Sistemare i pezzi

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Lisanna fissò la dottoressa Mary corrucciata. Lo scambio di sguardi tra di loro continuava da qualche minuto e la mora si arrese, abbassando il suo.

-Perché si blocca anche quando parla con me? Non sono qui per giudicarla, pensavo lo avesse capito- chiese poi la dottoressa. La mora tenne il capo basso.

-Non voglio piangere davanti a lei- confessò poi. La terapeuta sorrise.

-Il mio lavoro è anche questo, Lisanna. Va bene se piange-

La mora annuì lentamente.

-Mi sento bloccata e non so come andare avanti. Io lo so che potrei anche semplicemente trovare lavoro, ma non ho il coraggio. Non lo so spiegare- spiegò. Si stupì di essere riuscita a non scoppiare a piangere.

Mary annuì lentamente.

-Perché non ha il coraggio?- chiese e Lisanna la fissò.

-Non lo so- rispose. -Non riesco-

-Non credo che lei non ci riesca. Penso che si sia imposta di non credere che le cose potranno andare meglio-

Lisanna si ammutolì e si morse un labbro.

La donna si voltò a guardare l'orologio e si alzò.

-Ci vediamo la prossima settimana- si sedette alla scrivania, scrivendole un bigliettino con l'ora per la prossima visita.

-Si deve sforzare Lisanna. Va bene prendersi del tempo, ma non può rimanere ferma così-

La mora afferrò il bigliettino ed uscì senza dire nulla. Uscì dal consultorio a testa bassa e camminò lentamente. Quando alzò lo sguardo, notò un edificio a cui non aveva mai fatto caso proprio a qualche metro dal consultorio.

"Centro di neuropsichiatria" lesse lentamente. Strinse la cinghia della borsa con le dita ed entrò. Aprì la porta spaesata, senza sapere bene cosa stesse cercando.

-Serve una mano?-

Si voltò al suono di quella voce femminile e si avvicinò al bancone di accettazione.

-Ecco, io volevo sapere se potevo prendere un appuntamento con uno psichiatra- mormorò timidamente.

-Come ti chiami?- chiese.

-Lisanna Shade-

La donna sorrise cortesemente e fissò lo schermo del computer.

-Se vuoi aspettare qualche minuto, il dottor Lorenzon può riceverti già ora-

Lisanna annuì lentamente e si sedette agitata. Non sapeva perché lo stesse facendo, non capiva cosa voleva ottenere, ma si sentiva così oppressa e doveva trovare una soluzione. Voleva capire cosa le stesse succedendo. Continuò a battere rumorosamente il piede per terra, nervosa.

"Ora esco, me ne vado. Ho fatto l'ennesima cazzata"

Fece per alzarsi ma si bloccò quando un uomo la chiamò. Si alzò in piedi di scatto, afferrando la borsa e seguì l'uomo nel suo studio. L'uomo aprì la porta e lei ringraziò con un cenno del capo, entrando timidamente.

-Si accomodi-

Perché le davano tutti del lei ogni volta? La metteva davvero a disagio. Ma obbedì e si sedette davanti alla massiccia scrivania scura. Il dottore si sedette dietro ad essa, inforcò gli occhiali e scrutò Lisanna.

-Come si chiama?-

-Lisanna Shade- rispose la mora, senza riuscire a smettere di tremare. L'uomo lo notò e le sorrise incoraggiante.

-Mi racconti qualcosa di lei-

Lisanna si ritrovò a dire le stesse cose che disse alla dottoressa Mary durante la loro prima seduta, facendo fatica esattamente come la prima volta.

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