Una nuova terapia

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Armando ascoltava a stento le raccomandazioni dello psicologo, in quanto la sua mente viaggiava verso altri orizzonti, molto oltre i confini di quelle mura. Ai piedi del letto, davanti a lui, spostava un uomo sulla quarantina, avvolto dal suo camice bianco lasciato slacciato, posato e con voce calma, quasi rassicurante, eppure Armando vi vedeva altro. La voce del dottore gli penetrava nelle orecchie, per poi dissolversi nel buio della sua ragione, dove a farla da padrona, non c'era di certo il volto del medico, ma un visino dalle guance morbide e dalle labbra seducenti.
In quella camera dalle pareti bianche, con quelle fredde porte  che si vedono spesso nelle cliniche, dove persino la luce del sole sembra intimorita a entrare, tutto sapeva di malato; ogni singolo oggetto riportava nell'aria quel classico odore sterile degli ospedali e Armando per sfuggire da quel tanfo che lo deprimeva si lasciava catturare dal suo pensiero quasi costante: Alessandra. 

La sua mente non focalizzava nient'altro e poteva apparirgli anche la Madonna, o qualche Santo, niente sarebbe stato interessante quanto l'immagine di sua moglie, la sua presenza nei pensieri avrebbe offuscato qualunque apparizione; come avrebbe annichilito qualunque discorso. In quell'istante poi, dove la portata dei contenuti la conosceva a memoria, in quanto erano consigli triti e ritriti, gli apparve tutto così noioso da udire che l'immagine di lei si materializzò netta e lucida, come se lei gli sostasse davanti al posto del dottorino. Gli sorrideva con la sua solita aria sbarazzina, con quella luce brillante negli occhi, come sempre accadeva quando osservava qualcosa che le piacesse. 

Non mi guarderà mai in quel modo...così estasiata della vita che le brulica attorno, con quell'espressione di gioia come se stesse assistendo a un evento unico al mondo e lei è la sola privilegiata presente. Non ha idea, e forse manco riuscirò mai a fargliela avere, di quanto sia importante per me; di come la sua presenza per me sia cibo con cui saziarmi, acqua con cui dissetarmi...io sono il privilegiato che assiste a un evento unico: la sua voglia di vita. Come vorrei farle capire tutto questo...". La voce forte del dottore lo portò a concentrare il suo sguardo verso l'interlocutore. 

"Ha capito signor Kadosh?".

"Sì dottore, ho compreso, grazie". Rispose come se avesse prestato la massima attenzione a quel fiume di parole. 

"La cosa importante Kaodsh, è che lei smetta di controllarsi a livello emotivo in questo modo asfissiante; deve incominciare a lasciarsi andare Kadosh; le viva le sue emozioni, le lasci vedere agli altri, che non c'è niente di male a farlo e, soprattutto, non è sinonimo di debolezza come suo padre va decantando". Il tono persuasivo dello psicologo emanava una supplica accorata. 

"Non è così semplice dottore, per lei è così facile a dirsi, almeno per quanto sia difficile a farsi per me...e lei non ha idea di quanto vorrei riuscirci", replicò Armando ripensando a tutto quello che avrebbe voluto dire ad Alessandra. 

"Non credo che debba essere io a dirle che le cose si fanno un passo alla volta; ha un'età matura per comprenderlo da sola, ma se mai farà quel passo, mai inizierà a camminare per quella via...inizi con poco, non deve per forza cercare di dire tutto e nel modo più chiaro; dopo tutto quello che ha passato è normale che si senta bloccato, che il dire le procuri sofferenza; del resto le torture fisiche, e psicologiche, che suo padre le ha impartito avevano proprio questo scopo di inibire la sua sfera emotiva. Ci sono tanti modi per dire qualcosa, le rimane difficile, o addirittura impossibile, dirle chiaramente? Bene, usi degli esempi, delle metafore, faccia paragoni...vedrà che dopo un po' riuscirà anche a dire il resto e nel modo più chiaro possibile; e ritroverà anche la libertà di poter esprimere tutto questo con un sorriso, un pianto, o un semplice broncio". Il dottore con voce assai persuasiva gli appoggiò una mano sulla spalla. 

I volti dei due interlocutori si spostarono verso l'entrata della stanza, attirati dal rumore della porta che si apriva. Armando rimase indifferente in volto nel vedere Alessandra che si precipitava verso di lui, seppur nel suo animo provava una grande gioia nel vederla. All'improvviso, persino quella camera fredda, impregnata di ospedaliero, gli sembrò calda e accogliente. 

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