"Miss Celia!"
Un brutale risveglio provenne dall'esterno della porta. Le palpebre di Celia si sollevarono in modo esitante, i suoi occhi scioccati dalla luce del sole che illuminava il suo volto. Sbattè le palpebre e rotolò, stendendosi sullo stomaco.
"Miss Celia!" la richiamò di nuovo la voce, con tono ancora più turbato, seguito da una sequenza di colpi alla porta, facendola tremare.
La paura si diffuse alla base dello stomaco di Celia. Si alzò dal suo letto e si mise in piedi, posando l'orecchio destro alla porta. Cadde il silenzio, finchè il pugno dello sconosciuto all'esterno non colpì di nuovo il legno. Il suo corpo trasalì, cacciando un urlo di paura. I colpi cessarono.
"Miss Celia?" la voce era più bassa ora.
Celia si leccò le labbra e si mise dritta, sperando di guadagnare un po' di coraggio. "S-sì?" balbettò.
"Il mio nome è Frederick Pearson. È urgente. Per favore, lasciatemi entrare. Sono stato mandato dal capitano."
Celia raggelò. Come poteva essere sicura che stesse dicendo la verità? Un milione di scene indecenti le passarono per la mente e il suo cervello le urlò di poggiarsi contro la porta con tutto il suo peso per evitare la sua entrata. Ciò nonostante, la sua mano trovò la maniglia e la girò, rivelando un uomo basso, quasi della sua stessa altezza. I suoi capelli erano illuminati dal sole e gli occhi erano di un blu freddo, separati da un naso gonfio.
"Miss," disse frettolosamente, spalancando gli occhi quando essi vagarono lungo il suo corpo. Celia non indossava altro che una liscia, bianca camicia da notte. Immediatamente si strinse le braccia al petto. Frederick si schiarì la gola e riportò la sua attenzione sul suo volto. "Miss Celia, nelle vicinanze c'è una nave nemica. Il capitano voleva che vi avvertissi di rimanere in questa camera a tutti i costi. Le possibilità di attacco sono scarse, ma è sempre una possibilità."
Celia annuì lentamente. "Dov'è il capitano?"
"Ponte meteorologico."
"Mi piacerebbe parlare con lui. Potreste portarlo qui?"
"Mi dispiace, miss, ma dovrebbe rimanere..."
"Per favore," disse Celia. "Almeno ditegli che ho chiesto di lui."
L'uomo strizzò gli occhi, rilasciando un sospiro di sconfitta. "Va bene. Rimanga al sicuro, miss." la porta venne chiusa appena se ne andò.
Celia si vestì velocemente, mettendosi un abito e prendendo una striscia di tessuto tra le mani, cercando di arrotolarla intorno alla sua indisciplinata massa di capelli alla base del collo. Si lisciò la gonna e inspirò a fondo, chiudendo gli occhi mentre mormorava una breve preghiera. Improvvisamente, la porta venne aperta. Lei si girò sui suoi tacchi, il suo frenetico battito cardiaco rallentò alla vista di Harry. I suoi ricci color cioccolato erano incollati alla sua pelle per il sudore e i suoi occhi erano pieni di preoccupazione. Lei si avvicinò, fermandosi appena Harry fece lo stesso.
"Avete chiesto di me," disse Harry.
Celia annuì. "È vero? Le navi spagnole sono vicine?"
"Solo una," rispose lui. "Non c'è bisogno di preoccuparsi. La bandiera dei Tudor non è stata alzata. Per loro, noi siamo sconosciuti."
"Ma se attaccano..."
"Farò tutto quello che è in mio potere per garatire la vostra sicurezza, Miss Celia." la interruppe.
Harry annuì con sicurezza, prima di voltarsi e dirigersi verso la porta, ma la voce di Celia lo fermò sui suoi passi. "E se fosse la stessa nave che ha attaccato la mia?" Harry piroettò suoi suoi piedi per guardarla. "E se avessero la mia famiglia in ostaggio?"
"Non c'è nulla che io possa fare se sono sulla nave nemica. Non metterò in pericolo i miei uomini per una causa persa." il sangue di Celia ribollì al suono delle sue parole. Strinse la mandibola, insinuando la sua rabbia nei confronti di Harry. I suoi occhi si ammorbidirono. "Mi dispiace."
"Se ne vada, capitano." ordinò lei mentre tratteneva le lacrime. "Avete detto la vostra parte, ora andatevene."
"Sì, e sono io quello che opera come un re," Harry mormorò mentre usciva dalla camera, sbattendosi la porta dietro.
Celia si sentì come se il vento l'avesse mandata la tappeto. Incapace di riprendere fiato, si premette una mano contro il diaframma e l'altra sulla bocca spalancata. Lacrime calde scavavano tunnel sulle sue guance mentre scappavano dai suoi occhi. Affondò i denti nel labbro inferiore finchè il gusto metallico del sangue non inondò le sue pupille gustative. Il dolore che soffriva era insopportabile e le parole che Harry aveva detto le resero soltanto più vero la dura realtà delle sue sfortunate circostanze.
Lei era sola.
👑
Celia giaceva sulla sua schiena, smorzando i lievi singhiozzi mentre la barca oscillava gentilmente. Canticchiò una canzone che sua madre era solita cantare mentre la cullava per farla addormentare da bambina, sforzandosi di ricordare le parole, ma la melodia le era chiara nella memoria come quel giorno. Un'improvvisa inclinazione della barca fece rotolare dal letto Celia, facendola cadere a terra con un tonfo e un livido sul fianco. La guancia premuta sul legno mentre giaceva a terra, terrorizzata dal muoversi.
Cosa diavolo poteva aver causato ciò? si chiese.
Con un sonoro tonfo, la porta della cabina del capitano venne chiusa. Celia balzò in piedi e si guardò intorno freneticamente. I suoi occhi caddero su un candelierie posato sul comodino. Velocemente l'afferrò, facendo precipitare per terra le candele, e se lo portò al petto.
Passi tuonavano dall'esterno della sua porta, sonori quasi come il martellare del suo cuore contro le sue costole. Strisciò verso la porta e rimase in piedi silenziosamente, spaventata a morte che lo sconosciuto dall'altro lato potesse sentire il suo rapido battito cardiaco e irregolare respiro.
Era Harry? Un uomo della crew? Un pirata nemico?
I passi si avvicinarono alla porta e immediatamente lei si gettò contro il muro cosicchè se la porta fosse stata aperta, lei non sarebbe stata in vista. Chiuse gli occhi e fece un'altra silenziosa preghiera. I suoi palmi inziarono a inumidirsi mentre stringeva la presa sul candeliere.
La porta venne spalancata. Lei si portò la mano alle labbra, evitando di far fuoriuscire le sue urla terrorizzate. Riportò la mano tremante sul candelierie e lo strinse, finchè le nocche non divennero bianche, alzandolo sulle spalle, pronta ad attaccare.
Il legno scricchiolò mentre la persona misteriosa girava l'angolo, posizionandosi davanti Celia con un malvagio sorriso, rivelando una bocca piena di denti mancanti. I suoi piccoli occhi si spalancarono per la lussuria alla vista di Celia.
"Salve, señorita," disse con un forte accento spagnolo.
Celia oscillò il braccio per colpire il pirata sulla testa con la sua arma, ma lui fu più veloce di lei. La sua mano sporca afferrò il candeliere e lo strappò dalla sua presa. Poi inclinò la testa e lasciò uscire una profonda risata.
Lei deglutì, gli occhi che vagavano per la stanza con la speranza di una fuga o un'arma da usare contro il pirata. Con nulla di utile in vista, lei indietreggiò mentre l'uomo le si avvicinava, finchè non colpì il muro. Celia chiuse gli occhi, accettando il suo destino. Il suono di una spada sfoderata dalla sua guaina fu l'ultima cosa che Celia sentì prima che fosse seguita da un tonfo.
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Capsize [h.s. - italian translation]
FanfictionQuando una damigella d'onore della Regina è messa in salvo da un affascinante e contenzioso pirata, lei deve trascorrere tre giorni sulla sua nave prima di ritornare a corte. Ma tre giorni sono abbastanza per conoscere veramente qualcuno? E la corte...