Chapter 4

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LUKE's P.O.V.

Stupido, stupido, stupido, stupido, stupido.

Ecco cosa ero.

Forse aveva ragione la prof quando disse che ero uguale a mio cugino, quella ragazza voleva soltanto parlare, ed io mi ero comportato come un vero stronzo.

Ma quello era troppo, sentii persino dei singhiozzi, i suoi singhiozzi, troppe persone avevano pianto per gli Hemmings.

Non riuscivo a sopportarlo, e lanciai un pugno al muro, ancora più stupido!
Così la spaventai.
Sentii dei passi.

*prima*

La prof continuava a blaterare ed io continuavo a non ascoltarla, finché non mi richiamò, dicendomi che ero uguale a mio cugino.

Non resistetti.

Uscii sbattendo la porta.

Potevano dirmi strano, stupido, asociale, emo ma non potevano dirmi che ero uguale a Damon.  

Misi le mani in tasca.

Guardai le mie scarpe e mi venne in mente quella ragazza, sembrava così fragile, in mezzo a tutta quella massa di persone.

Mi sembrò di avere le allucinazioni, la vidi davanti a me.

Mi domandai perché stessi piangendo, soprattutto davanti ad una ragazza.

Ma mi convinsi del fatto che non era reale.

Fino a ché non parlò

"Sai, io sono quella che ti voleva prestare l'ombrello"

Spostando lo sguardo fuori dalla finestra riuscii ad intravedere i suoi occhi.

Erano indescrivibili, più verdi verso l'interno ed azzurri verso l'esterno, sembrava che cambiasse secondo il tempo, un attimo prima c'era il sole ed erano più sull'azzurro, poi inziò a nuvolarsi e divennero grigi.

"Lo so"  fu l'unica risposta

Ma per fortuna lei riprense la conversazione
"Sai, abbiamo le stesse scarpe" 

Dicendolo mi ricordò Michael,fu così che lo conobbi.

Eravamo al parco giochi, avevamo entrambi un paio di sgargianti all star rosse, a 5 anni era una cosa da duri avere le scarpe con i lacci.

Ma poi lui...
Tutta colpa di mio cugino, a volte penso che sarebbe potuto capitare anche a me, forse sarebbe stato meglio.

La vidi sorridere, sembrava un angelo, ma non quelli biondi e perfetti di Michelangelo, di quelli reali, quelli perfetti nelle loro imperfezioni.

Io invece, ero l'erorre più grande che esistesse, e non smettevo di fare cazzate senza senso, infatti spezzai quel magico sorriso dicendo "Cosa vuoi da me?"

"Un amico. Penso." nella mia vita ci sono stati troppi forse e penso, non riuscirei a sopportarne altri.

Iniziai ad alterarmi, e le risposi bruscamente
"Credimi,non sono il tipo di amico che cerchi."

Me ne andai tentando di non farmi vedere distrutto.

- - -

La sentii uscire.
Uscii anch'io, dovevo vederla, parlarle, spiegarle.

Ma Ashton mi anticipò, decisi di lasciare perdere.

Sarebbe stato meglio rifugiarmi nel mio posto.

Quelle vans nere. || 5SOSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora