Quel lato di me che nessuno vede...

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Era l'alba quando il freddo scivolò sulla pelle di Alessandra svegliandola. Armando non era accanto a lei e si guardò di corsa attorno. 

Possibile che sia già uscito? Si domandò mentre gli occhi gli svolazzavano sul rosa spento del salone, dove lo trovò mezzo sdraiato sul divano. Oh signore sentirà freddo, sta senza coperta e...ma dimmi tu, Armando, ti addormenti sul divano come un bambino. Si alzò prendendo al volo la coperta del letto, la tirò fino a scalzarla e diretta verso di lui qualcosa di anomalo colpì la sua attenzione. 

"Oh mio Dio! Ma quella è...è...neve! Quella è neve". Quasi urlò nel fare la scoperta e lasciò cadere d'istinto la coperta, mentre gli occhi gli brillavano come una bambina di fronte ai balocchi, si prestò a toccare ripetutamente Armando con le mani, cercando di svegliarlo. 

"Armando svegliati, su da bravo alzati, dai...oddio che bello, guarda, svegliati dai, uffa ma che devo fare lanciarti una bomba, alzati dai". 

Armando si destò guardandola stranito, non sapeva se era stupito per il modo eccitato con cui lo stava svegliando o se per il tono gioioso che mostrava nel farlo. 

"Che succede? Che ti prende?". La sua voce era ancora immersa nel sonno. 

"Dai, guarda, c'è la neve! Ha nevicato, dai alzati!". Era tutta eccitata come se avesse assistito a un mezzo miracolo. 

Armando la guardò sconcertato. 

"La neve? Ma che dici?". La cosa gli sembrava alquanto improbabile.

"E dai alzati e vieni fuori, guarda è tutto bianco". Così dicendo, mentre lui si alzava intento a infilarsi le ciabatte, uscì di corsa spalancando il finestrone che dava sul cortile della camera. 

"Alessandra non hai le...". Armando la vide tornare di corsa dentro. 

"Ah sono scalza, oddio come è fredda, dove sono le scarpe? Ah eccole". Tornò di corsa verso il letto a infilarsi le pantofole. 

"Guarda che non puoi uscire così...Alessandra, no aspetta fa freddo, ha nevicato". La moglie lo acchiappò per un braccio trascinandolo con forza fuori. 

"Ah guarda non è stupenda?". I suoi occhi svolazzavano ovunque, brillanti come se il bianco intorno a lei fosse diventato oro. 

"Alessandra sembri una bambina che non ha mai visto la neve. Qui è raro che nevichi, sono con te per la meraviglia, ma la tua reazione è esagerata". Armando cercò di mantenere la sua solita calma, ma in realtà era contento di vederla così felice finalmente. 

"Ah smettila, che già è di troppo tuo padre". Prese una bella porzione di neve tra le mani, il freddo le fece venire un brivido che attraversò, dal braccio, l'intero corpo. Le venne un'idea assurda e come sempre non riuscì a temere a freno il suo istinto: la lanciò addosso ad Armando. 

"Alessandra, ma... per favore sono in pigiama, ma come ti viene in mente?". Iniziò a pulirsi la maglietta con le mani, ma una nuova ondata di neve lo colse in piena testa, facendo diventare i suoi capelli neri mezzi sfumati di bianco umido. 

Si scrollò d'istinto la neve rimasta impigliata nella chioma. 

"Alessandra smettila". Intonò, ma sua moglie faceva proprio orecchie da mercante e lo colpì di nuovo centrandolo in pieno petto. 

"Sei una ragazzina Alessandra o una donna sposata?". Replicò il marito guardandola in modo serio, ma in realtà la stava invidiando. Ne sentiva e, soprattutto, ne vedeva l'impeto che l'avvolgeva e avrebbe dato tutto per poter mostrare, con tanta disinvoltura, la felicità che si prova. Non era capace di lasciarsi andare, lo avevano fornito di un freno a mano che era sempre tirato e che lui stesso non riusciva a togliere. 

"Sono una ragazza sposata con un uomo che non sa nemmeno sorridere, però di nascosto sa piangere...". Alessandra diventò improvvisamente seria e lasciò cadere le braccia lungo il corpo senza staccare gli occhi da Armando. 

"Non sono affari che ti riguardano". Si sentì punzecchiato nell'intimo e scattò subito sulla difensiva, spiegarle quelle lacrime aveva un costo troppo alto e verità troppo forti da sopportare. Lui stesso faticava a portarne il peso. 

"Sì che mi riguardano, invece. Sei mio marito no? Che senso ha Armando? Che cosa speri di ottenere da questo matrimonio se entrambi continuiamo a pensare egoisticamente a noi stessi? Dovremmo pensare in due, condividere in due, decidere in due, dovrebbe esserci un noi da qualche parte". Affermò in tutta sicurezza sua moglie. 

"Da qualche parte...", Armando ripeté ma senza continuare quel che gli venne di dire.

Avrebbe voluto dirle che la sentiva anche lui questa esigenza di essere in due, ma allo stesso tempo gli era quasi impossibile metterla in atto. Avrebbe voluto più di lei quel noi messo da qualche parte, ma suo padre lo aveva cresciuto con l'io imponente, lo aveva istruito a credere solo in se stesso, senza far conto alle esigenze degli altri, anzi, gli aveva sempre detto che le debolezze altrui erano i punti su cui fare forza per poi vincere. Avrebbe voluto dirle che l'aveva già scelta, prima del fato, che solo lei era la donna che lo faceva sentire vivo in qualche modo, che solo lei gli procurava certe emozioni, o riflessioni, ma era incapace di dirle tutto questo, perchè nessuno gli aveva insegnato cosa fosse l'amore, come lo si poteva spiegare e mostrare. Gli tornarono in mente le parole di suo padre:

"L'amore è una misera faccenda figlio mio, è un ipotetico stato d'animo che si dice possa renderti forte, in realtà è l'esatto contrario. Ti rende debole e schiavo, tu devi essere forte e libero invece. E' meglio essere temuti e rispettati, che amati e schiavi di una gonna". 

Eppure davanti a sé aveva una ragazza esuberante, nettamente contraria al suo mondo e a tutto quello che gli avevano insegnato, che sapeva destare in lui emozioni forti anche con il semplice guardarlo. Il dramma era dettato dal non riuscire a dirglielo, o a dimostrarglielo, restava tutto silente e in ombra dentro di lui. Questo lo faceva soffrire, ma anche questa condizione era comunque celata dal bunker che circondava la sua anima. 

"Sì da qualche parte Armando dovrebbe iniziare a esserci un noi". ripeté Alessandra con aria dolce avvicinandosi a lui quel tanto che bastava per prendergli una mano e stringerla con dolcezza. 

"Alessandra...tu non puoi capire, è complicato". Lo sguardo era impassibile, ma ancora una volta la sua voce tradiva una leggera emozione: era rassegnato a non essere capito. 

"Tutto è complicato Armando...guarda me. C'è cosa più complicata di me? Ho un carattere che fa a cazzotti con tre quarti del mondo che mi ha sempre circondato...la Rosa, mia madre, mio padre, i miei coetanei...ricordi? Io sono la mezza balena che ha avuto l'enorme fortuna di sposare un Kadosh, sono quella inadatta, maleducata, ribelle, misera, che abita in una specie di castello ottocentesco. Eppure eccomi qui, che mi batto per qualcosa che mai avrei pensato di difendere: il mio matrimonio con te! Ti detestavo Armando, eri il mio peggior incubo, la sera prima del matrimonio avrei voluto spararmi. E ora sono qui, a chiederti un noi. Potrei dire come te: è complicato, Armando, non puoi capire. In parte forse non lo capisco manco io, ma sento il dovere di trovarlo questo noi. A volte non serve capirne il perchè, si dovrebbe seguire l'istinto e basta e che tu ci creda o meno, tutto questo l'ho imparato in questi pochi giorni di matrimonio. Pensa, a quanto lontano possiamo andare se queste barriere che hai innalzato crollassero, se almeno io e te, in mezzo a tutto questo ottocentesco quadro, diventassimo noi veramente. Una cosa ho capito subito, come ho messo piede in questo palazzo: tuo padre è un tiranno e io la vedo, anche se non lo dici, la grande morsa che ha stretto intorno a te". Si appoggiò con la testa al suo petto come se volesse coccolarlo, oppure farsi coccolare. 

"Ci vuole tempo Alessandra, non puoi chiedermi di fare tutto ciò che non ho mai fatto in una volta sola. Ci vuole tempo, con il passare dei giorni forse ce la farò, per ora ti basta sapere che anch'io ci tengo che arrivi un noi da qualche parte e che ho sempre voluto un matrimonio diverso dai classici della Rosa". In automatico la strinse tra le braccia, in quell'istante anche il freddo della neve non possedeva più nessun fattore decisionale su di loro. Era svanito tutto in quel abbraccio...il calore, il freddo, il tempo, le barriere...erano due anime che in silenzio si parlavano. 


La Rosa dei Nove FatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora