Capitolo 2 - Prigioniero nella foresta

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Eveline aveva visto bene. 

Sulla parete di roccia, nascosto tra l'edera e le foglie, c'era un ragazzino. Sembrava essere come parte integrante della vegetazione e aveva gli occhi chiusi. La strega gli avvicinò la lanterna al viso, per guardare meglio: lui dormiva profondamente, aveva un'espressione molto rilassata. 

Era decisamente più giovane di lei, molto basso ed esile: i tratti del suo viso erano decisi, ben proporzionati, i capelli biondicci. Indossava una maglietta stinta, dei pantaloni scuri, e aveva le braccia e le mani ricoperti quasi completamente di cerotti. 

Eveline appoggiò la lanterna a terra, quindi si fermò a riflettere qualche secondo. 

Perché quel ragazzino era lì? Era un prigioniero di Jack Settevite?  

Perché quel ragazzino era lì? Era un prigioniero di Jack Settevite?  

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La strega si voltò, improvvisamente, distratta da qualcosa. Non lo capì neanche lei perché. Forse per via di un leggero fruscio alle sue spalle. 

Il suo sguardo fece il giro completo dello spazio che dava sul precipizio. 

Non c'era niente. O almeno così sembrava.

Decise che non sarebbe rimasta lì un minuto di più.
Nel riprendere la lanterna, la luce di quest'ultima andò ad infrangersi contro qualcosa sulla parete, facendola scintillare. 

Eveline aguzzò la vista, e la sua attenzione tornò sul fogliame. Si accorse che il ragazzino portava qualcosa al collo: sembrava... un medaglione a metà.

Gli occhi della strega si accesero di avidità quando videro il gioiello. Era un oggetto che molto probabilmente avrebbe dovuto essere di forma circolare, ma sembrava essere rotto perfettamente nel centro: era bianchissimo, quasi nascosto nell'edera. In quell'istante, la memoria della giovane tornò a quella finta luna che aveva diviso a metà per entrare nel Midnight.

La ragazza sorrise tra sé: aveva trovato esattamente quello che stava cercando, un tesoro! 

Non riuscì a resistere, quel gioiello doveva essere suo. Le avrebbe fruttato molto guadagno, sapeva bene quanto fossero ricercati quei medaglioni, ed anche così rotto avrebbe potuto ricavarci qualcosa lo stesso. Prese il gioiello, sfilandolo con attenzione dal collo del giovane, quindi se l'infilò in una tasca del jeans.

A quel punto, il ragazzino spalancò gli occhi all'improvviso. Trasalì, ma solo dopo qualche attimo si rese davvero conto di essere legato. 

Eveline si sentì cogliere con le mani nel sacco.

«Ehi!» esclamò lui, e la sua voce risuonò pulita e leggera. Da sorpresa, però, la sua espressione si fece subito confusa: sembrava non capire perfettamente quello che stesse accadendo. 

La ragazza s'accigliò: «Ah... ma... ma allora sei... sveglio?»

«Eh? Ma dove sono? Io... » il ragazzo strinse i denti nel sentire una fitta alla testa, «Ma che cosa mi è successo? Credo di... essermi dimenticato... qualcosa di importante...», quindi alzò il viso. 

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