26.

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Verso quattro dita d'acqua nel bicchiere zigrinato, scacciando via la calura, e appoggio la brocca panciuta sul tavolino di plastica. Il sole mi acceca nel tentativo di alzare lo sguardo e mentre copro le ciglia con il dorso della mano, sento i polpacci sporcarsi di piccole macchie di cloro.

"Damiá! Sto qua!" -si sbraccia Thomas, saltando nell'acqua- "Passamela, sto libbero!"

Scoppio a ridere tra me e me quando vedo Ethan e Leo cercare di schermare Damiano, mentre Thomas fa tutto quel casino dall'altra parte della piscina e lascia l'intero lavoro al suo compagno.

"A'nvedi oh, che principessina che sei!" -sbuffa, tenendo gli avversari distanti con il braccio- "Avvicinate deficiente, viemme a dá na mano!"

Thomas muove le gambe nell'acqua in modo goffo, poi fa un fischio a Damiano, che balza sui piedi e gli lancia la palla.

"Dieci a sei. V'emo fatto er culo."

Nell'esatto momento in cui Leonardo affoga Ethan con la scusa d'esser stato un pessimo compagno di giochi, Damiano passa di fianco al suo amico dai capelli corti e corvini, spiaccicati sullo scalpo come uno sputo sopra l'asfalto, e mi viene incontro sorridendo. Fa leva con le braccia sul bordo della piscina, sistemandosi il costume basso sul bacino in modo che possa vedere il capolavoro d'arte tatuato sulla coscia.

"Che fai, me guardi?"

I miei occhi raggiungono i suoi percorrendo le linee incise dell'addome, le goccioline trasparenti che incespicano lungo la pelle dorata e i capezzoli induriti, il filo di peluria scura sotto l'ombelico e il pomo d'Adamo che si scuote in una risata sorda, fino al sorriso aperto che mi abbaglia come il sole di poco fa.

"Perché, non dovrei?"

Mi stringe le guance tra le dita e riduce le mie labbra ad una ventosa, spegnendoci sopra le sue
.
"Co me poi fa tutto quello che voi."

Mi fa indietreggiare di qualche passo, come se volesse mettermi con le spalle al muro, e posa i palmi sul tavolo contro cui mi sistema. Sento la sua bocca bagnata e rugosa che mi stampa la sua forma sul collo, poi sulla clavicola sinistra, quella un po' più corta, che Damiano dice di aver preso in simpatia proprio perché protegge il mio cuore con estremo coraggio nonostante l'impedimento.

"Perché nun veni dentro co me? Ho sempre sognato de fa 'e porcate in acqua."

Gli tiro uno schiaffo secco sul petto, che si arrossa a poco a poco e risuona come un piatto della batteria di Einstein.

Damiano sorride e mi bacia la ruga a forma di rondine tra le sopracciglia, infilando il naso sullo spazio libero a lato del mio collo.

"Stavo a scherzá, Precisí."

Da quant'é che nun te chiamava cosí?
Due mesi e mezzi? 'Che cosa de piú?
Quanto t'é mancato, Beatrí..

Allaccio le braccia attorno alla vita di Damiano e lui mi si appoggia contro, quasi volesse essere protetto e sostenuto, coccolato. Attraverso la sua colonna vertebrale con l'indice e lui lega le mani dietro la mia schiena, ringraziando il sole che gli scalda le spalle.

"Mi sei mancato, Rockstar."

M'era mancato come la luce naturale che non filtrava dalle tapparelle da un po', come parlare con un vecchio amico d'infanzia, o pucciare i miei biscotti preferiti nel té al lampone. Mi era mancato lui e quelle che poi sarebbero diventate le nostre abitudini: fumare sulla panchina fino a tardi, mischiare il caffé sempre nel verso contrario a quello dell'altro, usare lo stesso bagnoschiuma al mentolo sotto la stessa doccia, recitare le poesie di D'Annunzio almeno una volta al mese, solo in caso di pioggia.

un bacio al tabacco. | måneskinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora