Si alzò con un malumore indelebile, passandosi le mani sui capelli castani. Oltre al fatto che il caffè fosse finito per colpa di sua madre, la voglia di trasferirsi era pari alla voglia di Victoria studiare biochimica. Quindi zero. Per la prima volta in vita sua, sperò che la mattinata a scuola fosse infinita. Ma non fu così, anzi, passò fin troppo in fretta. Le chiacchiere con Victoria e Leonardo non lo aiutarono a distrarsi. Gli dicevano di viverla come una avventura. Ma per lui era solo un cambio di programma scomodo e mai desiderato.
Al suono dell'ultima campanella, con un malumore onnipresente, salutò tutti con un cenno ed uscì dal cancello principale, trovando davanti a sé l'auto dei genitori: era dalla prima media che non venivano a prenderlo a scuola, ma se il motivo era quello di essere sbattuto da un'altra famiglia, avrebbe preferito non accadesse mai.
La macchina era piena, sprazzi della sua vita buttati malamente su valigie e scatoloni. In quella macchina c'era tutto, ma lui si sentì quasi di troppo, come se fosse una vecchia maglietta che poteva rimanere tranquillamente nell'armadio. La famiglia Shade stava poco fuori città, persa oltre Portogruaro in quartieri che non sapeva nemmeno esistessero, ed era certo che ,per andare a scuola, non avrebbe più potuto fare la strada a piedi insieme a Vic e Leo. E già questo lo rendeva nervoso: la camminata con i suoi due più cari amici era la parte che preferiva della routine scolastica.
Guardava fuori dal finestrino distrattamente, lo sguardo perso nel vuoto.
-Eccoci!- trillò sua madre.
Drew chiuse gli occhi per una manciata di secondi prima di uscire dall'auto. La voce trillante e piena di entusiasmo di sua madre lo irritava e fu questo a dargli la forza di scendere. Si ritrovò una bella casa davanti, dalla facciata bianca decorata con dell'oro, rifinita con precisione. Poi abbassò lo sguardo verso il cancello grande davanti a lui che si aprì non appena terminarono di scaricare tutti gli averi di Drew. Videro farsi avanti una figura maschile che li salutò.
-Ciao Blake!- lo salutò suo padre.
Drew alzò lo sguardo e vide suo padre andare a stringere la mano al signor Shade.
-Ciao Ander- lo salutò lui.
-Ti ringrazio per questo enorme favore!- fece lui e subito Drew prese un profondo respiro per calmare la rabbia che dilagava.
-Poteva anche evitare- disse a denti stretti. La voce uscì come un ringhio.
Si mise un borsone sulle spalle e trascinò i sui trolley. Cercò di sembrare il più cordiale possibile mentre salutava e ringraziava (forzatamente) il signor Shade per l'ospitalità e varcò la soglia del cancello a grandi passi. Percorse il breve viale che portava al porticato in legno, coperto da piante rampicanti.
-Prego-
Drew si voltò verso la voce del signor Shade che aveva aperto la porta. Drew sospirò e varcò la soglia.
Lo sguardo del signor Shade sembrava gentile, tentava di dargli sicurezza.
Entrò nel disimpegno e si tolse le scarpe, guardandosi attorno. Alla sua sinistra c'era una porta bianca, chiusa, mentre poco più avanti si apriva una scalinata, dal corrimano bianco ed oro che portava al piano di sopra. Alla sua destra c'erano armadi che arrivavano fino al soffitto, probabilmente porta scarpe o porta cappotti. Il signor Shade fece strada e loro lo seguirono. Passarono oltre la sala da pranzo illuminata da una vetrata, con affianco la cucina, di cui Drew scorse poco, e si ritrovarono nel soggiorno.
-Prego, sedetevi!- gli intimò il signor Shade.
-Grazie Blake- suo padre si sedette in uno dei divani di pelle rossa e Drew fece lo stesso. Si perse ad ammirare il caminetto,spento, nel centro del muro davanti a lui, circondato da scaffali pieni di foto, libri e dvd.
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Magnolia
Teen Fiction"-Sei la maestra dell'accoglienza, fattelo dire- sbottò Drew, che non riuscì più a trattenersi. Allison lo guardò negli occhi. Due pozze tempestose lo fulminarono. -Nessuno ha chiesto cosa pensi tu-. -Ma io sono l'ospite, un po' di gentilezza non g...