Io pensavo a me e a te
Pam
Stesi nudi nel le(tto)
Pam
Le coperte non le voglio
Pam
Perché coprono l'orgoglio
Pam
Quindi prendo da te
Pam
E tu prendi da me
Pam
Le orecchie continuano a riempirsi dell'accento genovese che batte sui tamburi elettronici come un martello di gomma dura, mentre il vetro sottile della portafinestra traballa un po' ai colpi di musica.
Rivolgo gli occhi al riflesso puntellato delle stelle e mi accorgo che il battere della superficie comincia ad andare fuori tempo.
Come fosse il n-
Pam
-ostro giorno co-
Pam
-mestessimosparendoinunsecondoioete
Azzittisco il Mac e tendo le orecchie: il rumore sordo non tarda a ripresentarsi, spaventandomi tutto d'un tratto.
Il filo di luce schizzato dai lampioni sulla finestra ondeggia ad alta frequenza, dandomi l'idea di un getto di tempera di Kandinsky che sporca la tela bianca.
Pam, di nuovo, due o tre volte, a poca distanza tra loro.
I piedi mi scivolano collosi sul pavimento mentre mi appresto a girare la maniglia: il suono si ripete ancora, vicino, intimidatorio, ottuso.
"Precisì.. ao, Precisì!" -sento bisbigliare dopo il mio urlaccio- "Me voi aprì cazzo?"
No, nun po' esse.
Mi tengo al ferro gelido di novembre per non cadere, battere la testa e svegliarmi da questo che sembra un sogno tinto così male da far venire conati di petali acidi.
"Ma guarda te se me dovevo prenne 'a ragazza sorda.. Precisì!"
Il tono è basso, ma il modo in cui i respiri pieni intermezzano i sussurri grattati dalla sua voce roca, che vorrebbe urlare ma non può, mi tolgono qualsiasi dubbio.
È lui.
Poggio la pianta del piede sinistro sul pavimento del balcone, che ghiacciato com'è, mi elettrizza i peli che ricoprono le braccia; poi, con gli occhi sottili e schivi, mi affaccio il poco che basta per guardare chi si dimena sul marciapiede: che esser sicuri è un attimo, ma per finire in delusione il passo è ancor più breve.
Damiano bestemmia con il volto tra le mani, non cogliendo il momento in cui i miei occhi corrono su di lui dopo quasi tre mesi di assenza. Si passa le dita fra i capelli gonfi e scoloriti dal sole, che hanno ricominciato a crescere scuri sulla cute, martellando la punta degli stivaletti marroni sull'asfalto.
Io poggio il gomito sulla ringhiera, come la più banale delle principesse, mentre lui impunta le mani sui fianchi e slega la sciarpa che gli tiene caldo il collo: devono averlo obbligato a metterla, per vedere quanto stoni con il completo trasandato che indossa.
Fischio piano e il mento di Damiano scatta verso l'alto, quasi avesse captato una premonizione divina: le sue labbra si aprono come le gambe di una donna di strada, costringendo i lembi che scoprono gli occhi ad unirsi fino a divenire una linea dorata.
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un bacio al tabacco. | måneskin
FanfictionORA HA UN SEGUITO! un bacio al tabacco 2. "Che stamo a fa, Beatrì?" "Ci prendiamo quello che ci spetta, sbattendoci la testa."