Terapia

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Lisanna muoveva il piede con impazienza, sbattendolo sul pavimento in marmo bianco. C'era un odore che le dava la nausea e sentiva la testa girare. Era nervosa, il cuore le batteva talmente tanto forte che aveva paura potesse uscire dal suo petto da un momento all'altro. Allison era seduta affianco a lei, in religioso silenzio. Dovevano lasciarla tranquilla. Cominciare una terapia non è facile, Allison lo sapeva bene. Spesso si esce da quello studio con le lacrime agli occhi, la sensazione di stare peggio rispetto a quando si è entrati ma la verità è che si sta così male perché si è riusciti a tirare fuori verità, emozioni e paure che erano sepolte nei meandri della psiche. Fa paura ritrovarsi davanti certe verità, certe sensazioni che cercavamo di seppellire perché ce ne vergognavamo, ma è necessario prenderle in considerazione per conoscersi al meglio.

La porta bianca si aprì ed uscì una ragazza bionda, con in mano una cartellina giallo ocra.

-Lisanna Shade?- chiese con gentilezza, guardando la mora, che annuì, tremando leggermente.

-La dottoressa Mary ti sta aspettando. Entra pure!-

Lisanna scattò in piedi, e prese un forte respiro prima di entrare, senza pensare, senza ragionare. Entrò e basta. La ragazza bionda chiuse la porta e se ne andò, lasciando Lisanna da sola con la psicologa. Lisanna superò timidamente il disimpegno, trovandosi di fronte una seconda porta, aperta.

-Prego!- disse una voce gentile.

La mora entrò, con il cuore che continuava a martellarle nel petto. Seduta dietro la scrivania, c'era una donna dai corti capelli castani rossicci, profondi occhi marroni e un viso chiaro, con una spruzzata di lentiggini. Questa si alzò, accennando un sorriso a Lisanna, che non sapeva come agire.

-Si sieda- la dottoressa le indicò una delle due poltrone marroni, una di fronte all'altra. Lisanna si sedette, guardandosi attorno: lo studio era decorato con toni rosa chiaro. Riproduzioni dei quadri di Klimt erano appesi alle pareti, e la mora si ritrovò a sorridere: avevano sicuramente un amore in comune. Scaffali bianchi erano colmi di libri sulla psicologia. La dottoressa prese un fascicolo rosa e lo aprì, prendendo dei fogli dal suo interno.

-Allora, lei è Lisanna Shade giusto?-

La mora annuì.

-Io mi chiamo Mary.- le sorrise gentilmente, e Lisanna notò come non fosse un sorriso compassionevole. Era un semplice sorriso e subito si rassicurò. Almeno per qualche secondo.

-Vuole raccontarmi qualcosa di lei?- chiese, afferrando una penna.

Lisanna storse il naso nel sentirsi dare del "lei". Giocherellò con le sue mani, incapace di alzare lo sguardo.

-Ecco ehm- non riusciva a parlare. Cosa doveva dirle? "Ehi, la mia vita fa cagare, mi taglio e voglio morire?"

Poi cercò di farsi coraggio. Lo aveva promesso ad Allison.

-Ho ventidue anni anni- cominciò lei -è la prima volta che inizio una terapia. Mi ha spinto mia sorella e...un amico- esitò leggermente: Drew era davvero suo amico? Non aveva mai capito come definirlo.

-Come mai?- chiese Mary, guardandola negli occhi. Aveva uno sguardo strano, come se potesse leggerle dentro.

-Perché...- Lisanna sentiva che la voce stava cominciando a tremare -Ho lasciato l'università...a dicembre- era un macigno così grande per lei che, non appena lo disse, lacrime calde cominciarono a sgorgare dai suoi occhi chiari. Mary la guardò.

-Perché lo ha fatto?-

Lisanna tirò su con il naso, alla ricerca della forza per proseguire.

-Non riuscivo. Continuavo a bocciare esami su esami. Sentivo l'ansia che mi logorava dall'interno. Avevo paura- Lisanna si morse forte un labbro, cercando di impedirsi di continuare a piangere. Ma era così difficile.

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