24.

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"Siediti qui, io vado a prendere qualcosa da bere."

Le sue dita smaltate lasciano la mia mano e io la seguo allontanarsi tra la folla, come un serpente che striscia sotto l'erba bagnata. Faccio un salto sopra lo sgabello, troppo alto perfino per i miei tacchi, prendendo le misure del locale: la zona di ristorazione è lontana qualche decina di metri dal palco, proprio come aveva detto Elena, e la distanza basta ad affogare i miei neuroni in un brodo caldo.

Batto i polpastrelli sul tavolino di legno, dalla rotondità imperfetta, che mi fa credere che sia stato intagliato a mano. L'aria odora di malto e anidride carbonica, con quel sentore di canna scipita che mi ricorda subito lui.

Sta attenta, Beatrì.
Vedi de nun fatte sgamá stasera.

Non lascio andare il piedistallo dove alcuni tecnici stanno montando gli ultimi fili, nè il bancone a cui Elena si sporge, tentando di rendersi visibile a fianco di due omoni dalla barba curata e la smania del fitness. Fa ritorno con due bicchieri colmi fino all'orlo, che strabordano un po' appena toccano la superficie del tavolo, stampando un ellisse liquido che pulisco con il dorso della mano.

"Hai chiesto fra quanto si esibiscono?"

Ellie alza gli occhi cerchiati di blu sulla cannuccia nera, bella da far svenire in una tutina a pois che le raccoglie i fianchi.

"Sul volantino c'era scritto alle dieci." -si guarda l'orologio, piccolo e discreto come la padrona- "Questione di minuti e dovrebbero uscire."

La schiena mi si raddrizza a mo' di chiodo, pronta ad essere infilzata e avvitata al pavimento con la speranza di passare inosservata.

Che c'è, 'mmo ce ripensi?
Ripensa 'n po' ar completo nero, alla boccetta de profumo ch'ha lasciato a casa tua.
T'a sei spruzzata ogni notte prima d'anná a dormì.
Mmo c'hai ancora voglia de fa er Bianconiglio e scappá via?

Prendo un sorso che sa di Schweppes annacquata e mentre la bocca mi si piega innaturale, le luci calano, fino ad esplodere ed accecarmi le iridi foglia. I ragazzi di fronte a me alzano le birre in aria, come se fossimo davvero ad un concerto, inneggiando alla fica, al basso di Vic e alla vita.

Un po' di luppolo mi finisce sulla scarpa, nel bieco tentativo di due ventenni ubriachi di fare un brindisi: abbasso gli occhi sulla punta e quando li rialzo, loro sono lì. Lui è lì.

"Goditelo, Bea." mi bisbiglia Ellie sopra il trambusto.

Bevo uno, due, tre, quattro sorsi di Vodka Tonic, svuoto il bicchiere.

Perché allora c'hai la bocca secca?

Ho gli occhi persi nei suoi capelli arruffati, nella strana giacca di seta dorata, lasciata aperta come se si fosse svegliato da poco e non avesse avuto tempo di chiuderla. Nella canottiera bucata che nasconde un fisico asciutto, nelle borse coperte dal trucco sfumato, nella patina di sudore che gli si forma in fronte. Nel piercing che non ha mai tolto, nel tatuaggio sul polso, nei peli delle braccia che mi facevano sempre il solletico.

Urlaglielo adesso, Beatrì.
Abbi er coraggio de diglie che c'ha la panza, su.
Te nascondi, eh?
Te vergogni?
Pora stella!

Lui urla il suo solito hey y'all, this is Måneskin. Are you ready? con il popolo in festa ed Ethan attacca il primo colpo di tamburo. Elena gli sorride, con la testa abbandonata sul palmo e la bocca su una cannuccia vuota: le prendo la mano e la intreccio alla mia, alla disperata ricerca di un'anima affine che si accorga che sia lì.

un bacio al tabacco. | måneskinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora