rosa dei Nove FatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora